La Cop25 non salva il Pianeta

Si è da poco conclusa la Cop25, la conferenza internazionale sul clima, che per alcuni è stata considerata un fallimento: infatti, gli Stati partecipi alla conferenza non sono riusciti a trovare il modo di attuare l’articolo 6 della Conferenza di Parigi, che prevede il carbon market, ossia il taglio delle emissioni inquinanti.

L’articolo prevede che uno Stato possa farsi carico dei costi del taglio di un altro Stato, così da velocizzare il contenimento dell’aumento della temperatura terrestre, aiutando in particolare gli Stati non sviluppati o in via di sviluppo che non riescono (o non vogliono) farsi carico di ulteriori freni alla loro economia. Tuttavia, la conferenza non ha raggiunto un vero piano di azione, rimandando tutto alla conferenza a Bonn che si terrà a giugno 2020. A dividere sono stati i termini di attivazione di queste sovvenzioni pro-taglio emissioni che ha portato Paesi come l’Australia, l’India e il Brasile a complicare il processo di decisione della conferenza. Ovviamente molte proteste hanno accompagnato l’esito molto incerto della conferenza, per non parlare del fatto che la mancata linea di decisione riguardo all’articolo 6 significa rimandare di sei mesi qualsiasi contromisura alle emissioni di CO2 e di altri gas inquinanti. La Terra dovrà quindi aspettare, così come dovranno aspettare gli Stati pronti a farsi carico dei costi per ridurre le emissioni. Intanto il tic-tac per salvare il pianeta batte sempre più forte: nel centro dell’Australia le temperature hanno raggiunto i 50 gradi, mentre dilagano gli incendi nelle altre zone del paese. In India i fumi tossici creano un effetto simile alla nebbia e casi di incendi sono stati registrati anche nel nord della Russia.

Però la Terra dovrà aspettare, sperando in un risoluzione in giugno.

Martina Seppi

Immagine: Foto di Dimitris Vetsikas da Pixabay

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