La Repubblica Italiana, figlia delle “ragazze del ’46”

Le donne del ’46 quel 2 e 3 giugno sentivano tutto il peso della storia. Di quella stessa storia che le aveva escluse per secoli nelle decisioni fondamentali. Era l’inizio della parità fra uomini e donne nelle scelte politiche, era l’inizio del suffragio universale. Bisognava scegliere tra Monarchia e Repubblica ed eleggere i rappresentanti dell’Assemblea Costituente, e a quella chiamata le ragazze risposero in massa, dove l’affluenza superò l’89 per cento.

Impensabile, quasi utopico, fino agli anni ’30 del XX secolo, quello che oggi ci sembra un “diritto naturale”, il voto alle donne non è stato un cammino facile in Italia. I diritti politici acquisiti arrivarono dopo un periodo politico bellicoso, instabile. La Seconda Guerra Mondiale aveva provocato una cesura decisiva con il passato. Il primo “lampo” di un movimento per il voto alle donne si ebbe nei primi anni del ‘900, con la comparsa sulla scena di personaggi iconici e femministe come Anna Mozzoni e Maria Montessori, sempre più consapevoli che non poter votare equivaleva a non esistere, e nel 1919, dopo la Grande Guerra del ’15-’18, la Camera votò a larga maggioranza la legge sul diritto di voto alle donne. Tuttavia, quel barlume di speranza si bloccò in Senato, per poi essere spazzato via come cenere durante il ventennio fascista, dove a votare non andarono solo le donne, ma anche gli uomini. Ma le donne non si arresero, nemmeno durante il periodo più triste della storia contemporanea. La loro tenacia, la loro voglia di dimostrare di avere un peso essenziale nella vita politica del Paese e la loro mobilitazione furono decisivi, sia quando presero parte all’antifascismo in clandestinità e sia quando parteciparono alla Resistenza, che portò alla Liberazione del nazifascismo.

Finita la guerra, l’Italia era distrutta, era da ricostruire dalle fondamenta. Grazie al Decreto Bonomi, il 2 giugno 1946, con il doppio voto per il Referendum tra Monarchia e Repubblica e le elezioni politiche, contribuì a cambiare il volto della penisola italiana, ponendo le basi del cambiamento. Gli italiani scelsero la Repubblica, le donne scelsero la Repubblica, salutando definitivamente la Monarchia. Un punto di svolta che non può e non deve prescindere dal ricordo del coraggio di chi, non senza sacrifici, ci ha permesso di essere cittadini della Repubblica Italiana, per l’appunto, figlia delle “ragazze del ’46”. Furono 13 milioni di italiane a recarsi alle urne, uno in più degli uomini. Numeri impressionanti che sorpresero tutti, soprattutto coloro che erano convinti che al gentil sesso poco importasse di prendere tali decisioni. Uno spartiacque decisivo alle elezioni politiche di 72 anni fa furono quelle amministrative, svoltesi 3 mesi prima, il 10 marzo 1946.

2 giugno 1946: le donne entrano in Parlamento

La votazione congiunta del 2 giugno 1946, aprì finalmente le porte del Parlamento alle donne, fino ad allora escluse. Le 21 costituenti elette, lavorarono all’interno dell’Assemblea con la consapevolezza di rappresentare le prerogative del mondo femminile italiano, di quelle madri, lavoratrici, studentesse che da quella data in poi conquistarono quel diritto al voto, ieri tanto sperato ed oggi imprescindibile.

  • Adele Bei, eletta al collegio di Ancona nelle liste del PCI, sindacalista, si dedicò attivamente alla lotta antifascista e partigiana.
  • Rita Montagnana, eletta al collegio di Bologna nelle liste del PCI, di famiglia ebraica, viene da lei l’idea di abbinare la mimosa alla giornata internazionale della donna, fissata l’8 marzo.
  • Bianca Bianchi, eletta al collegio di Firenze nelle liste del PSI, insegnante anticonvenzionale, prese parte alle riunioni del Partito d’Azione e all’attività partigiana.
  • Laura Buanchini, eletta al collegio di Brescia nelle liste della DC, insegnante e giornalista, coordinò la stampa clandestina durante l’occupazione nazifascista.
  • Angelina Merlin, eletta al collegio Unico Nazionale nelle liste del PSI, prese parte attivamente alla Resistenza.
  • Nilde Iotti, eletta al collegio di Parma nelle liste del PCI, responsabile dei Gruppi di Difesa della Donna, fu la prima donna a ricoprire la carica di Presidente della Camera.
  • Elisabetta Conci, eletta al collegio di Trento nelle liste della DC, iniziò la propria preparazione politica nelle file della FUCI.
  • Maria De Unterrichter Jervolino, eletta al collegio Unico Nazionale nelle liste della DC, collaborò con De Gasperi alle trattative con l’Austria per la redazione dell’accordo sull’Alto Adige.
  • Filomena Delli Castelli, eletta al collegio de L’Aquila nelle liste della DC, insegnante, militò nell’Azione Cattolica e poi nella FUCI.
  • Angela Gotelli, eletta al collegio di Genova nelle liste della DC, si dedicò alla Resistenza, prestando sostegno e assistenza.
  • Maria Federici Agamben, eletta al collegio Unico Nazionale nelle liste della DC, insegnante, prese parte alla Resistenza, si occupò dei problemi legati all’emigrazione.
  • Nadia Gallico Spano, eletta al collegio di Roma nelle liste del PCI, sposò il comunista Velio Spano, iniziando una vita in clandestinità, prima di essere eletta all’Assemblea.
  • Teresa Noce, eletta al collegio di Parma nelle liste del PCI, attiva contro l’antifascismo, si batté per il diritto allo sciopero e per la difesa delle lavoratrici madri.
  • Ottavia Penna Buscemi, eletta al collegio di Catania, nelle liste del Fronte Liberale Democratico dell’Uomo Qualunque, unica donna in rappresentanza di quel movimento politico.
  • Angela Guidi Cingolani, eletta al collegio di Roma nelle liste della DC, tra i fondatori della DC, divenne la prima donna ad entrare in un Governo.
  • Teresa Mattei, eletta al collegio di Firenze nelle liste del PCI, fervida antifascista e femminista, fu la più giovane deputata eletta nel Parlamento.
  • Angiola Minella Molinari, eletta al collegio di Genova nelle liste del PCI, volontaria della Croce Rossa, aderì alla Resistenza, e fu attiva in favore dei minori e delle donne.
  • Maria Nicotra Verzotto, eletta al collegio di Catania nelle liste della DC, si batté per la tutela delle lavoratrici madri e per il controllo della stampa dedicata all’infanzia.
  • Elettra Pollastrini, eletta al collegio di Perugia nelle liste del PCI, antifascista, fu costretta ad espatriare in Francia prima di essere parlamentare.
  • Maria Maddalena Rossi, eletta al collegio di Verona nelle liste del PCI, antifascista entra in clandestinità nel Partito Comunista.
  • Vittoria Titomanlio, letta al collegio di Napoli nelle liste della DC, si dedicò all’assistenza dei lavoratori, in particolare delle donne.

Isabella Insolia

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