Intervista all’attrice Annabella Aurora Calabrese, alla Festa del Cinema di Roma con lo zombie – movie “Go Home – A casa loro”
Annabella Aurora Calabrese è un’attrice talentuosa e una persona ecclettica in grado di dedicarsi alla recitazione, al doppiaggio, alla regia e alla sceneggiatura con uguale maestria. Emerge, conoscendola, la sua passione e dedizione; la stessa che ha messo nei suoi ultimi progetti, nello specifico nello zombie – movie “Go Home – A casa loro” della regista Luna Galuano e in “Un nemico che ti vuole bene” in cui recita con attori quali Diego Abatantuono, Massimo Ghini e Antonio Folletto.
- “Go Home – A casa loro”, della regista Luna Galuano, è il lavoro che porti alla Festa del Cinema di Roma. Che ruoli interpreti?
Io nel film interpreto il ruolo di Serena, la fidanzata di Enrico, il protagonista. Anche lei politicamente schierata nella stessa maniera, quindi anti-immigrati, una ragazzetta giovane, tendenzialmente di 18 anni. Ci tengo a dire che ho sostenuto con questo ruolo il progetto perché la regista Luna Galuano, che tra l’altro è un’amica, me ne parlò circa un anno fa e mi chiese appunto di interpretare questa parte, una sorta di cameo perché le faceva piacere che prendessi parte al progetto e quindi io accettai dandole anche una mano anche con il casting.
- Quindi la collaborazione è frutto, anche, di un’amicizia pregressa?
Si, lei è una regista che conosco già da qualche anno, è un’amica inizialmente di mio marito poi l’ho conosciuta e ho imparato ad apprezzarla, ed apprezzo innanzitutto la sua forza di volontà perché riuscire a portare non solo a termine un progetto così ambizioso ma riuscire a farlo arrivare alla Festa del Cinema di Roma e nello specifico ad Alice nella città, con un horror, produzione alternativa, non le classiche produzioni istituzionali, senza nessun sostegno per me è un’impresa, per me lei è un’eroina, come lo è del resto anche Emiliano Rubbi, che oltre ad essere lo sceneggiatore è coinvolto nella produzione.
- Il film è uno zombie – movie. È una tipologia di film a cui ti approcci solitamente, anche da cineasta, o è qualcosa di assolutamente nuovo?
In realtà si. Nel 2015 ho doppiato The Green Inferno di Eli Roth. Ho interpretato il ruolo di Amy, doppiando l’attrice Kirby Bliss Blanton. Il mio primo approccio all’horror è stato quello ed è stato molto bello perché è stato uno dei doppiaggi più importanti che ho fatto. Ho recitato, anche, in un altro horror, che ancora non è uscito perché è una trilogia diretta da Lamberto Bava, che è me è anche un mito per Fantaghirò.
- Durante la riprese del film hanno recitato anche attori non professionisti, nello specifico richiedenti asilo. Hai avuto modo di lavorare direttamente con loro e come ti sei trovata?
Principalmente il mio personaggio interagisce con Enrico ma avendo sostenuto Il progetto anche come parte integrante, avendo aiutato con il casting e con la raccolta fondi ho conosciuto ovviamente i ragazzi e devo dire che sul set si comportavano tranquillamente come professionisti; magari erano molto più professionali loro di altre persone che ho incontrato nel corso degli anni a teatro o a cinema.
- “Go Home – A casa loro” ha una tematica importante, in quanto si contrappone ad un’idea di nazionalismo e di estrema destra. È giusto per un attrice giovane schierarsi contro una determinata idea politica?
Io non lo vedo come uno schieramento. Inizio dicendo che per me non è un film politico perché quando l’ho letto un anno e mezzo fa tutti i cambiamenti politici ancora non vi erano stati e soprattutto la questione sull’immigrazione non era ancora così attuale. Per quanto mi riguarda io lo vedo un film sulla diversità, a prescindere dallo schieramento politico. E’ un film che parla del diverso cioè su come noi percepiamo il diverso, è come se in un certo senso la rabbia che proviamo verso il diverso si trasformasse in questa specie di epidemia Zombie. Per quanto mi riguarda io non credo di essermi schierata politicamente sostenendo questo progetto, sicuramente mi schiero nel sostenere la diversità, nel sostenere i diversi. Qualche anno fa, per esempio, feci un altro spettacolo, di cui firmai la regia, che era Mani Intrecciate e in quel caso ho sostenuto le famiglie Rainbow quindi le Famiglie Arcobaleno: ho sostenuto il tema sempre dal punto di vista dell’accettazione della diversità. Io penso che al mondo siamo tutti quanti diversi, ognuno a modo proprio, ed è bello accettare questo diverso.
