L’Accordo di Parigi sul clima del 2015 e il ritiro degli USA. Il 2017 uno tra gli anni più aridi,in Italia continua l’emergenza incendi e siccità

L’ACCORDO DI PARIGI SUL CLIMA. Nel 2015 la comunità internazionale si era data appuntamento a Parigi per la COP21. Un’occasione di incontro e confronto tra i paesi industrializzati, emergenti e in via di sviluppo sullo scottante tema del cambiamento climatico. In gioco, il futuro del pianeta e delle generazioni successive, sempre più in pericolo. La COP21 era stata accolta con grandi aspettative per la partecipazione di quasi tutti gli Stati, in particolare dei cd grandi inquinatori – Stati Uniti, Cina e India – da sempre restii ad adottare regole comuni, finalizzate a limitare le emissioni dei principali gas serra, lo spreco delle risorse naturali – in esaurimento – danni agli ecosistemi e alla salute dell’uomo. La Conferenza sul clima di Parigi, a lungo sotto i riflettori, si era conclusa, inaspettatamente, con il consenso unanime della comunità internazionale alla determinazione di una regolamentazione più ferrea. Un importante passo in avanti sul piano politico, dopo il fallimento del Protocollo di Kyoto. Protagonista l’Europa, la quale aveva sponsorizzato con forza e vivacità la conclusione di un accordo sul clima, con il quale prendere atto, dinanzi all’opinione pubblica internazionale, non solo dell’attuale gravità del cambiamento climatico, ma anche dell’urgenza di intervenire in modo coeso, per impedire un ulteriore innalzamento della temperatura globale.

L’INIZIALE ADESIONE DEGLI USA E IL SUCCESSIVO RITIRO. Nel 2016, in Cina Barack Obama aveva formalizzato l’adesione degli Stati Uniti all’accordo sul clima di Parigi, preannunciandone la successiva ratifica. A scadenza del mandato, Obama non è però riuscito a mantenere la promessa e la sconfitta elettorale della candidata Hillary Clinton ha vanificato ogni sforzo. La vittoria elettorale a sorpresa di Trump – seguita da proteste in tutto il paese e dallo scandalo del Russiagate – con le sue posizioni oltranziste sul clima ha contribuito a trasformare in una chimera l’attuazione dell’accordo. Il neo presidente americano Trump, già in campagna elettorale, aveva dichiarato di volersi ritirare da qualsiasi impegno sul clima. La decisione non si è fatta attendere. Il ritiro degli Stati Uniti dall’accordo di Parigi ha scosso l’Europa e suscitato la rabbia della Germania che, ad oggi, è in prima linea per impedire un effetto domino e il ritiro degli altri “grandi”.

IL 2017 COME L’ANNO PIU’ CALDO ED ARIDO. La lotta al cambiamento climatico è lontana ed appare irrealizzabile, mentre il 2017 sarà ricordato come uno degli anni più caldi ed aridi. Il cambiamento climatico resta ancora ai margini dell’agenda internazionale, troppo spesso, alle prese con crisi umanitarie, guerre e tensioni geopolitiche.

IN ITALIA CONTINUA L’EMERGENZA SICCITA’. Le previsioni metereologiche sono oramai un vero e proprio disco rotto. Per il Centro ed il Sud Italia, nonostante il lieve calo delle temperature, non sono ancora previste precipitazioni. Neppure sporadiche che, in ogni caso, non sarebbero sufficienti a risolvere l’emergenza siccità di questa torrida ed arida estate. Un copione che si ripete da anni. L’Italia è attualmente divisa in due. Al Nord già si contano i danni per il maltempo, mentre al Centro e al Sud il caldo non accenna a diminuire. Colpa del cambiamento climatico, ma anche responsabilità della mala gestio delle reti idriche e dell’inattività delle istituzioni per diminuire gli sprechi ed educare l’opinione pubblica sui cambiamenti climatici in atto, affatto sentiti come un problema reale. La forte siccità di quest’anno ha permesso di denunciare – sebbene di fatto solo negli ultimi mesi – le falle, non sorprendenti, nella manutenzione delle reti idriche italiane.

L’EMERGENZA INCENDI SI AGGIUNGE ALLA SOFFERENZA IDRICA. La piaga della siccità si aggrava se consideriamo i numerosi incendi che, solo nel Lazio, hanno danneggiato decine di migliaia di ettari di verde, costringendo il Governo ad impiegare l’esercito nella sola Pineta di Castel Fusano, la più colpita dai roghi. Pur non placandosi l’attenzione mediatica sugli incendi, tutto già tace sugli interventi, preannunciati come urgenti e necessari, sulle reti idriche dalle principali aziende che le gestiscono. Nella capitale la decisione di intervenire sulla mancanza di acqua è stata rimandata agli inizi di settembre. Intanto, il livello del lago di Bracciano continua a preoccupare.  La società Acea Ato2 ha dichiarato che, per la manutenzione, l’adeguamento, le riparazioni ed il potenziamento degli impianti idrici sono necessari 100 milioni di euro. Gli interventi permetteranno di salvaguardare il bacino di Bracciano. Un altro caso emblematico è rappresentato dai comuni del Sannio, costretti a razionare l’acqua, nonostante le proteste dei cittadini. La sofferenza idrica deriva dall’assenza prolungata di precipitazioni, ma anche, ancora una volta, dalla grave dispersione dell’acqua potabile, denunciata dalle associazioni locali. Un’emergenza purtroppo non atipica, ma la cui frequenza aumenta di anno in anno e, naturalmente, a soffrirne non è solo il nostro paese, ma vaste aree del pianeta. La siccità, l’aumento delle temperature, la trasformazione delle zone climatiche temperate in calde e umide sono dati alla mano e prova che i cambiamenti climatici, aggravati dalle attività umane, sono più reali che mai e, prima che sia troppo tardi, devono essere affrontati seriamente.

Chiara Colangelo

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