Luigi Galdiero: “questo mestiere mi scorre nelle vene” – INTERVISTA

Luigi Galdiero
Luigi Galdiero ha iniziato da giovanissimo a muovere i primi passi nel mondo dello spettacolo. Affascinato da questo settore ha studiato all’Accademia Nazionale d’Arte Drammatica “Silvio d’Amico”, all’Accademia Teatrale Agorà, all’Accademia Elettra, poi canto e musica fino a diventare un affermato regista e autore. Vanta collaborazione con artisti del calibro di Bruno Lauzi, Carmelo Bene, Franco Bracardi e tantissimi altri.
L’arte lo accompagna anche nella vita privata. È, infatti, sposato con Eleonora Cecere, attrice, ballerina, cantante, che è stata una delle protagoniste più amate del programma “Non è la Rai”. Sono genitori di 2 splendide bambine: Karol e Marlene.
Eleonora Cecere è, anche, una delle attrici dello spettacolo teatrale “Portame Rispetto”, che andrà in scena dal 9 all’11 maggio al Teatro Paladino di Rignano Flaminio. In occasione dello spettacolo anche una meritevole iniziativa solidale: Eleonora metterà in vendita gli abiti che l’hanno accompagnata nel suo percorso artistico e il cui ricavato andrà in beneficenza.
- Ciao Luigi. Come ti sei avvicinato al mondo dell’arte?
È una storia particolare. Avevo 17 anni, ero uno di quei giovani che finita la scuola stava a casa senza fare nulla. Un giorno si presenta un amico di papà, che all’epoca si occupava dei trasporti per il teatro, e mi chiede se volessi andare con lui a lavorare con Antonella Steni ed e Elio Pandolfi. Io non avevo voglia ma poi ho sentito le paga e mi è venuta! Ho fatto la mia prima tournée di 9 giorni con 5 debutti in tutta Italia, la notte si viaggiava, la mattina si montava tutta la sceneggiatura.
Poi accadde un fatto esilarante: un giorno il regista dello spettacolo ebbe una discussione con uno degli attori e io, che avevo imparato tutte le battute de “I giganti della montagna” a memoria mentre montavo le scene, gli diedi ragione. Lui inizialmente mi guardò stranito chiedendosi chi fossi, poi mi domandò se davvero conoscessi tutte le battute e dopo 3 mesi mi prese come assistente.
Poi, siccome mi piaceva, ho iniziato un percorso di studi. Terminata la scuola, dopo il servizio militare, ho iniziato. Sono arrivate collaborazioni importanti, come con Carmelo Bene, Franco Bracardi, Bruno Lauzi, tutti passaggi importanti della mia vita che ricordo con affetto.
- Negli anni la concezione del teatro è cambiata rispetto ai tuoi esordi?
È un guaio! Io dopo 46 anni ancora oggi seguo tutti gli sviluppi, dal montaggio, alla parte fonica, alla regia. Mi piace, ce l’ho nel sangue. Io ho sposato un’artista vera (Eleonora Cecere) e pensa che tutte le volte che lavora con me deve prima fare i provini come tutti, è talmente brava che riesce a mettersi in gioco sempre. È il secondo anno consecutivo che è in scena con uno spettacolo da sola sul palco per 2 ore, in cui balla e canta senza fermarsi, qualcosa che in Italia non ho mai visto. Poi, però, arriva “quella del social” che sul nulla raggiunge il successo. Anche alle mie figlie insegno che nella vita non ci sono scorciatoie.
- A proposito delle tue figlie: a loro piacerebbe fare il tuo stesso mestiere?
Forse Karol è quella più mentalist, le piace leggere, è molto vicina a questo mondo; se in futuro decidesse di prendere in mano quello che lascerò sarò molto contento.
- Oltre al teatro sei candidato a un prestigioso premio con il film “Un’altra Roma è possibile”.
Sì, siamo in concorso al Festival del Cinema di Pompei, Eleonora è protagonista con Emanuele Simeoli, Maria Monsè e Perla Maria Monsè. La direzione artistica è di Enrico Vanzina. Il film è ambientato nel 1800 a Roma, il protagonista vuole moralizzare la città mettendo tutti i suoi uomini nei rioni chiave.
Oggi la gente usa la parola bullo in maniera sbagliata. Un bullo dell”800 non avrebbe mai fatto gesti come picchiare disabili, spacciare, commettere violenza. Quelli che oggi si macchiano di reati dovrebbero essere chiamati delinquenti non bulli. Il bullo, al contrario, era la massima espressione di legalità nei rioni, quello che se picchiavi qualcuno era in difesa.
- Arriviamo allo spettacolo che sta per debuttare “Portame Rispetto”: ce ne parli?
È una commedia musicale scritta con una tecnica cabarettistica, tutti personaggi sono caricati al massimo. Il teatro per me significa gioia, si deve uscire sorridendo, non tollero un teatro che tedia, e credo che si possa dire le verità anche attraverso la comicità.
- Come è avvenuta la scelta del cast?
A me piacciono le sfide. A parte Eleonora che in teatro è molto brava, con Maria Monsè è nata un’amicizia e volevo metterla alla prova con la figlia Perla Maria. Emanuele Simeoli lavora con me da tanti anni, come Ilio Vannucci che ho scoperto 10 anni fa. Poi c’è Valentina Galdì che credo sia una delle cantanti più brave in assoluto, farà una performance bellissima! Mirko Guastatore è il coreografo del momento, lui riesce con la danza a tirare fuori il meglio di ognuno.
- Concludiamo le nostre interviste con una domanda di rito: se la tua vita fosse un film e una canzone quali sarebbero e perché?
Il film della mia vita sicuramente è “Papillon” perché amo la libertà e poi credo che Paul Newman sia stato uno dei più grandi attori.
In merito alla canzone, invece, pensa che ho chiesto a mia moglie che quando trapasserò, il più tardi possibile, mi dovrà fare accompagnare dalle note de “La mia libertà” di Franco Califano.
Luigi Galdiero
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