Se parliamo di schieramento, sicuramente mi schiero contro coloro che non accettano il diverso, contro coloro che odiano senza conoscere e questo è brutto ed è qualcosa che secondo me fa male alla nostra società. Anche noi eravamo diversi: il mio bisnonno, pur essendo nato in Italia, è cresciuto dell’età di tre anni in America ed è stato accolto dalle famiglie di italiani che erano là, succedeva così, si affidavano i figli e venivano cresciuti poi dalle famiglie di altri italiani e in un certo senso noi siamo stati accettati anche se, comunque, se si vanno a leggere i giornali dell’epoca, si parlava male degli italiani, si diceva che fossero caciaroni, sporchi, che portassero le malattie. Forse noi italiani dovremmo un attimo ricordarci quello che è stato, avere una memoria storica e capire che le persone che vengono da altri Paesi ed emigrano nel nostro Paese lo fanno perché probabilmente fuggono da situazioni disperate; come ci sono anche quelli che approfittano della situazione.
Non esiste un punto di vista univoco però è importante aprirsi ed accettare il diverso.
- Dal 4 ottobre sei al cinema con “Un nemico che ti vuole bene” in cui interpreti il ruolo di Ivana. Come è stato lavorare con attori quali Abatantuono o Massimo Ghini?
Prima di tutto una curiosità, ovvero mia madre si chiama Ivana ed essendo un insegnante di musica è una grande conoscitrice dell’opera lirica. (Nel film Annabella interpreta Ivana, con il sogno di diventare cantante lirica).
Io ho adorato subito il progetto, innanzitutto, perché Denis Rabaglia, che è il regista, è una persona estremamente illuminata. Noi ci siamo trovati molto perché ho una formazione in parte inglese, ho fatto una scuola bilingue, e anche lui ha lavorato per un periodo in Inghilterra quindi ci siamo proprio incontrati e trovati anche un po’ in questo modo british di lavorare, in questa comicità, in questo humour un po’ nero coniugato però anche con un determinato tipo di comicità che è quella pugliese che, ovviamente, non potevo assolutamente trascurare avendomi chiesto di interpretare un personaggio con un accento barese. Lavorare con Diego Abatantuono è stato bellissimo, lui è un grandissimo professionista, un grandissimo interprete ed è veramente un onore. Tra l’altro uno dei miei film preferiti è Nirvana, dove lui interpreta il protagonista.
Con Massimo ci siamo divertiti tantissimi perché faccio la parte della figliastra di Diego e della figlia naturale di Massimo. Ed è stato bello perché mi sono un po’ sentita anche coccolata da questi due papà, sia artistici che nel film.
Mi sono trovata molto bene anche con Antonio Folletto con il quale stringo un rapporto molto forte all’interno del film perché è un attore bravo, una persona semplice. Devo dire che da questo punto di vista Denis è riuscito a scegliere tutti attori che sono anche delle belle persone, si è creata veramente quell’ ensemble che si crea spesso nei buoni spettacoli teatrali. Si è creato quello spirito di compagnia, dello stare insieme. E quindi è stata un’esperienza bellissima e sono stata felicissima anche perché siamo stati nella mia Puglia per un mese e mezzo a girare.
- Per te non solo cinema o televisione ma anche teatro. Hai una predilezione fra i tre?
No io penso che un bravo interprete debba affacciarsi a tutto; infatti io faccio teatro, musical, televisione, cinema e doppiaggio. Se uno è un bravo interprete può lavorare in tutti gli ambiti. Certo c’è una diversità nel mezzo; ogni mezzo ha la sua linea e un bravo attore deve essere bravo a stare in equilibrio su questa linea.
- Ti contraddistingui per una grande formazione. Al momento stai studiando regia o sbaglio?
Sono una regista teatrale dal 2011 e mi sono avvicinata al Master per quanto riguarda la scrittura. In realtà sto finendo questo Master in video making, che riguarda tutte le discipline e ho vinto, con la mia amica e collega Giovanna Cappuccio, il bando del Ministero per la scrittura di sceneggiature di opere televisive. Anche in questo caso si parla di immigrazione però da un punto di vista comico. Tutto è nato perché la madre di questa mia amica lavora in un centro di prima accoglienza e ci ha raccontato tantissime situazioni buffe e comiche che accadono in questi in questi casi. Quindi l’immigrazione, l’integrazione vista da un punto di vista comico.
- Quindi oltre a dedicarti alla sceneggiatura hai un altro progetto?
Io ho un prodotto teatrale che porto avanti ormai da un annetto che riguarda Shakespeare. Io sono specializzata in Shakespeare, per quanto riguarda la regia, ed è uno Shakespeare in lingua inglese, teatro ragazzi, che però abbiamo portato anche in italiano e abbiamo fatto insieme alcune repliche a La Spezia. Lo spettacolo era A Midsummer Night’s Dream (Sogno di una notte di mezza estate), 8 attori bilingue che hanno interpretato il testo in inglese in matineè e il serale in italiano. Quindi il prossimo progetto è la messinscena de La dodicesima notte. Sempre in doppio formato.