Intervista ad Albe, in radio e su tutte le piattaforme con “quando ci siamo abituati”: “sogno il momento”

Albe

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Dopo essersi esibito sul palco del Concerto del Primo Maggio a Roma, Albe torna con un nuovo singolo “quando ci siamo abituati” (Warner Music), punto d’arrivo del racconto iniziato con i brani “quando realizzi che non ti aveva capito” e “quando ti svolta la giornata”, a chiusura di una nuova trilogia che ha dato vita alla svolta musicale dell’artista.

Il mood è fresco e coinvolgente: nonostante la chitarra malinconica in apertura, infatti, il brano è attraversato da un sound che cresce con un ritmo costante, sfociando in un ritornello carico ed esplosivo.  La voglia di sentirsi a casa è il focus di “quando ci siamo abituati”, che diventa quasi una metafora. La produzione è affidata anche stavolta ad Alessandro Gemelli, che continua a far parte della direzione artistica del progetto.

  • Buonasera Albe, grazie per l’intervista. Dal 10 maggio il tuo nuovo singolo “quando ci siamo abituati”, punto d’arrivo del racconto iniziato con i brani “quando realizzi che non ti aveva capito” e “quando ti svolta la giornata”. Ci racconti qualcosa in più di questa trilogia?

Eccoci, ciao!! La trilogia dei “quando” nasce spontaneamente, non è stata ricercata. Tutto parte con “quando realizzi” perché non trovavo un titolo adatto, quindi ho scelto una frase che racchiudesse il significato dell’intero brano. Dopo di che ho voluto mantenere questa coerenza artistica che poi verrà capita meglio quando uscirà tutto il progetto. 

  • Il brano anticipa il tuo nuovo progetto discografico in arrivo in autunno: qual è il mood e le sonorità di questo nuovo album?

Il progetto volevo che fosse una sorta di experience tutta collegata, anche musicalmente, quindi ho mantenuto alcuni strumenti chiave per dare un filo logico e dei suoni di sottofondo, come il rumore di un temporale o degli uccellini, per far immergere ancora di più l’ascoltatore. Tutto ciò senza mancare di dinamicità emotiva e sonora.

  • La voglia di sentirsi a casa è il focus di “quando ci siamo abituati” che diventa quasi una metafora, passando dal livello concreto a quello astratto, andando a coincidere sempre di più con una persona piuttosto che con un luogo fisico. Cos’è per te casa? Oggi coincide con una persona?

Per me casa è e sarà sempre Alfianello, il mio paese di nascita e dove sono cresciuto. Ovvio che col tempo si cresce e ammetto di avere alcune persone con le quali anche se mi trovassi dall’altra parte del mondo mi sentirei a casa.

  • “perché ho la testa tra le stelle”: quanto i sogni ti aiutano a vivere?

Il sogno credo sia la scintilla iniziale, dopo di che me la vivo in modo molto lavorativo e emotivo. Quindi per me sognare significa ambire a un qualcosa di umanamente fattibile e che obbiettivante potrei raggiungere con impegno. Non mi pongo asticelle troppo alte, se no mi demoralizzo.

  • Cosa sogni?

Sincero? Sogno il momento, sogno che arrivi il momento in cui ti accorgi di aver davvero fatto centro a tutti gli effetti ed aver raggiunto una consacrazione tale da essere stimato e apprezzato per quello che sono. Il resto, i palazzetti, i dischi di platino, sarebbero solo delle conseguenze (ovviamente emozioni invidiabili che non rinnegherei)

  • Albe ti sei da poco esibito al Concertone del Primo Maggio di Roma: quanto è grande l’emozione nell’esibirsi di fronte a così tanta gente?

Il Primo Maggio è stato un bel palco, tremavano le gambe ma fortunatamente avevo i pantaloni larghi e non si vedeva. Era tanto che non avevo tutti quegli occhi davanti live. È la cosa più bella per me.

  • Sei rimasto in contatto con i tuoi compagni di Amici 21? Con LDA e Crytical hai collaborato anche musicalmente.

Lda, Cry e Alex sono quello che sento quotidianamente, quindi si. Le collaborazioni le conoscete e rispecchiano a pieno il nostro stile.

  • Il tuo percorso musicale inizia all’età di sedici anni come dj nei club e nelle discoteche bresciane: hai un lato più “folle” che ancora il pubblico non conosce di te?

Forse si sai, nel senso che come ogni persona poi certe parti di te stesso le tieni per te e magari ne mostri solo altrettante. Però ammetto che nello sport estremo e nella musica techno sono abbastanza matto si. E pochi lo sanno.

  • Domanda di rito: dovessi identificarti in un’opera d’arte chi saresti?

Pff, facile. “Fly me to che moon” Frank Sinatra mio padre. Oppure se vuoi la risposta non seria: Tony Renis “quando quando quando”

Baci Stellari ciao!!!

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