Intervista a Marco di Noia: “tutto nasce dalla volontà di comporre un concept album sul viaggio e sull’acqua”
Marco di Noia:
Cantautore, giornalista, storico social media manager della Nazionale di Calcio ed esperto del mondo digitale.
- Buonasera Marco, ti ringrazio per questa intervista. “ELETTRO ACQUA 3D” è il tuo nuovo album, pensato per i viaggiatori. Come è avvenuta la sua realizzazione?
Innanzitutto grazie a te per l’interesse! L’intera realizzazione di “Elettro Acqua 3D” ha richiesto ben quasi quattro anni di lavoro. I primi due sono stati dedicati alla composizione degli undici brani e degli undici interludi, questi ultimi realizzati da Stefano Cucchi, e a tutte le mie registrazioni vocali riprese da Andrea Messieri. Quindi siamo passati alla fase di produzione dove abbiamo inserito circa una quarantina di strumenti per la musica elettronica, tra sintetizzatori analogici e rari strumenti elettroacustici, suonati anche da ospiti internazionali come Dan Lacksman, Thomas Bloch e Peter Pichler. Sempre durante il terzo anno abbiamo mixato la versione stereo, per circa un mese, al New Sin Studio di Loria, su un banco NEVE VR48. Gli ultimi mesi sono stati dedicati al mixaggio binaurale (3D audio), ai mastering delle due versioni con Alberto Cutolo del Massive Arts Studios, e alla realizzazione dell’app, che io ho abbozzato, ma che è stata magistralmente sviluppata dal team di Fingerlinks.
- L’album è veramente innovativo, a cominciare dalla formula app – album. Puoi spiegare meglio di cosa si tratta?
“Elettro Acqua 3D” ha ricevuto la prima licenza SIAE, per un album divulgato dagli stessi autori attraverso un’applicazione per cellulari. L’app è gratuita, ed è scaricabile da App Store per iPhone/iPad e da Play Store per smartphone/tablet Android; basta inserire nella ricerca il titolo dell’album. Il software è leggero da scaricare, funziona anche off-line e in background, offre contenuti di approfondimento, i testi dei brani, il featuring con il visual-artist delle miniature Cristian Musella, video del “making of” e la possibilità, a pagamento, di passare all’audio in alta definizione sonora (file WAVE a 48.0 kHz – 24bit). Ma soprattutto è il primo concept album a utilizzare il 3D audio, attraverso il mixaggio binaurale e tecniche utilizzate nella Virtual Reality dei videogiochi. Gli effetti sonori tridimensionali possono essere ascoltati solo con cuffie o auricolari, un po’ come avviene con il cinema 3D con gli appositi occhiali. Queste peculiarità, unite alla praticità del supporto mobile, rendono “Elettro Acqua 3D” un ottimo compagno di viaggio per chi utilizza treni, aerei, metropolitane o autobus per spostarsi.
- Il progetto è stato realizzato interamente attraverso i bitcoin. È un aspetto veramente curioso. Come si è pensato a questo tipo di attualizzazione?
Ha contribuito alla produzione esecutiva dell’app-album un crowfunding in bitcoin. E nell’app c’è anche la possibilità di supportare la nostra musica, sempre con donazioni in bitcoin. L’idea è venuta al mio vicino di casa, Marco Ostinelli, esperto in materia, che è stato anche colui che mi ha introdotto al mondo delle criptomonete, nelle quali investo personalmente da circa un anno.
- Nelle canzoni che compongono l’album sono state ricercate delle sonorità attinenti all’ambientazione geografica. Come è avvenuta questa ricerca?
Tutto nasce dalla volontà di comporre un concept album sul viaggio e sull’acqua, con storie e personaggi che si muovono in luoghi esistenti come Milano, Roma, il Kenya o la Bosnia o posti fantastici come, ad esempio, la Terra di Mezzo di Tolkien. Ogni brano cantato, che ha sempre l’acqua come spettatrice, è anticipato da un interludio, che espande il set geografico della canzone. Ad esempio, il “Fiume Mara”, che mette in parallelo la grande migrazione degli gnu dalla Tanzania al Kenya con l’emigrazione umana, è anticipato da circa tre minuti di savana elettronica, ricostruita con suoni di sintesi sonora creati da Stefano Cucchi, e registrazioni che io stesso ho reperito nel “bush” africano. Negli interludi su Milano, parimenti, l’elettronica si mischia ai suoni della città, talvolta resi ritmici, come nel caso dell’apertura delle porte di un vagone della metropolitana. Invece, per dipingere musicalmente le ambientazioni geografiche presenti nei miei testi, fermo restando l’ambito del synth-pop, Stefano si è ispirato agli strumenti musicali tipici, o ai generi musicali associati ai personaggi, come avviene ne “Il Beach Boy di Ukunda”, brano reggae, poiché i tipici venditori ambulanti della costa kenyota, si sentono fortemente legati a questo genere musicale, benché di origine giamaicana.
- Vi è l’uso di differenti lingue, tra cui in “Sirene” vi è l’utilizzo della traduzione inglese di Butler del passo dell’Odissea. E’ un progetto, quello dell’intero album, che si è contraddistinto per un’accurata ricerca o è frutto di tue conoscenze pregresse?
I brani sono in italiano, ma abbiamo anche inserti in swahili e, come ricordavi, in inglese. Ho scritto i testi sia a partire da nuove letture, che utilizzando conoscenze pregresse, come nel caso de “L’ultima marcia degli Ent”, tributo ai miei studi di dottorato sulle tracce di mitologia iperborea e letteratura fantastica nelle opere di JRR Tolkien. In genere, ho sempre raccontato di posti che ho visitato, di storie che ho ascoltato o di libri che ho letto; chiaramente fatta eccezione per un paio di testi un po’ più visionari o simbolisti. Sempre sull’inglese, vorrei aggiungere che nel player di ogni brano dell’app-album è possibile consultare il testo in italiano, con in calce una traduzione letterale in inglese, che ho predisposto con l’aiuto della professoressa Carolyne Larringotn del St. John’s college di Oxford
- Non sei solo un cantautore ma hai una personalità ecclettica, infatti hai disegnato, dipinto, scritto poesie e componimenti satirici oltre ad essere social media manager della Nazionale di Calcio. Come riesci a coniugare il tutto e c’è un’attività che senti ti completa maggiormente rispetto alle altre?
Dipinti, poesie e componimenti satirici su compagni di classe e insegnanti risalgono più che altro alla mia adolescenza. Adesso esprimo la mia necessità di creare sostanzialmente attraverso la musica; anche perché sono subentrate altre passioni, come quella per l’equitazione, i safari e l’avventura in generale. Dall’altra parte, il lavoro sui social media mi ha dato tanto, portandomi spesso a parlare in convegni, a tenere seminari o interviste. Ed è proprio grazie a questo background che ho potuto pensare di realizzare un app-album. Come coniugare il tutto? Serve un forte ordine mentale, l’attitudine a gestire più situazioni contemporaneamente, ma anche rispetto per sé stessi e per le proprie energie fisiche e, soprattutto, cerebrali. E’ importante conoscersi bene, a cominciare dagli espedienti utili a “svuotare la cache” del proprio cervello, per mantenere elevato il livello di concentrazione. Una situazione famigliare tranquilla è poi sicuramente di grande aiuto. Se invece parliamo di completezza, direi che tutte queste attività insieme mi completano. Il comune baricentro è comunque la creatività, che ha fatto le mie fortune anche a livello lavorativo.