Intervista alla band Piqued Jacks: “fare musica è l’unica vita tra tutte le vite possibili.”

Piqued Jacks
Il nuovo singolo dei Piqued Jacks “Every Day Special” anticipa ufficialmente il nuovo album “Synchronizer”, in uscita per INRI nel 2021. Riconfermato Brett Shaw alla produzione (Foals, Florence + The Machine) e John Davis per il master (Gorillaz, The Killers), i quattro inaugurano il loro capitolo più atteso con una hit da ballare nella forma e profonda nella sostanza, puntando (da sempre) oltre i confini dell’Italia.
Un canto penetrante e drammatico su una strumentale sontuosa e pulsante, modellati in prima persona dai Piqued Jacks tra lo studio Esagono di Rubiera (RE) ed i 123 Studios di Londra sulla loro personalissima scia di rock contemporaneo. “Every Day Special” è l’adesso che va vissuto, desiderato piuttosto che lasciato andare, goduto anziché rovinato inseguendo o sognando un futuro, un qualcos’altro, un altrove.
In questo singolo si entra dalla copertina, un percorso grafico del surrealista Lunatico da scoprire ad ogni uscita, e si esce regolando il proprio orologio biologico sulle avventure della quotidianità, con la precisione di uno stormo di uccelli in volo; ma soprattutto, sincronizzando il piede.
- Buongiorno ragazzi e grazie per l’intervista. “Every Day Special” è il vostro ultimo singolo. Un monito a vivere il presente, rendendo ogni giorno speciale. Il brano in questo momento storico appare una speranza e un obiettivo da perseguire. Riuscite come artisti a cogliere il “positivo” in questi giorni?
Ciao Different Magazine, grazie a voi per questo spazio, che ci prendiamo volentieri. Impossibile negare che anche per noi sia difficile far finta di niente e pensare a un domani in cui la musica tornerà a splendere come qualche mese fa; ci mancano l’energia del live e la libertà di suonare insieme, ma ci riteniamo comunque fortunati a poter rilasciare musica da condividere coi nostri fan. A differenza di molte altre attività abbiamo ancora la possibilità di muoverci sui social e far girare il nostro lavoro, perciò dobbiamo a questo periodo anche una maggior consapevolezza, che ci dà il metro di quanto prezioso sia ciò che abbiamo e che possiamo ancora fare.
- Il singolo anticipa il vostro nuovo album “Synchronizer”, in uscita nel 2021. Mi potete dare un’anticipazione su come sarà?
Senza dubbio sarà il nostro disco con più personalità e carattere, ma anche con più anime differenti al suo interno; sia per i tre produttori coinvolti (Julian Emery – Nothing But Thieves, Brett Shaw – Florence + The Machine, Dan Weller – Enter Shikari), sia per la varietà di sfumature che abbiamo esplorato. Che tu ci segua per il funk, per il rock ruvido, il pop da viaggio, per l’alternative intriso di synth o per le ballad di pianoforte, troverai comunque qualcosa per te.
- La vostra musica travalica i confini nazionali attraverso sonorità internazionali. Firenze incide sul vostro sound?
L’underground fiorentino in lingua inglese è senz’altro valido e contemporaneo, ma ci sentiamo su un piano differente proprio per la nostra provenienza da una zona più periferica (vuoi Buggiano per E-King e littleladle, Quarrata per HolyHargot o Andria per Majic-o). Il nostro approccio alla musica e la nostra “fame” influiscono tantissimo su ciò che suoniamo, così come lo fa avere un’angolazione diversa da cui raccontare il mondo.
- Siete, grazie alla musica, viaggiatori del mondo. Oggi che viaggiare è divenuto quasi un “sogno irrealizzabile”, quale è il vostro “posto nel mondo”?
Fisicamente, è senz’altro a casa – come tutti – ad aspettare di poter tornare di nuovo a piede libero. Il nostro posto sarà sempre su un palco, così adesso per noi è come stare nella sala d’attesa di un backstage, con lo sguardo al di là delle transenne (a patto che l’inattività non si allunghi, altrimenti la sala sarà quella dello psicanalista).
- La mancanza del contatto con i fan e l’impossibilità di suonare dal vivo rende la musica un atto quasi “solitario” se pur condivisibile virtualmente. Qual è, oggi, la motivazione che vi spinge a non abbattervi?
Ognuno di noi trova un proprio modo per convivere con questa situazione, ma il comune denominatore è quello di vederla come un momento passeggero. Benché la musica sia stata snaturata del suo aspetto più “umano”, siamo convinti che niente potrà mai sostituire l’esperienza dal vivo, che perciò tornerà a fiorire violentemente come un bosco dopo un incendio. Abbiamo ancora tanto da dare e da fare per fermarci adesso, anche in virtù del ciclo vitale del nuovo album e di tutto ciò che avevamo programmato per questo 2020. Fare musica è la nostra vocazione innata, l’unica vita tra tutte le vite possibili e non sarà certo un virus a farci smettere; è come una sfida, una sfida difficile ma proprio per questo stimolante, e anche la nostra certezza di riuscire a vincerla ci dà la forza per affrontarla.
- Cosa vi augurate per il futuro come band?
Se ci state ancora leggendo, complimenti per essere arrivati fino a qui, vi meritate una risposta breve. Ciò che ci auguriamo coincide ciò per cui lavoriamo: un futuro come Piqued Jacks, in ogni angolo di questa sfera.
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