“Non Una Di Meno” – a Roma oltre 500 mila: è l’ora di “esserci”

Non Una Di Meno

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“Di fronte a tutto questo saremo ingovernabili, poiché l’unico cambiamento possibile è a partire dalla rivolta permanente, nelle case, nelle strade, sui luoghi di lavoro, ovunque!”

 

Oltre 500 mila persone si sono riversate nelle strade di Roma durante la manifestazione indetta dal movimento femminista e transfemminista “Non Una Di Meno” il 25 novembre, in occasione della “Giornata Internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne”.

Voci che si elevano al cielo, voci che commuovono, voci che diventano sentire comune. Un unico grido rabbioso e straziante “Non una di meno”.

Una marea di colori, suoni, danze, slogan e vita ha reso pulsante la strada che dal Circo Massimo conduce a San Giovanni: non si torna più indietro, la marea non si ferma e il 25 novembre è solo l’inizio.

È ora di lottare, di far sentire forte la propria voce, è l’ora di “esserci”.

Il numero dei femminicidi lesbicidi trans*cidi nel 2023 non si arresta. Secondo i numeri dell’Osservatorio di “Non una di meno”, aggiornati al 25 novembre, sono state 110 le vittime. Tra le persone uccise la più giovane aveva 13 anni e la più anziana 95 anni.

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Inoltre, si contano almeno

  • 1 caso con violenza o stupro prima dell’omicidio;
  • 12 casi con denunce o segnalazioni per violenza o persecuzione nei mesi precedenti;
  • 3 persone uccise erano sex worker;
  • 8 figl* minori che hanno assistito al femminicidio;
  • 46 figl* minori che sono rimast* orfan* in seguito al femminicidio della madre.

33 uomini colpevoli si sono suicidati subito dopo aver compiuto l’omicidio e altri 6 hanno tentato il suicidio. Nella quasi totalità dei casi, l’assassino era conosciuto dalla persona uccisa. In quattro casi l’identità dell’assassino rimane ancora sconosciuta.

In 42 casi l’assassino era il marito, il partner, il convivente. In 15 casi a compiere il gesto è stato l’ex partner da cui la persona uccisa si era separata o aveva espresso l’intenzione di separarsi. Negli altri casi la relazione con la vittima era: figlio, padre, cognato, genero, suocero, collega, conoscente, cliente, amico e in un caso la madre.

In 31 casi le vittime sono morte per accoltellamento, in 27 casi per i colpi di arma da fuoco. Altre cause del decesso sono percosse (9), soffocamento o strangolamento (12), colpi da corpo contundente (4), investimento con l’auto (3), martellate (1), maltrattamenti (1) ed altre. In un caso si sta aspettando l’autopsia per determinare la causa del decesso.

Sono 17 le regioni italiane in cui si registra almeno un caso, 61 le Province. In totale, si contano casi in 89 città diverse.

“Di fronte a tutto questo saremo ingovernabili, poiché l’unico cambiamento possibile è a partire dalla rivolta permanente, nelle case, nelle strade, sui luoghi di lavoro, ovunque!”

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