La leadership di Netanyahu è messa a dura prova a causa del Covid – 19.

Continua a salire il numero dei nuovi casi in Israele: oltre 72.000 casi e 500 morti (dati aggiornati al 31 luglio), con un picco di 2000 casi al giorno registrato verso la fine di luglio. Nonostante il numero delle vittime sia contenuto, quattro ospedali del Paese hanno dichiarato il “tutto esaurito” dei posti disponibili per accogliere i pazienti ricoverati da Covid-19.

Da un lato, il virus porta con se un indebolimento del sistema sanitario e fa aumentare la disoccupazione (ora al 20%) e da un altro mette in discussione la leadership del Primo Ministro Benjamin Netanyahu. Nonostante Israele abbia una delle economie più floride sia del Medio Oriente sia a livello mondiale, primato delle start-up e delle innovazioni tecnologiche, con più pubblicazioni scientifiche pro capite di qualsiasi altro Paese e con un rating di investimento sui buoni di Stato in fascia A, la seconda ondata del virus è arrivata molto prima di quanto si pensasse e ha già generato malcontenti per la gestione dell’emergenza che ha portato più precariato e disoccupazione nel Paese.

Netanyahu sta attraversando un periodo burrascoso: dopo gli ultimi processi per corruzione (prossima udienza fissata per il 6 dicembre), il Primo Ministro deve ora far fronte alla richiesta di migliaia di cittadini di dimettersi per la cattiva gestione dell’emergenza, nonostante la legge approvata dal Parlamento che conferisce al governo di Netanyahu poteri speciali per combattere il coronavirus. Migliaia di manifestanti sono scesi nelle piazze delle principali città del Paese per chiedere misure concrete di aiuti economici e ammortizzatori sociali per chi è stato colpito dalle restrizioni imposte a causa del Covid-19. Le categorie più colpite sono (ancora una volta) i liberi professionisti, soprattutto dei settori turistico, alberghiero, ristorazione, culturale e intrattenimento.

Con il tasso di disoccupazione quintuplicato (dal 4% al 20%), Netanyahu si deve preparare a pensare a misure di aiuto economico a lungo termine: se il virus continuerà a circolare finché non ci sarà un vaccino, che si pensa verrà prodotto in larga scala per la primavera 2021, il Knesset non può permettersi di attuare un lockdown prolungato da febbraio 2020 fino a marzo/aprile dell’anno prossimo, in particolare nel settore del turismo, che in Israele è prevalentemente composto da stranieri di origine ebraica che desiderano vedere con i propri occhi i simboli religiosi più importanti del loro culto, visitare parenti che hanno fatto l’aliyah (la “salita” in Israele) oppure fare aliyah loro stessi, ma non vanta il classico giro di turisti tipico dei Paesi del vecchio continente.

Martina Seppi

Immagine: Foto di krystianwin da Pixabay

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