Matteo Macchioni: “la mia musica tra lirica e pop” – INTERVISTA

Matteo Macchioni

Matteo Macchioni

“Prendi le mie mani”  è il nuovo brano del tenore Matteo Macchioni che anticipa il suo secondo album in uscita prossimamente.

Il brano, che nasce dalla collaborazione tra Piero Cassano, Matteo Macchioni e un testo di Giancarlo Golzi, trasmette un messaggio universale di connessione, sostegno e fiducia. Le mani, da sempre emblema di accoglienza e vicinanza, diventano un mezzo per comunicare emozioni positive, evocando un’atmosfera di gioia, calore e libertà. Il gesto di tendere le mani si trasforma così in un invito a lasciarsi ispirare, a vivere con intensità, a ritrovarsi e a stare insieme.

Matteo Macchioni è un tenore di fama internazionale nato a Sassuolo. Fin da bambino si dedica allo studio della musica e nel 2007 consegue, con il massimo dei voti, il diploma accademico di secondo livello in pianoforte, coltivando parallelamente lo studio e la passione per il canto lirico, ambito nel quale si laurea, con il massimo dei voti e la lode, nel 2019, mentre é già in piena attività artistica in tutto il mondo. Dopo l’esperienza ad Amici di Maria De Filippi nel 2009, come primo tenore ufficiale del talent, Matteo Macchioni avvia una carriera internazionale nel mondo operistico e della lirica.

Intervista a Matteo Macchioni a cura di Miriam Bocchino.

  • Buongiorno Matteo. “Prendi le mie mani” è il tuo nuovo singolo: mi racconti come nasce sia dal punto di vista del testo che del sound?

Buongiorno a te Miriam. “Prendi le mie mani” è un brano che nasce dalla penna di Piero Cassano, storico fondatore dei Matia Bazar e autore per tantissimi interpreti italiani. Il testo letterario è stato scritto da Giancarlo Golzi, altra figura iconica del gruppo dei Matia Bazar, quando era ancora in vita.

Un po’ di tempo fa Piero è venuto a uno dei miei concerti e mi ha proposto questo pezzo. Ci siamo trovati in studio e abbiamo iniziato a lavorare insieme al produttore artistico Mario Natale. Abbiamo cercato un sound che si ispirasse anche un pochino alla musica dance, nonostante la riluttanza iniziale, soprattutto di Piero. Riluttanza perché io sono un cantante d’opera, ma avendo anche molta passione per il mondo della canzone e per la modernità mi sono detto ‘cerchiamo di buttare il cuore oltre l’ostacolo, fondiamo un ritmo pop e dance con la voce lirica nei ritornelli’.

Mi piaceva tantissimo la frase “Prendi le mie mani” perché è universale, ti dà quel senso di appartenenza, di inclusività, di estate, di vicinanza.

  • Il brano, anche nel videoclip, sembra rivolgersi a una lei ma d’altro canto il suo significato potrebbe essere universale: sei d’accordo con questa mia affermazione?

Hai colto il segno. Nel videoclip il regista Swan Bergman ha idealizzato questa figura femminile che in realtà è una musa ispiratrice. Se si guarda il videoclip fino in fondo, questa figura di ragazza non è altro che la musica, è l’arte, che mi prende per la mano portandomi in una grande arena piena di gente che applaude. È un significato che abbraccia diversi ambiti. Il regista ha pensato di utilizzare l’intelligenza artificiale generativa per poi fondere le riprese dal vivo.

Il gesto di prendersi le mani è qualcosa di totalmente universale, non è solo una relazione che può essere amorosa ma è proprio anche la vicinanza in sé. Mi sono arrivati dei commenti su Instagram di persone che mi hanno molto emozionato: mi dicevano che la frase prendi le mie mani, come era stata esposta nel ritornello, gli ricordava i tempi di quando erano ragazzi, la prima volta che il futuro marito diceva ‘prendimi la mano’.

  • Il gesto di prendere le mani presuppone fiducia, sostegno e un lasciarsi andare all’altro. Spesso oggi si sente parlare di come, anche a causa dei social media, siamo tutti un po’ più soli: tu che rapporto hai con la solitudine e con la lontananza? So che viaggi spesso per il mondo…

Io sono, fondamentalmente, in realtà un campagnolo. Cosa vuol dire? Vuol dire che il viaggio, in senso stretto, mi dà molto da fare. La solitudine è molto pesante, ti arriva addosso. Come ho ovviato al problema? Con la musica. Quando viaggio e  sto via molto mi porto dietro il mio studio personale, il mio kit con la master keyboard, il computer e tutto quello che mi serve per poter comporre, scrivere, ideare. Ho sempre la mia reflex, faccio video, reel. I social, in questo senso, mi danno modo di essere un pochettino attaccato al mondo esterno, non soltanto a quello che sto facendo.

