Libertà è partecipazione: Giornata mondiale della libertà di stampa

Ad una settimana esatta dal 25 aprile scorso, festa della Liberazione d’Italia o più comunemente conosciuta come Festa nazionale della Repubblica Italiana, si festeggia proprio oggi la giornata mondiale della libertà di stampa.

È grazie alla decisione dell’assemblea generale dell’ ONU, che rimane vivo un argomento alquanto difficile e spinoso da trattare.

È un modo per non dimenticare, per ricordare e soprattutto celebrare l’anniversario della dichiarazione di Windhoek sui principi della stampa libera, emessi da giornalisti africani nell’anno 1991.

I primi due punti sono fondamentali per comprendere quale fosse l’auspicio e l’obiettivo di tale dichiarazione: rispettivamente, il primo riprende l’articolo 19 della Dichiarazione Universale dei Diritti dell’Uomo, nel quale si sostiene che la presenza di una stampa libera, indipendente e pluralistica sia necessaria allo sviluppo e al mantenimento della democrazia di una nazione.

Il secondo spiega, invece, cosa si voglia intendere per stampa libera, ovvero il diritto di potersi esprimere in modo indipendente da qualsiasi controllo di tipo governativo, politico ed economico. Ma, il raggiungimento di un diritto non è mai stato un processo semplice e veloce tanto che, purtroppo, anche la libertà di pensiero e di parola ancora non hanno ottenuto l’unanimità del consenso a livello mondiale.

Infatti, non bisogna andare molto lontano per ricordare quanto si sia combattuto contro la repressione di tale diritto; basta fare un passo indietro, rimembrare il periodo del regime fascista in Italia.

A partire dal 1923 si procedette alla totale soppressione della libertà d’informazione, mentre due anni più tardi la stampa di opposizione fu colpita mediante l’emanazione di una legge speciale che riconobbe come illegali tutte le testate non in linea con il regime. Fu emanata, dunque, una legge che negava la coscienza e qualunque facoltà umana capace di intendere e di volere in modo autonomo.

Stessa sorte capitò alla Germania nazista nel periodo della dittatura di Adolf Hitler, il quale eliminò completamente la libertà di stampa, ordinando di utilizzare la propaganda solo per la glorificazione della razza tedesca, ritenuta superiore a tutte le altre; ma anche gli Stati Uniti, la Russia sovietica e l’Algeria dovettero fare i conti con ciò, sebbene in epoche e con modalità diverse.

Attualmente, però, la situazione non è cambiata di molto se si considera che più di un terzo della popolazione mondiale vive in nazioni dove non esiste libertà di stampa, poiché non vige un sistema democratico o vi sono gravi carenze nel medesimo processo.

In questi paesi, i giornalisti operano ai limiti del comprensibile, si trovano spesso soggetti ad intimidazioni da parte di rappresentanti dello Stato e possono avere come conseguenze anche minacce di morte, rapimenti, torture o rimanere vittime di omicidi. Solo nel 2003, infatti, hanno perso la vita 42 giornalisti e 130 sono stati imprigionati, ma il numero è tragicamente destinato ad aumentare.

A tal proposito, l’UNESCO ricorda la giornata della libertà di stampa conferendo, dal 1997, un premio a tutti coloro che si sono prodigati per dare un valido contributo alla difesa ed alla promozione della libertà di stampa nel mondo.

Il nome del premio è in onore di Guillermo Cano Isaza, famoso giornalista colombiano ucciso davanti agli uffici del suo giornale il 17 dicembre 1986.

Tuttavia, se molto è stato fatto, tanto altro c’è ancora da fare perché la libertà deve necessariamente diventare ovunque la base ed il motore principale per la costruzione di un mondo civile, che non si radichi mai più dietro il pensiero di un solo individuo, ma che abbia finalmente il coraggio di esprimere le proprie idee, portando avanti dei sani ideali di rinnovamento e di condivisione per il bene dell’intera umanità.

Benedetta Marchese

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