“Pluslapsus”, il primo album solista di Luca Gallina in arte ‘Gallus”, tra blues, America e praterie sconfinate.

Gallus
“Pluslapsus” è il primo album solista di Luca Gallina in arte ‘Gallus’, chitarrista che ha alle sue spalle moltissime collaborazioni in ambito blues/rock/pop. Parte così il press kit a presentare quello che di fatto è un disco “di quelli di una volta”… quantomeno nell’approccio sonico.
Il comunicato stampa parla di presa diretta e non è difficile immaginare un microfono in mezzo a una stanza mentre una trance ritmico-melodica guida Luca e i suoi 2 compagni in un viaggio di sola andata, Brescia-America.
Ho sentito la presenza di T Bone Burnett in queste tracce, ma anche gli echi di Daniel Lanois in un’insospettabile “Poles inversion”.
C’è questa sensazione molto “sciamanica” che ovviamente fa immediatamente il paio con sorella psichedelia. Ho provato in tal senso ad ascoltare l’album con o senza l’addizione di alcool, non l’ho fatto scientificamente, ma è successo e devo dire che i risultati sono stati curiosi. In entrambi i casi si evince lo spessore artistico, la tecnica che il trio riversa in questo progetto strumentale, ma sicuramente la presenza a sé stessi che dà l’ascolto da sobri non è – personalmente – comparabile con la qualità emotiva delle vibrazioni che arrivano quando invece si è sotto l’effetto di (almeno) 3 bicchieri di un eccellente cabernet sauvignon; perché chiariamolo subito, è questo il vitigno che a mio avviso accompagna in maniera perfetta l’ascolto di quest’opera: elegante, internazionale.
Dentro troviamo il gusto della sperimentazione in purezza che si esprime felicemente, con un senso della melodia innata.
Quello che cerco di dire è che sebbene non vi siano briglie che direzionino la scelta di una via ben precisa, è sempre una via con dentro un cuore quella che Gallus ci fa percorrere, una via comprensibile, anche se a livello di sovrasensibile, una via archetipica. Certamente inusuale, ma non per questo aliena. Ed è questo che mi fa apprezzare “PlusLapsus”: un disco che non sarei mai andato a cercare ma che adesso, una volta trovato, mi permette di guardare fuori dalla finestra, a mezzanotte passata e di vedere nel buio più pesto, come i gatti.
È un’antologia colorata, non ci sono parole, non ci sono testi, ma l’apparato armonico-melodico che ci si presenta è ricco; uno di quei dischi che non si riesce a memorizzare nonostante le decine di ascolti, anche ravvicinati, uno di quelli che ogni volta che lo si accende ti fa dire “questa non l’avevo sentita”.
Pare un sogno, di quelli strani (Enuma Elis) o un film di Lynch… O forse è la stessa cosa. Blues e impressioni di cornamuse.
Sumerica parte ed è l’intro acustica più bella degli ultimi 10 anni. Mi chiedo dove mi trovo. Praterie sconfinate in una mattina di fine estate dopo la pioggia. Poi Luca la fa sterzare e mi porta via… quanto mi arrabbio… Chissà se un giorno o l’altro tornerò a vedere quegli orizzonti da 1 minuto ma lunghi come gli sguardi.
E che direbbe Pino Daniele se sentisse i primi istanti di “X Vibes”? Non lo sapremo mai.
Blues, America, stratificazioni, consapevolezza, libertà, classe. È PlusLapsus, un disco per molti ma non per tutti direbbe qualcuno.
Se fossi un medico lo prescriverei a chi ha perduto l’ispirazione.
Cercatelo, lasciatelo parlare, non fissatevi, non subito almeno, il giusto volume, un bicchiere di quelli buoni e tutto lo spazio per pensare, meglio se da soli e dopo le 22:00.
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Immagini fornite dall’artista Luca Gallina in arte ‘Gallus’
Alessio Montagna
Interessante grazie, scrivi davvero bene 👏👏