Il virus della discordia

Sembra che l’Italia non sarà l’unico Paese dell’Unione Europea ad uscire provato dall’emergenza coronavirus: Spagna, Germania e Francia stanno lottando contro i contagi, in particolare nella città di Madrid, epicentro del contagio spagnolo che conta già oltre 4 mila morti.

Ma non saranno solo i singoli Stati Membri a risentire i colpi del virus, bensì l’intera Unione che, ultimamente, viene rappresentata come assente ai problemi della comunità che ha costituito.

Se l’Italia e altri 7 Paesi hanno firmato un documento per Bruxelles nel quale chiedono la creazione di misure fiscali comuni per fronteggiare l’emergenza economica (i famosi coronabond), altri Stati non dimostrano di gradire tale decisione, in particolare Austria, Olanda e Germania. Se poi aggiungiamo le recenti dichiarazioni spiacevoli del Presidente della BCE Lagard e il tentennamento dell’attuale Presidente della Commissione Ursula von der Leyen, l’Unione Europea non sta dando prova di solidarietà, bensì di opposizioni: da una parte le posizioni dei Paesi più colpiti, dall’altra la reticenza di quei Paesi che hanno pochi casi oppure non hanno un gran numero di vittime. Se infatti l’Italia registra più di 9 mila morti, in Germania i decessi non arrivano neanche a quota 300 casi, nonostante 43 mila e più contagi registrati. E se l’Italia teme per la salute del suo popolo e per l’economia, la Germania teme soprattutto per la sua economia, con aziende come la Volkswagen che lascia migliaia di dipendenti in cassa integrazione. Inoltre è da prevedere un prolungamento delle misure di contenimento ben oltre il 3 di aprile, con conseguente frenata dell’economia dell’eurozona nei Paesi più interessati. Da qualche giorno, infatti, le fabbriche non indispensabili all’approvvigionamento del Paese hanno chiuso, così come i benzinai. Per non parlare di botteghe, negozi e altre attività commerciali chiuse da più di tre settimane. E questo triste scenario sarà da vedere in altri Paesi europei anche fuori dalla UE come la Gran Bretagna il cui Primo Ministro Boris Johnson ha recentemente annunciato di essere risultato positivo al virus. E stupisce molto che la solidarietà sia stata data da Paesi extra-europei, come Cina, Cuba, Russia e (all’inizio) Stati Uniti tramite l’invio di materiale medico e di personale sul suolo italiano.

Un’Unione che purtroppo non c’è e che, ancora una volta, lascia alcuni Paesi soli contro le avversità.

Martina Seppi

Immagine: Foto di Gerd Altmann da Pixabay

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