Intervista a Paolo Orlandelli in scena al Teatro Di Documenti con “De Profundis – l’altra metà del giardino”
“Mi appare, il De Profundis, come una tragedia moderna narrata in prima persona, una storia-mito che ha a che fare con il destino e con la hybris non meno di quelle riportate dai greci, forse ancora più significativa per noi in quanto a noi temporalmente più vicina.” (Paolo Orlandelli)
In scena al Teatro Di Documenti dal 14 al 19 maggio “De Profundis – l’altra metà del giardino”, testo e regia di Paolo Orlandelli. Con Mauro Toscanelli, Gaetano Lizzio e Vincenzo Palladio. Costumi di Carla Ceravolo.
Lo spettacolo è itinerante e si snoda in tre diverse sale del Teatro di Documenti, il meraviglioso e avveniristico spazio teatrale ricavato dal Maestro Scenografo Luciano Damiani (1923-2007) dalle grotte di Testaccio.
Ho avuto il piacere di intervistare il regista Paolo Orlandelli.
- Buongiorno Paolo, grazie per l’intervista. Sarai in scena dal 14 al 19 maggio al Teatro Di Documenti con “De Profundis – l’altra metà del giardino”. Ci racconti la genesi dell’opera?
Grazie a voi per l’intervista. Non ci crederete ma lo spettacolo nasce nella mia mente circa trent’anni fa, nel senso che già all’ora mi proponevo di portare questo scritto di Wilde in teatro, ma non avevo idea di come avrei potuto realizzarlo perché temevo che la forma del semplice monologo potesse risultare noiosa. Nel tempo ho prodotto del materiale, in particolare le traduzioni dei processi di Wilde, che hanno costituito delle importanti integrazioni al testo, cui poi si è aggiunta, per il finale, la favola di Wilde “La sala del giudizio”. È stata infine la scoperta del Teatro di Documenti, uno spazio che si compone di diverse sale estremamente suggestive, a darmi la visione definitiva di ciò che sarebbe stato lo spettacolo, che infatti è itinerante e sfrutta anche i meccanismi teatrali congegnati da Luciano Damiani per il suo teatro.
- Cosa ti attrae della figura di Oscar Wilde? Quali sono le caratteristiche peculiari che rendono ancora oggi la sua figura un personaggio da portare in scena?
Sono attratto sia dalle opere di Wilde, che denotano un’originalità e un acume straordinari, ma anche dalla sua storia personale, tragica ed esemplare, che egli stesso narra proprio nel De Profundis. La sua personalità è, a mio avviso, ancora oggi di una sagacia e di una brillantezza insuperati. I suoi epigrammi infestano letteralmente la rete, credo che sia l’autore più citato al mondo, l’esempio più alto del famigerato humour inglese.
- Lo spettacolo racconta i tre processi subiti da Wilde. Processi che volevano dimostrare la sua immoralità: come verrebbe oggi nella società attuale recepita la sua figura? Sarebbe ancora considerato “stravagante”?
Se Wilde vivesse ai nostri giorni potrebbe essere uno sceneggiatore di successo, ma sicuramente non darebbe scandalo e soprattutto non finirebbe in prigione, visto che oggi, in occidente, le pratiche omosessuali non costituiscono reato. Stravagante probabilmente sì, perché avrebbe cercato ogni mezzo per distinguersi da tutti gli altri.
- Fino al 1967 il sistema giudiziario puniva i rapporti omosessuali commessi in privato tra maschi consenzienti. Trova ancora oggi germogli “malati” di discriminazione? Il teatro può cambiare lo “stato delle cose”?
L’uomo è un animale malvagio e nutre sempre dei pregiudizi verso chi non si conforma allo stile più elementare di vita. Ancora oggi esiste una forte discriminazione e il teatro, come il cinema e la letteratura, può certamente offrire prospettive diverse e insegnare la bellezza delle eccezioni, ma quanti si nutrono di arte?
- Lo spettacolo è itinerante e attraversa tre sale del Teatro Di Documenti: come lo spazio teatrale diventa messinscena?
I teatri tradizionali offrono sostanzialmente una scatola nera entro la quale inserire una scenografia diversa, più o meno accattivante. per ogni spettacolo. Il Teatro di Documenti è una scenografia naturale, firmata dal più grande scenografo italiano, e forse del mondo, del novecento, e sviluppandosi in diverse sale offre infinite possibilità di allestire gli spettacoli. Le sale sono a pianta centrale, con l’azione scenica che si svolge nel mezzo e il pubblico all’intorno, ma si possono anche sfruttare lungo qualsiasi lato della sala, dunque ogni sala offre angolazioni diverse e, nel caso di spettacoli itineranti, anche il percorso può prevedere spostamenti in direzioni diverse.
- Ci racconta il cast?
Mauro Toscanelli è un attore esperto e versatile, che per sensibilità ho sempre associato alla figura di Wilde e già in passato abbiamo collaborato a progetti wildiani. Gaetano Lizzio è un attore di grande esperienza e tecnica impeccabile, ma soprattutto è una persona ironica, disponibile e umile fino quasi alla timidezza. Vincenzo Palladio è giovanissimo, studia all’università e pratica la fotografia. Fisicamente esile ma animato da una forza interiore che riempie la scena. Molto diversi tra loro, questi attori regalano allo spettacolo delle tinte violente, accentuate dai visionari costumi di Carla Ceravolo, anche direttrice artistica del Teatro di Documenti.
- Progetti futuri?
Mi piacerebbe portare in scena “Il garofano verde”, romanzo che racconta la stravagante coppia Wilde-Douglas, scritto dal giovane giornalista Robert Hichens, che li aveva conosciuti, e provare a scrivere qualcosa di mio, anche se purtroppo non possiedo neanche un grammo del talento di Wilde.
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