“Le madri di vento e di sale” di Lisa See: la recensione

Le madri di vento e di sale
“Le madri di vento e di sale” di Lisa See, edito da Longanesi, è la narrazione di un’amicizia che attraversa il tempo, le stagioni e si trasforma, mostrando la fallacia e la bellezza dell’esistenza.
Le giovani Mi-ja e Young-sook sono nate e cresciute sull’isola di Jeju, in Corea. La prima è figlia di un collaborazionista giapponese e questa onta la porterà a un destino avverso, la seconda della guida delle pescatrici del villaggio. Ciò che accomuna entrambe è l’isola di Jeju, un territorio in cui vige una cultura matriarcale: sono le donne a lavorare mentre gli uomini si occupano della casa e dei bambini più piccoli.
Nonne, madri e figlie si immergono in apnea nelle acque come haenyeo (pescatrici): non solo un lavoro ma un rito, una condizione di vita, una missione.
Le haenyeo (해녀?, 海女?, haenyŏMR) sono sommozzatrici della provincia sudcoreana di Jeju, dedite alla raccolta di molluschi, alghe e altre forme di vita marina, rappresentative della struttura familiare semi-matriarcale della provincia stessa.
La storia si dispiega nel tempo: se nel primo capitolo ci troviamo nel 2008 alla presenza di una Young-sook anziana che continua ad immergersi nelle acque di un mondo completamente cambiato nel suo essere, nel secondo capitolo torniamo nel 1938 alla scoperta della amicizia tra due giovani ragazze di 15 anni.
È il primo giorno di immersione per le due protagoniste, un momento profondamente catartico in cui gli stati d’animo si sovrappongono senza sosta: paura, attesa, agitazione, speranza. Un incidente modifica il tempo e basta un solo attimo per cambiare per sempre gli eventi che accadranno inesorabilmente molti anni dopo in una Corea di guerra.
Il romanzo prosegue raccontandoci, non solo lo svolgersi della vita quotidiana delle due fanciulle, ma l’esistenza delle pescatrici, il loro vivere che si interseca alle stagioni e che incontra la “Storia” e il suo dolore.
Le ragazze crescono, diventano donne e conoscono la bellezza e la malvagità degli esseri umani: Young-sook si innamora, Mi-ja è costretta a un matrimonio senza amore.
Il fatidico 3 aprile 1948 arriva e Lisa See, intrecciando realtà e finzione, racconta la rivolta cruenta sull’isola coreana che condusse alla morte di 14.000 persone, secondo la stima più bassa, ad opera dell’esercito sudcoreano che infierì sui prigionieri e sui civili. Da quel giorno una frattura dolorosa e visibile si frappone tra le due donne, non più amiche fedeli ma “solitudini” intrecciate.
“Le madri di vento e di sale” è un libro complesso che lascia basiti e inermi di fronte alla narrazione di esistenze che noi lettori non percepiamo simili ma che impariamo ad amare e comprendere.
È una storia di bellezza nonostante il dolore, di vita nonostante la morte.