La Parigi di Gajto Gazdanov – “Strade di notte”

Da qualche giorno si può trovare nelle librerie il nuovo libro edito da Fazi Editore: si tratta di Strade di notte di Gajto Gazdanov.

Gajto Gazdanov sicuramente non è tra i nomi più frequentemente citati quando si parla di emigrazione russa in Europa dopo la Rivoluzione, eppure il suo destino è stato quello di molti suoi connazionali che si sono visti costretti ad abbandonare il loro Paese e a cambiare completamente modi di vivere. Gazdanov arriva a Parigi, come molti altri russi, e lì comincia la sua vita di tassista notturno.

Il suo Strade di notte è un romanzo autobiografico scritto in prima persona, che mostra ai lettori la vita interiore di un russo colto emigrato e la vita esteriore della Parigi notturna: una Parigi molto diversa dalla patria dell’amore cui siamo abituati a pensare.

Lavorando di notte, il protagonista incontra tutto il peggio della società parigina degli anni Trenta: prostitute, magnaccia, vecchi abati in cerca di divertimento, persone con turbe psichiche, emigrati russi come lui che stentano a trovare un posto in quel mondo in cui sono finiti contro la loro volontà.

Il mondo nel quale è immerso penetra Gazdanov fin nel profondo, e gli permette di fare riflessioni che con un linguaggio lucido comunica al pubblico: proprio nella propensione al «pensiero astratto» (termine usato dallo stesso autore) sta il legame più saldo con la tradizione letteraria russa.

Come nei più grandi classici russi, anche Gazdanov riflette sul problema tra bene e male, sulla filosofia, sul perché del comportamento degli uomini.

Accanto alle sue riflessioni, la trama del romanzo scorre seguendo i personaggi che intrecciano per qualche tempo la propria vita con quella di Gazdanov: la Raldi, una prostituta di alto rango a fine carriera, ormai sola e prossima alla morte; Platone, un parigino filosofo e ubriacone, nel quale il protagonista vede un suo pari e col quale condivide le sue riflessioni; Fedorčenko, un conoscente di Gazdanov che viene corroso da un male tutto intellettuale e perciò ancora più letale.

Ognuno di questi personaggi vive una vita tragica, la cui parabola è già discendente, e il protagonista può solo accompagnarli fino al loro ultimo atto, con un insieme di cinismo, distacco e angoscia.
Intorno a Gazdanov protagonista e ai suoi conoscenti aleggia uno spettro di morte, che ben si identifica con la Parigi notturna dell’epoca.

Tuttavia ancora più imponente, nello sfondo, c’è la Russia: la Russia vecchia e quella sovietica; la Russia reale e quella idealizzata dai numerosi emigrès di Parigi. Non ultima la Russia letteraria, che il protagonista identifica, tra l’altro, con la morte del principe Andrej di Guerra e pace e con la Leggenda del grande inquisitore.

Ogni tanto, ogni paio d’anni o più, su quel fondale di pietra capitavano sere e notti piene del fascino inquieto di primavere ormai quasi dimenticate da che avevo lasciato la Russia, alle quali corrispondeva una tristezza particolare, diafana, molto diversa dalla mia solita ansia, che era invece densa e mista a ribrezzo. […] In quei giorni e in quelle notti sentivo – fortissime – cose delle quali di norma ero vagamente consapevole e alle quali pensavo di rado, ossia che come tutti i miei simili faticavo a respirare l’aria di quell’Europa che non conosceva la purezza del gelo invernale, né gli odori e i suoni senza fine della primavera del Nord e nemmeno le immense distese della mia patria.

A Gajto Gazdanov non è stato possibile tornare nel proprio paese d’origine, ma esso traspare in ogni pagina, e da un’esperienza difficile come la sua è nato un romanzo stupendo, che si insedia nel lettore e piano piano fa sentire la sua presenza. La casa editrice Fazi ha fatto un bel regalo al pubblico italiano.

Maria Chiara DAgostino

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