  • So che il singolo anticipa il tuo secondo album.

L’album sarà pubblicato nelle prossime settimane. Condensa il lavoro che ho fatto insieme a Unalira Edizioni Musicali e a Piero Cassano come produttore negli ultimi due anni e mezzo. È il secondo album in studio e arriva dopo tantissimi anni. Io iniziai nel 2010 con un primo progetto discografico, dopo l’esperienza di Amici di Maria De Filippi, poi la musica lirica mi ha portato a dover completamente accantonare la parte discografica pop, crossover. Un paio di anni fa, insieme a Piero Cassano, abbiamo riaperto questa strada, ci siamo trovati e finalmente esce questo disco che è il compendium del lavoro che abbiamo fatto dal 2022 fino ad adesso.

  • Su Instagram leggo: “nonostante io sia un artista lirico, credo che etichettarsi sia sbagliato, anche per cercare di rimanere in un mondo spietato e competitivo come quello della lirica”: Quanto è stato complesso emergere nel mondo della lirica e perché lo definisci spietato?

Il mondo della musica classica operistica ha dei canoni molto ben definiti che ti incasellano. Negli ultimi anni c’è stata un’apertura, soprattutto dopo la pandemia. Nella mia esperienza personale, essendo in realtà cresciuto con la musica del mio tempo, non con quella classica operistica, ho sempre cercato di ribellarmi come artista a quello che è l’incasellare una figura professionale che ha anche un’arte, noi siamo artisti e l’artista non lo puoi limitare. Dopo più di dieci anni di carriera mi è stata concessa questa possibilità dal mio management. Di cosa parlo? Quando voglio fare concerti o scrivere canzoni o fare dischi posso farlo e questo non va a nuocere la mia carriera operistica. Questo è il punto focale. Ancora, tuttavia, è difficile che un artista lirico possa anche fare altro. Io ho avuto questa fortuna, ho combattuto per questa libertà e mi è stata data.

  • Immaginavo ci fosse stata questa difficoltà…

Sì, adesso non c’è più nessun problema, anzi è diventato un valore aggiunto. Ma agli inizi, se parliamo del 2012-2013, soltanto l’aver partecipato a un talent generava un pregiudizio. Pregiudizio che poi ho scardinato completamente nel corso degli anni, perché ho cantato in gran parte dell’Europa e in tre continenti. Adesso è un elemento che crea un valore aggiunto ma l’ha creato solo nel momento in cui mi sono fatto le spalle più larghe.

Matteo Macchioni – ph. Stefano Muzzarelli
  • Sono trascorsi molti anni dalla tua partecipazione ad Amici: cosa rimane di quel Matteo lì? Ha raggiunto le sue ambizioni?

Premesso il fatto che mi sento ancora all’inizio nonostante oramai canti da 15 anni, è rimasto tutto quello che è giusto che rimanga: la passione, la fame, la grinta, la voglia di fare, l’andare sempre un pochino controcorrente, il credere in se stessi. Io ho sempre creduto tantissimo in me, anche quando ho sbagliato. Lo sbaglio mi serve per far meglio, per coltivare meglio il sogno, e il sogno lo sto vivendo. Non posso dire che mi manchi qualcosa perché faccio dischi, canto in teatro, riesco a dare sfogo a quella che è la mia passione per la musica.

  • Tu mi dici che sei soddisfatto ma che ti senti anche ancora agli inizi. Quindi ti chiedo: cosa vuoi per il futuro?

Continuare così. Continuare a divertirmi, ad avere passione in quello che faccio, a esplorare sempre nuovi teatri o a ritornare in posti dove sono stato e in cui sono così apprezzato che vengo richiamato. Per esempio, quest’estate sarò all’Arena di Verona con tre produzioni diverse e ho debuttato l’anno scorso in una Turandot che è stata ripresa dalla RAI ed è andata in televisione. Sono stato richiamato e queste sono belle soddisfazioni. Quindi continuare a vivere le mie soddisfazioni e a fare musica anche nell’ambito pop crossover perché è una cosa che mi diverte da matti.

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