L’Europa raggiunge un’intesa sul Mes, ma deve chiarire la questione della sovranità

Ieri sera l’Italia ha avuto la conferma definitiva che l’Unione Europea metterà a disposizione un pacchetto di 1000 miliardi di euro per aiutare i paesi più colpiti dall’emergenza Covid-19.

Niente Coronabond, ma disponibilità immediata di un’ingente somma per far fronte alle spese sanitarie e alla crisi economica innescata dal virus.

Se da una parte, quindi, evapora l’idea di un aiuto comunitario garantito dall’intera Unione sotto forma di bond di debito condivisi, dall’altro l’Italia e la Spagna in particolare possono contare su una somma che non dovrà essere restituita, ma utilizzata solamente per l’emergenza del Coronavirus.

E qui iniziano le diatribe in Parlamento: Fratelli d’Italia e Lega si oppongono al patto Mes dal quale derivano i soldi destinati all’Italia, ritenendolo un tradimento nei confronti del popolo italiano: perché questi soldi non sono stati elargiti senza clausole, e clausole precise. I soldi verranno dati a trance e la UE controllerà che li spenda solo per il virus e, sostanzialmente, non li faccia sparire. Se l’Italia supera i rigidi controlli europei, potrà continuare a ricevere le altre trance previste. Tutto ciò denota una profonda diffidenza nel sistema di gestione del denaro europeo da parte dell’Italia, una diffidenza esplicitata qualche giorno fa dal giornale tedesco Die Welt che affermava che in Italia ci sarebbe già la mafia pronta a mettere le mani sui soldi europei e che, cosa più preoccupante, bisogna definire dei limiti alla solidarietà europea qualora questa vada a ledere eccessivamente gli interessi della sovranità territoriale.

In altre parole, l’Italia probabilmente non è in grado di garantire che i soldi per l’emergenza vadano ad aiutare coloro che si trovano in emergenza e la solidarietà europea va bene, quando però ci sono dei limiti. Quello che mi colpisce è che ci siamo soffermati su questo articolo senza considerare il più ampio dibattito all’interno del governo tedesco, dove cresceva il consenso per i Coronabond come segno di solidarietà europea e dove altri giornali nazionali come Bild e Der Spiegel prendevano le distanze dalle posizioni semplicistiche del Welt e chiedevano alla Germania di non essere vigliacca e di non dimenticarsi del piano Marshall per la ricostruzione della Germania.

Guardando il quadro generale, la Germania non era assolutamente schierata contro di noi, ma anzi presentava al suo interno opinioni contrastanti, alcune più populiste, altre più comunitarie. Tuttavia il dibattito sui limiti dell’intervento europeo in rapporto alla sovranità nazionale è un tema caldo da molti anni: è stato messo a dura prova con le leggi dell’austerity (fatte perché “ce lo chiede l’Europa”), con la gestione dei migranti e adesso con una crisi sanitaria.

Secondo la legislazione europea, essendo a UE in parte un’organizzazione internazionale alla quale alcuni stati hanno aderito per mezzo di trattati internazionali, tali leggi proprio perché si fondano su un sistema internazionale devono prevalere sulle leggi interne del singolo stato: in altre parole, le leggi dell’Unione Europea vincono sempre se poste dinnanzi alle leggi del singolo stato. Quindi le leggi ci sarebbero, ma siccome tutto mondo è paese, non sempre tali leggi vengono rispettate.

La Commissione Europea deve fare chiarezza su questo punto, convocando, a emergenza terminata, una riunione straordinaria per sancire una volta per tutte quale peso occupi l’Unione Europea all’interno della legislazione dei singoli Stati e fare in modo che tutti gli stati rispettino questo principio.

Per poter essere davvero un Unione, bisogna cercare di pensare come un unico organo, altrimenti se si antepongono sempre gli interessi nazionali a quelli comunitari, l’essenza stessa dell’Unione Europea perde valore e anche logica; 1000 miliardi sono un aiuto enorme, ma in un Unione dovrebbero essere il frutto di una riflessione, non di una negoziazione.

Martina Seppi

Immagine: Foto di TheAndrasBarta da Pixabay

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