Krzysztof Piatek e l’arte del gol

Quando lo scorso 8 giugno è arrivato per la prima volta a Genova per le visite mediche, nessuno in Italia sapeva realmente chi fosse. Eppure Krzysztof Piatek non era proprio uno sconosciuto nel suo paese d’origine.

Nell’ultimo campionato giocato con la maglia del Cracovia, il centravanti polacco aveva segnato ben 21 reti, tanto da spingere l’ex bandiera della Polonia Zibí Boniek a spiegare su Twitter la corretta dizione del suo cognome ai telecronisti italiani prima ancora che potesse esordire in Serie A. Ma forse neanche lui in quel momento si poteva aspettare quello che sarebbe effettivamente accaduto nei mesi successivi. Infatti, fin dalla prima partita con il Genoa, Piatek ha praticamente devastato quasi tutte le difese avversarie che si è trovato a fronteggiare. E così in 21 gare ha segnato 19 gol, senza che nessuno sia minimamente riuscito a capire come fermarlo.

Tutte queste reti hanno attirato presto le attenzioni dei più grandi club europei. Addirittura il Real Madrid sembrava interessato al “Pistolero” polacco. Ma a spuntarla nel mercato di gennaio, alla fine, è stato il Milan, grazie ad un’offerta di 35 milioni cash. Eppure anche in quel momento molti non erano convinti che Piatek avrebbe mantenuto il livello di prestazioni fornito con la maglia rossoblù nei suoi primi mesi in Italia. Un po’ perché doveva sostituire un centravanti forte ed affermato come Higuain, andato al Chelsea nella stessa sessione di calciomercato. Un po’ perché tutti gli ultimi centravanti rossoneri avevano sostanzialmente fallito la loro avventura a Milano. E un po’ perché il salto dal Genoa al Milan è molto difficile per qualsiasi giocatore, figuriamoci per uno arrivato da così poco tempo in Italia. Ma anche in questa nuova realtà Piatek è riuscito subito ad eccellere. Nelle prime 6 partite con la maglia rossonera, Krzysztof ha segnato ben 7 reti con appena 9 tiri tentati (praticamente un gol ogni 55 minuti), trascinando quasi da solo la squadra verso la semifinale di Coppa Italia e la conquista della zona Champions. Un rendimento assurdo, che lo ha portato a meritarsi l’appellativo di “Robocop” da parte del suo allenatore Gennaro Gattuso, il quale infatti non rinuncia mai a lui e alla sua prolificità.

Il talento di Piatek è soprattutto quello di fare gol. In effetti non è che sappia fare molto altro… Non ha il fisico adeguato a staccare sulla testa dei difensori avversari e fare sponde in continuazione per i compagni. E non ha nemmeno la tecnica per fraseggiare con loro e metterli davanti alla porta. Per questo è difficile che lui riesca a far salire la squadra o che dia un contributo alla manovra offensiva. Però tutti sanno che, ogni volta che la palla arriva in area di rigore, Piatek è lì, pronto ad anticipare il proprio marcatore o ad approfittare di un suo sbaglio pur di buttarla in porta. Questo perché lui sembra veramente costruito in laboratorio per fare gol. Innanzitutto per la sua capacità di muoversi nello spazio. È impressionante come riesca sempre ad attaccare la profondità con i tempi giusti, scattando sulla linea del fuorigioco alle spalle del proprio diretto marcatore. Così come sorprende la sua propensione naturale a variare senza problemi la direzione del taglio in area, che lui sfrutta abilmente per disorientare i difensori avversari, non in grado di capire fino all’ultimo istante dove effettivamente sbucherà. C’è poi da considerare la sua incredibile capacità di coordinarsi e tirare a rete da qualunque posizione si trovi. Non solo non sembra avere difficoltà a calciare con qualsiasi parte del piede destro, ma riesce ad arrangiarsi anche con quello sinistro e con la testa, realizzando tiri sempre secchi e precisi, molto difficili da parare. In più, colpisce la velocità con cui prepara la conclusione in porta, riuscendo a guadagnare ogni volta almeno un tempo di giocata. Infine a tutto questo Piatek aggiunge un’innata fame per il gol, che lo porta a fare qualsiasi cosa in campo con una cattiveria e un cinismo veramente rari. In questo è aiutato anche da un’ottima resistenza alla fatica, che gli permette di correre con energia e forza per quasi tutti i 90 minuti senza stancarsi troppo. Insomma, un’autentica macchina da gol. Per questo chiunque lo marchi non può che uscire con un enorme mal di testa a fine partita dal rettangolo verde di gioco, oltre che probabilmente con almeno una rete sul groppone.

Nonostante tutte queste qualità realizzative, però, nessuno può sapere realmente come proseguirà la carriera di Piatek. Infatti, i suoi limiti sembrano troppo grossi ed evidenti per assicurargli la possibilità di giocare in piazze ancora più importanti di quella milanista. Questo perché spesso le grandi squadre hanno bisogno di un lavoro diverso da parte del proprio centravanti, che deve saper anche venire incontro e far rifiatare la squadra, magari valorizzando ogni tanto gli inserimenti dei centrocampisti o della ali e rendendo così il proprio gioco più imprevedibile ed equilibrato. Inoltre, Krzysztof è un classe 95′ dalle potenzialità già abbastanza sviluppate, perciò non sembra poter avere troppi ulteriori margini di miglioramento. Ma su una cosa nessuno può più avere dubbi: Piatek continuerà a segnare tanto ovunque giocherà in futuro. Perché lui ha davvero il gol nel sangue.

Leonardo Gilenardi

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