Intervista al cantautore Yashal: “Feel” il suo nuovo singolo è il racconto di una rinascita

Yashal

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È su tutte le piattaforme digitali (per Believe Music Italy) “Feel”, il singolo di Yashal. Un nuovo capitolo che racconta una completa rinascita spirituale, quella del cantautore di Roma ma di stanza a Milano, che ha avuto origine durante il lockdown, quello che ci sembra lontanissimo ma che inevitabile ci ha segnato nei modi più diversi.

Yashal (pseudonimo di Antonio Pennestri), nasce a Roma agli inizi degli anni ’90. Appassionato di musica da che ha memoria, ricorda i viaggi in auto con i genitori che lo hanno cresciuto a pane e Phil Collins, Donna Summer, Pino Daniele e Mango. Crescendo scopre l’amore per la musica black e per il pop/pop-rock.

La scelta di cantare in inglese non è una scelta, ma uno stile di vita. Ricorda ad 8 anni di aver letto un’intervista di Elisa, all’epoca esordiente, che spiegava come le venisse più semplice e naturale pensare e scrivere ai propri testi in inglese e nel tempo seguirà la stessa scia. Sua artista italiana preferita, la omaggia anche scegliendo per l’appunto Yashal come nome d’arte, in seguito alla forte emozione provata durante un suo concerto, in cui l’artista friulana si esibiva con il coro gospel Oscar Williams Jr sulle note dell’omonima canzone. 

  • Buonasera Antonio, grazie per l’intervista. “Feel” è il tuo nuovo singolo, nato nel periodo complesso del lockdown: ci racconti la sua genesi?

Buonasera, anzitutto grazie a voi per l’intervista, è un onore.
Feel nasce in un periodo di smart working, nel mentre facevo una pausa accendendo il TV. In quel periodo impazzavano le notizie su chi era rimasto senza lavoro, sugli imprenditori che non riuscivano a mandare avanti le proprie attività… io invece ero a casa, sì isolato, sì senza contatti esterni e senza poter abbracciare nessuno, ma con un lavoro, con delle passioni a cui dedicarmi… e mi sono sentito fortunato. Una voce dentro mi diceva: fermo! rilassati! E ciò mi ha portato a sentire un profondo senso di beatitudine e gratitudine al tempo stesso. Ero in pace nonostante non avessi ancora raggiunto tutti gli obiettivi prefissati. Un quarto d’ora dopo Feel aveva un testo e una melodia.

  • Un lungo periodo di stasi e silenzi quello del lockdown: hai compreso qualcosa di te che non conoscevi? Nuovi limiti ma anche nuove “vittorie”?

Sì, ho capito che non mi serviva più correre al momento. A Roma si dice “a vita è ‘n mozzico” e credo che tutta quella parte di vita che c’è stata tolta ci ha portato a studiare noi stessi. Io praticavo meditazione già da sette anni all’epoca e avendo intensificato ancora di più ho cominciato a sentirmi contento anche di quel poco che avevo. L’ho analizzato e ho visto che non era affatto poco… anzi.

  • Da Roma ti sei trasferito a Milano per riuscire a vivere di musica: oggi come stai? “Feel” dove è nata?

Feel è nata a Roma. Io mi ero trasferito a Milano prima del lockdown, poi ero sceso in ferie a Roma a trovare mamma e boom… lockdown! E non sono risalito per un po’, tanto potevo comunque lavorare in smart working e collaborare quel minimo con Dario (Dongo D) a distanza. Adesso sì, Milano è casa, la seconda casa, la terza famiglia (perché la seconda sono gli amici di Roma).

  • Non sei solo un musicista ma ti sei anche laureato in infermieristica e hai vissuto per un periodo in Germania: la musica è il tuo piano “A” oppure concorre con altre scelte?

La musica è sempre stato il piano A… ma sono nato con la “sfortuna” di avere più passioni, tra cui la medicina, infatti ora sto per laurearmi in Biologia e lavorare come Nutrizionista, e anche la cucina eheh. Ma come dicevano Giorgia e Bocelli, io vivo per lei… E le pazzie (i trasferimenti) fino ad oggi le ho fatte solo per lei.

  • I tuoi testi sono in inglese: una scelta coraggiosa che può escludere, tuttavia, una fetta di pubblico italiano che non conosce o apprezza la musica estera. Un giorno ti avvicinerai all’italiano oppure lo escludi totalmente?

Guarda fino a tempo fa ti avrei detto che l’avrei escluso totalmente. Non mi sono mai reputato bravo nello scrivere testi in italiano, tutt’altro! Ho sempre pensato potessero risultare infantili e che invece acquisissero magia semplice cambiando la lingua. Negli ultimi due anni invece sto sperimentando un po’ di più… e chi lo sa? Magari il prossimo singolo avrà una doppia versione… o anche tripla 😜

  • Quali sono gli artisti che ti ispirano?

In primis Elisa, il mio nome d’arte è un omaggio ad una sua canzone. In più non mi dispiace per nulla Mahmood e negli ultimi 2 anni sono impazzito totalmente per Ava Max

  • Domanda di rito: dovessi identificarti in un’opera d’arte chi saresti?

Bella domanda… nessuno me l’ha mai chiesto prima d’ora. Ma non so perché la prima cosa che mi è venuta in mente è il dipinto “Serata nel corso Karl Johan” di Edward Munch. Nel mentre tutti sono alienati in una direzione io procedo in quella ostinata e contraria (ahah).

https://www.instagram.com/doctoryashal/

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