“In prima linea: una donna in marina”, un film di Hélène Fillières: recensione del lungometraggio.

In prima linea: una donna in marina

IN PRIMA LINEA: UNA DONNA IN MARINA

Un film di

Hélène Fillières

Con

Lambert Wilson, Diane Rouxel e Alex Descas

Titolo originale: Volontaire

Durata: 1 ora e 41’

Nazionalità: Francia

Anno: 2018

Il lungometraggio “In prima linea: una donna in marina” è il secondo lavoro cinematografico della regista francese Hélène Fillières, disponibile dal 15 giugno (distribuito da Cloud 9 Film) sulle piattaforme digitali: SKY PRIMAFILA, CHILI, RAKUTEN, TIM VISION, APPLE TV, INFINITY TV, GOOGLE PLAY, CG DIGITAL e THE FILM CLUB.

Il film, interpretato da Diane Rouxel racconta la storia di Laure, una giovane ventitreenne, dall’aspetto delicato, che decide di partire per arruolarsi in Marina. Le motivazioni del suo gesto, non condivise dalla famiglia e soprattutto dalla madre attrice, sono apparentemente futili: dichiara ad un suo compagno di aver mandato alcuni curriculum sparsi e che la Marina le ha risposto positivamente.

Osserviamo nei primi frame la vita in Marina, che, una fin troppo sorridente Laure, vive: le viene assegnato il compito di affiancare il capitano di fregata Yann Rivière (Lambert Wilson), uomo dall’aspetto austero, definito “il monaco”, a causa della sua vita poco “movimentata”.


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Laure, fin da subito, è attratta dall’uomo, dal suo carisma e dal suo sguardo freddo ma che sembra comunicarle altro, ed ecco che a questo punto il film prende una direzione inaspettata: la vita in Marina e tutti i compiti e le difficoltà affrontate dalla stessa protagonista diventano marginali rispetto al rapporto tra i due. Questo è un profondo limite che non consente di godere del lungometraggio, che avrebbe potuto raccontarci una storia dinamica e di emancipazione ma che si tramuta in una banale “infatuazione” tra una giovane donna e il suo capo.

La fotografia è molto nitida e prevale il silenzio “assordante” di un ambiente in cui il non detto è maggiore rispetto a ciò che è esplicato. Laure appare estranea a ciò che la circonda: troppo sorridente e troppo diretta con il comandante, contrario a ciò che la protagonista vuole compiere, ovvero tentare il passo successivo in Marina e iniziare l’addestramento per divenire parte attiva nel “sostegno di commando” durante le azioni di guerra. Viene spinta a ciò dall’unica persona con cui si lega in amicizia: un giovane ragazzo interpretato da Alex Descas.

La regista tenta di andare oltre a ciò che lo schermo proietta, introduce battute sessiste per farci comprendere l’ambiente militare e ciò che una donna deve affrontare, ci racconta il disagio provocato dall’avvento di un imprevisto ciclo mestruale e ci fornisce una descrizione del periodo storico (il manifesto in camera del fidanzato di Laure “Je suis Charlie” ne è un esempio) ma tutto rimane estremamente superficiale rispetto ad una storia “immatura”, in cui anche il nudo presente è percepito come troppo.

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