Intervista alla cantautrice Chiarablue: “io sono orgogliosamente fragile”

Chiarablue © Karel Losenicky
“Indifesi” è il nuovo singolo estratto dall’album di debutto della cantautrice CHIARABLUE.
Nel videoclip, girato da Paolo Boriani e con la fotografia di Renzo Chiesa, l’artista si trova immersa nell’acqua, simbolo di purezza e trasparenza, elemento in cui siamo totalmente vulnerabili. Con lo sguardo rivolto in camera, Chiarablue si immerge in una conversazione con lo spettatore, rendendolo partecipante di tutte le sue emozioni. Indifesi è la seconda traccia dell’omonimo album, disco in cui l’artista compie un viaggio volto a riscoprire se stessa, a ritrovare le sue radici nella musica del Mediterraneo, del Centro e Sud-America. In questo excursus, l’artista rivendica il desiderio e il diritto di essere umani, senza difese di fronte alla vita.
Edito da Warner Chappel Music e prodotto da El Rubio Group, “Indifesi” è stato tra gli album finalisti della Targa Tenco 2021 come Miglior opera prima.
Chiarablue, al secolo Chiara Mariantoni, è nata a Losanna (Svizzera) nel 1981. Dal 2003 studia canto presso l’Accademia Vocal Classes di Milano sotto la direzione di Luca Jurman.
Nel 2014 è co-autrice insieme a Sergio Vinci del brano “Fai male” cantato da Giorgia Urrico, concorrente di Amici di Maria de Filippi. Nel 2015 inizia a lavorare insieme a Tollak Hollestad, Beppe Cantarelli e Livio Gianola per il suo primo progetto discografico. Nel 2019 è finalista del Premio Bianca d’Aponte. Il 2020 la vede tra i finalisti del Premio Bindi. Nello stesso anno viene scelta dall’etichetta Isola Tobia Label per partecipare all’Agricooltour 2020 ed esibirsi in tutta Italia. Nel 2021 pubblica il suo album d’esordio “Indifesi” con cui arriva nella cinquina finale per la Targa Tenco edizione 2021 per Miglior Opera Prima. Nel 2022 pubblica “Dinossauros” in duetto con la celebre cantante brasiliana Paula Morelembaum, un adattamento in lingua portoghese del singolo “Dinosauri“.
- Buonasera Chiara. “Indifesi” è il secondo singolo estratto dall’album di debutto. Un brano che invita l’ascoltatore a lasciarsi andare, spogliandosi delle protezioni e rimanendo, appunto, indifesi. In una società che ci vuole vincenti quanto è complesso mostrarsi indifesi e forse anche deboli?
Risulta complesso perché siamo continuamente martellati dal messaggio che la fragilità sia sbagliata, che vada repressa e nascosta ma se tornassimo a connetterci con noi stessi, con la nostra natura di esseri umani allora ci accorgeremmo che non c’è cosa più semplice che mostrarsi e non c’è amore più grande dell’accoglienza che possiamo rivolgere a tutto ciò che siamo.
- La fragilità è vista quasi sempre come qualcosa da nascondere. Tu ti consideri fragile? Che valore dai nella tua vita alla fragilità?
Io sono orgogliosamente fragile, ho imparato a proteggere la mia delicatezza e sensibilità che sono la mia più grande risorsa, permettendomi di cogliere i dettagli emotivi di questo nostro vivere. Il “sentire” è uno strumento fondamentale, ci dà la possibilità di farci attraversare dalle emozioni e empatizzare con quelle degli altri, ci dà la capacità di immedesimarci, di comprendere a fondo e raccontare, come nel mio caso, attraverso le canzoni.
- Mantenersi imperscrutabili rispetto alle “cose della vita” può condurre alla costruzione di muri non solo simbolici. Il mondo di oggi con le sue guerre e le limitazioni dei diritti fondamentali è secondo te figlio del pensiero che “essere forti è giusto”? Come cambiare lo “stato delle cose”?
Assolutamente sì. La forza è solo uno degli aspetti del nostro essere, ma come ognuno di questi aspetti ha la vitale necessità del suo opposto per mantenersi in equilibrio. Gli assolutismi, in ogni ambito, portano solo stasi, mentre la vita è un movimento perpetuo che ha come fine l’evoluzione. Imparare a stare in equilibrio forse è la chiave, e imparare che per farlo bisogna oscillare, dondolare, muoversi sempre.
- L’album “Indifesi” è stato tra quelli finalisti della Targa Tenco 2021 come “Migliore opera prima”. Una gratificazione che ti spinge a perseguire con maggiore coraggio il tuo sogno di “musica”?
L’ingresso nella cinquina del Tenco è stato un grande sogno che si è realizzato, esserlo con artisti come Cristiano Godano e Francesco Bianconi, che stimo enormemente, ancora di più. La strada da percorrere è sicuramente lunga ma io ho sempre amato camminare.
- Quali i progetti futuri?
Sicuramente il secondo album a cui sto già lavorando e la costruzione di un tour che permetta alla mia musica e alle mie parole di arrivare alle persone.
- Curiosità: perché come nome d’arte “Chiarablue”?
Questo nome è nato da una suggestione, una sonorità, dalla malinconia che mi porto dentro e dall’idea che esista un luogo in cui tutto può accadere.
- Domanda di rito su Different Magazine: se potessi scegliere un’opera d’arte che ti rappresenta quale saresti?
Mi viene subito in mente Chagall e il suo famosissimo “compleanno”. Ricordo di aver pianto di commozione la prima volta in cui l’ho visto in mostra a Milano. Quel modo di amare e vivere, la fragilità e l’impatto emotivo così determinato, la possibilità di trascendere nel sogno mi hanno davvero colpito nel profondo.
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Immagine in copertina: Chiarablue © Karel Losenicky.jpg