Intervista agli Ocropoiz: nel primo lavoro discografico la rabbia e la disillusione sono predominanti

Il 9 dicembre gli Ocropoiz, gruppo alternative rock dalla provincia di Benevento, hanno presentato il loro primo lavoro discografico, dal nome “Foto Post-Mortem”. Nell’album le tematiche predominanti sono la rabbia e la disillusione.

Il gruppo, composto da 4 componenti tra i 17 e i 19 anni (Gianfranco e Giuseppe Aceto, Luca Ruggieri, Bruno Civitillo) nasce nel 2016.

Di seguito l’intervista.

  • Buona sera ragazzi, il 9 dicembre è uscito il vostro primo album “Foto post-Mortem”. Iniziamo con il nome che è davvero bizzarro. Da cosa deriva questa scelta?

Le foto post-mortem sono delle immagini ottocentesche risalenti all’età vittoriana nelle quali venivano rappresentati cadaveri di persone in posizioni che richiamassero scene di vita reale. Tali foto, però, assumono un significato retorico molto importante se rapportate al mondo d’oggi. Nelle nostre misere esistenze potremmo dedicarci al lavoro, allo studio, alla musica, ma, tra tutte queste possibilità, solo una è inevitabile: la morte. Citando Martin Heidegger, la morte “è la possibilità che tutte le possibilità diventino impossibili”, ed è così resa palese la nullità di ogni progetto. In tale discorso è ben facile accomunare la morte ad una negatività esasperata, ma il vero senso sta nella gioia del vivere. Non esiste cosa infinita se non il piacere, poiché la cessazione di esso è anche il suo culmine. Come in tutti i più grandi amplessi, è il venire in faccia al destino a dare il godimento più grande, e ciò decreterà il vero finale.

  • C’è un messaggio che vorreste l’ascoltatore percepisse ascoltando il disco?

Crediamo fortemente nell’idea di autorealizzazione; di conseguenza pensiamo che l’ascoltatore possa individuare ed attribuire alle nostre parole un significato diverso dal nostro. Non amiamo salire in cattedra per spiegare cosa volessimo dire. Nel disco, però, c’è un messaggio davvero molto esplicito ed è alla base della nostra visione del comune vivere: la presa di coscienza, ricca di positività, di un’esistenza minuscola ed insignificante di ognuno di noi.

  • Nell’album emerge una visione della vita e della società pessimista e disillusa. C’è qualcosa che, al contrario, considerate positivo e crediate possa essere motivo di ripartenza?

Il nostro pessimismo rispetto alla società è dato dalla totale assenza d’interesse che abbiamo nei suoi confronti. Cerchiamo con tutto il cuore di prendere le distanze da una concezione di vita fasulla e artificiosa, sebbene sappiamo che, come una dipendenza morbosa, questa si ripresenterà sul nostro cammino più e più volte, volenti o nolenti.

Noi non saremo mai in grado di trovarci una casa, un lavoro stabile, una famiglia o una qualunque destinazione pre-impostata di vita (come se fossimo in un videogioco), ma avremo sempre bisogno di contare unicamente su noi stessi e su gli unici veri affetti ed emozioni che saremo in grado di avere.

In tutto ciò, siamo tristemente consci del fatto che niente e nessuno al mondo possa cambiare le cose in positivo. Ancor peggio: motivi per cui ripartire ce ne sarebbero davvero tanti, ma sono inapplicabili, poiché sconfitti in principio dalla disarmante mediocrità dell’essere umano.

L’unica vera occasione di ripartenza è data dalla distruzione! Ricominciare quindi dal punto zero per creare una nuova società. Ma forse neanche in tal caso si riuscirebbe a svoltare le sorti dell’umanità, come dimostra la Bibbia (libro che fa dell’arrendevolezza uno dei suoi capisaldi).

In fin dei conti a noi, di tutto ciò, non ce ne frega davvero niente.

  • Nella canzone “Non ti accorgi…diavolo!” è presente la strofa “Strappati i capelli e ricomincia a sognare, strappati le orecchie e ricomincia a cantare, distruggi le tue idee e ricomincia a pensare che è già l’ultima volta che hai tu, per sopravvivere, poi vivere e volare”. A chi avete pensato nel momento della stesura di questo brano?

Il soggetto al quale è rivolto questo ritornello è un bimbo, simbolo di spensieratezza e felicità, il cui unico fine è divertirsi e star bene con sé stesso.

Non è difficile da capire, in tal senso, che per noi questo rappresenti quello che dovrebbe essere l’obiettivo comune di ogni essere umano.

In queste poche righe invitiamo tutte le giovani menti, libere da ogni forma di conformismo, a non cadere nel tranello “dell’essere come tanti”, ma di diventare sé stessi, poiché c’è davvero poco da vivere, e sarebbe un grandissimo peccato se la propria gioia cessasse in giovane età.

  • Vi sono artisti ai quali vi siete ispirati per la preparazione dell’album?

Pochi al mondo fanno musica per davvero e ancor meno sono i veri artisti. Noi ne stimiamo 100, 150 al massimo, ma è davvero complicato far chiarezza su questo argomento a causa dell’ormai sconfinata pochezza e bassezza morale della espressione artistica media.

In tutto ciò non ci consideriamo assolutamente artisti e ancor meno in grado di poterne prendere spunto, ma essendo ancora giovani (tra i 17 e i 19 anni) tentiamo di “rubare” (prendere ispirazione) un po’ da tutti i “non-artisti” per trovare un nostro vero essere.

Preferiremmo parlare, quindi, di influenze e gruppi che riempiono le nostre playlist. Dall’ascolto dell’album si può ben capire che amiamo le distorsioni violente, ma ben pensate come quelle dei Gazebo Penguis, le voci graffiate ed incazzate e i ritornelli gridati come nelle canzoni dei Fast Animals and Slow Kids, i testi non chiari a primo impatto, ma da interpretare e capire come nei vecchissimi Management del Dolore Post-Operatorio ai tempi di AUFF!!.

Il mix di tutto ciò e molto altro ancora fa circa il 25% di quel che sono oggi gli Ocropoiz. L’obiettivo, quindi, sta nell’azzerare la percentuale di influenze per tendere sempre di più a diventare artisti e sempre meno musicisti!

https://www.youtube.com/channel/UCyTyLExlNL2VEhbLJJfAbbQ

https://www.facebook.com/ocropoizofficial/

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