Interiade: “se Omero fosse ancora vivo oggi, probabilmente scriverebbe di calcio.”

Se Omero fosse ancora vivo oggi, probabilmente scriverebbe di calcio. La guerra ormai ha troppi interessi dietro e troppi innocenti coinvolti. Non è più epica, è puro dramma. Nel mondo odierno, la dimensione lirica del conflitto è rintracciabile solo nello sport. E, particolare, nello sport che più di tutti gli altri riesce ad incarnare veramente i sentimenti ed i sogni dei popoli, cioè il soccer, come lo chiamano gli inglesi. Perciò non deve sorprendere se, guardando all’attuale stagione dell’Inter, è possibile trovare molti dei principali topoi omerici. Il club nerazzurro è sempre stato famoso per la propria instabilità e pazzia, tanto da dichiararlo espressamente nel proprio inno ufficiale. Ma in questa annata sta superando anche la sua decennale ed invidiabile storia. Liti, scelte sbagliate, figuracce pubbliche, minacce di fuga, arrabbiature, colpi di scena improvvisi… Insomma, tutti gli ingredienti per fare della stagione interista 2018/2019 il soggetto ideale di un’Iliade dei nostri giorni.

Il cavallo di Troia: Radja Nainggolan

Il primo protagonista di questa tribolante annata nerazzurra è sicuramente Radja Nainggolan. Arrivato alla Pinetina in estate, sembrava dovesse essere il colpo che avrebbe rilanciato definitivamente l’Inter nell’élite del calcio italiano. Con il suo dinamismo e il suo atletismo, il belga era l’innesto perfetto sulla carta per completare il centrocampo meneghino, carente da anni sul piano dell’energia e della personalità. Invece, il suo acquisto si è rivelato una delle operazioni più disastrose della storia del calciomercato italiano. Non solo perché Nainggolan non è mai riuscito ad esprimersi fino ad ora ai livelli messi in mostra nella sua precedente esperienza alla Roma. Ma anche perché, per ottenerlo, l’Inter ha sacrificato uno dei giovani più promettenti del proprio vivaio, Nicolò Zaniolo, che si è già affermato come il talento più fulgido del calcio europeo, diventando in poche settimane un titolare inamovibile della compagine giallorossa. Per questi motivi Radja risulta essere il cavallo di Troia ideale di questa Interiade: accolto dai tifosi nerazzurri come un dono da celebrare e festeggiare, ha finito per essere solo il primo tassello di una stagione calcistica tutta da dimenticare.

Perisic come Dolone

Dolone è uno dei personaggi meno conosciuti dell’Iliade, pur essendone uno dei più importanti dal punto di vista educativo. Il suo nome in greco significa “inganno”, e fin da subito Omero lo descrive come un guerriero veloce e facile alla fuga. E infatti, una volta catturato dai greci durante un’imboscata, arriva a tradire i suoi compagni troiani pur di cercare di salvarsi (invano) la vita. Insomma, Dolone è uno dei pochi veri antieroi dell’epica greca. Per gli antichi il suo comportamento era da condannare, perché la lealtà era considerata una delle virtù principali in un uomo. É probabile, quindi, che essi non avrebbero avuto un giudizio benevolo nemmeno su Ivan Perisic. L’ala croata, a gennaio, ha chiesto esplicitamente alla sua società di essere ceduto all’Arsenal, che gli avrebbe offerto il doppio dello stipendio percepito in nerazzurro. La sua presa di posizione ha scatenato un autentico putiferio in casa Inter, che a fatica dirigenti e staff tecnico sono riusciti a placare e superare. Alla fine Perisic è rimasto a Milano, ma il suo comportamento ha danneggiato in modo indelebile la sua immagine presso i tifosi interisti, che si sono sentiti traditi da lui, proprio come i troiani da Dolone.

