L’amore può essere un cattivo esempio? La storia di Francesco come momento di riflessione

Cosa è giusto? Cosa è sbagliato? L’essere umano protende al bene o al male? Fra tutti i misteri che avvolgono lo studio sull’ essere umano, fra i più interessanti c’è senza dubbio lei: l’etica.

Fra le millenarie proposte filosofiche nel campo dell’etica, nessuna s’è rivelata valida in maniera sufficiente da porre fine ad ogni tipo di discussione.

Questo perché, se assumiamo come in parte plausibile la teoria di Hume, la nostra condotta è influenzata prevalentemente da sensazioni, da sentimenti. Infatti una buona azione la approviamo immediatamente e semplicemente come “tale”, proprio con la stessa immediatezza con cui apprezziamo la bellezza d’un corpo o di una melodia. Essendo però “approvazione” o “disapprovazione” concetti meramente soggettivi, una vera e propria “Scienza dei sentimenti” appare come qualcosa di impensabile.

Siamo tutti diversi, tutti facciamo del bene e tutti facciamo del male e questo male, a volte, può assumere forme paradossali.

I sentimenti sono qualcosa di incomprensibile, indomabile. Precedono qualsiasi concetto di ragione.

Può capitare, ad esempio, che una madre metta alla porta suo figlio; eppure siamo soliti pensare che nessun essere umano sia legato così fortemente ad un altro come lo è una madre con la sua prole.

Però può capitare ed è quello che è successo a Francesco, il diciottenne di Napoli cacciato di casa perché reo di aver provato un sentimento. Infatti, Francesco ha la sola colpa di essersi innamorato di Giuseppe, un ragazzo del suo stesso sesso.

Ma c’è poco qui da fare i moralisti: non riusciremo mai a comprendere le motivazioni che hanno spinto la madre a provare astio verso il figlio nella stessa misura in cui lei stessa non è riuscita ad accettare (e comprendere) i sentimenti del ragazzo.

Perché i sentimenti umani sono qualcosa di ingiudicabile. Però si può parlare di morale quando essa si manifesta nelle sue forme razionali, logiche, convenzionali ed istituzionali.

Si può parlare di etica quando entra nella disputa un soggetto super partes, “l’arbitro in terra del bene e del male” che cantava De Andrè, e che, in questo caso particolare, è rappresentato dalla persona del giudice Ferrara Valentina.

Quest’ultima ha deciso che il ragazzo, nonostante abbia compiuto la maggiore età, debba ricevere un assegno di mantenimento da entrambi i genitori. Non si è espressa però sul garantire a Francesco un legame affettivo con la sorella più piccola: “cosa che viene impedita dalla madre che ha riferito che non sarebbe educativo per la bambina essendo Francesco apertamente omosessuale”.

Quest’ultima decisione, sinceramente, mi ha lasciato basito. Infatti, in che modo un fratello che ama la sua sorellina sarebbe un “cattivo esempio perché apertamente omosessuale”?

Si potrebbe fare della facile ironia (dicendo, ad esempio, che avrebbe molte più cose in comune con un fratello omo e non etero) ma bisogna lasciare aperta anche questa questione: in che modo l’amore fraterno potrebbe rivelarsi un cattivo esempio?

Antonio Maria Di Cesare

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