Icardi e Wanda come Paride ed Elena

L’evento centrale della problematica stagione interista è però quello che la scorsa settimana ha visto coinvolti Icardi e Wanda Nara, ovvero il giocatore più importante dell’Inter e la sua consorte (e procuratrice). Tutto nasce quando Wanda, ospite a Tiki Taka come ogni domenica, ha la brillante idea di suggerire in diretta nazionale alla dirigenza dell’Inter di acquistare calciatori che sapessero servire adeguatamente il suo assistito, facendo infuriare 3/4 dello spogliatoio nerazzurro. A quel punto la dirigenza meneghina decide di reagire e far capire a tutti chi comanda. Così toglie ufficialmente la fascia di capitano a Icardi e la assegna ad Handanovic. Il centravanti argentino allora, mostrando di aver capito pienamente il messaggio della sua società, pensa bene di non rispondere alla convocazione per il match di Europa League contro il Rapid Vienna. Un gesto clamoroso, che meriterebbe una sanzione esemplare, vista la sua gravità ed unicità. E invece i dirigenti dell’Inter scelgono di sorprendere ancora. Non solo non puniscono minimamente Icardi, ma addirittura ci tengono a precisare che gli sarà comunque garantito un bell’aumento di stipendio a fine anno. Insomma, un’imbarazzante e frettolosa retromarcia, che però non sembra riuscire a ricomporre la frattura, visto che Maurito non gioca nemmeno la partita successiva contro la Sampdoria. Ma, come se non bastasse, domenica sera Wanda Nara torna a Tiki Taka, dove dichiara amore eterno all’Inter da parte di suo marito, finendo il discorso addirittura in preda alle lacrime. Chissà se questo sarà sufficiente per ricomporre la frattura tra loro. Però una cosa è certa: proprio come Paride ed Elena, Icardi e sua moglie hanno dato il via ad una guerra confusa e senza senso, piena di risentimenti e colpi di scena. Peccato che stavolta a rimetterci non siano le parti in causa, ma i tifosi interisti, che vedono la propria squadra del cuore trasformata in un campo di battaglia ridicolo ed autodistruttivo.

L’ira funesta del pelide Spalletti

Luciano Spalletti è un allenatore meraviglioso, ma ha avuto sempre un grande difetto: il carattere. Un po’ come Achille, durante la sua carriera si è mostrato più volte particolarmente incline all’ira. Perciò, era abbastanza scontato che anche all’Inter avrebbe messo in mostra il suo lato più oscuro, prima o poi. Serviva soltanto una piccola scintilla che lo innescasse. E così, dopo un primo anno relativamente sereno, ecco che l’arrivo di Beppe Marotta come nuovo amministratore delegato nerazzurro ha rappresentato la classica goccia che fa traboccare il vaso. Infatti, da quel momento, Spalletti ha cominciato a rispondere nervosamente in conferenza stampa, a mandare frecciatine ai propri dirigenti e a vedere fantasmi e nemici ovunque. Questo perché, nonostante le varie smentite arrivate dai diretti interessati nelle ultime settimane, è sempre più probabile che a fine anno Antonio Conte sarà il nuovo allenatore dell’Inter. Una situazione sicuramente sgradevole da gestire per chiunque, ma che ha mandato su tutte le furie il tecnico di Certaldo, che non è mai riuscito a sopportare facilmente l’idea di essere messo in discussione. La sua “ira funesta” si sta già abbattendo sui malcapitati giornalisti locali, che invano provano a fargli domande più o meno accomodanti per evitare di innervosirlo ulteriormente. Chissà quali altri “danni” causerà da qui alla fine della stagione.

Marotta=Ulisse?

Marotta è quasi certamente l’Ulisse di questa Inter. É il cervello che si cela dietro a tutto questo caos. Infatti, è lui che ha scelto di tenere Perisic nonostante i suoi “mal di pancia”. É lui che ha deciso di togliere la fascia di capitano ad Icardi. Ed è sempre lui che ha messo in discussione Spalletti, anche se più in privato che in pubblico. Da quando è arrivato alla Pinetina, le sue mosse sono state forti e coraggiose. Il suo obiettivo, probabilmente, è quello di portare all’Inter la mentalità vincente che gli ha permesso di vincere 7 scudetti consecutivi con la Juventus. Perciò, anche se fino ad ora i risultati del suo operato a Milano sembrano disastrosi, bisogna necessariamente aspettare per valutarne correttezza ed efficacia. Una cosa però è certa: la ricostruzione del club nerazzurro dipende da lui e dalle sue idee. La speranza dei tifosi interisti è che la sua avventura all’Inter non si trasformi in una vera e propria Odissea.

Leonardo Gilenardi

 

Iscriviti alla newsletter settimanale per rimanere aggiornato su tutti i nostri articoli!