Possiamo davvero parlare di Terza Repubblica?

Le elezioni politiche del 4 marzo 2018, hanno trasformato radicalmente lo scenario politico italiano, ridisegnando il Parlamento. Un mutamento che ha portato molti, in primis il leader del Movimento 5 Stelle, Luigi Di Maio, a parlare di Terza Repubblica Italiana. Ma davvero siamo entrati nella terza era repubblicana?

“Inizia la Terza Repubblica, quella dei cittadini”, queste le parole di Luigi Di Maio, leader del M5s, aspirante Presidente del Consiglio che, vittorioso, si è presentato davanti agli italiani. Certamente, quelle del 4 marzo sono state un punto di rottura del “vecchio” sistema politico, quello considerato come il dualismo storico tra il centrodestra e il centrosinistra che ha governato l’Italia negli ultimi venticinque anni. La vittoria netta dei partiti populisti (Lega e M5s), ha dato un chiaro segnale alla politica italiana, quella democratica, liberale ed europeista. Un voto di protesta, che ha preso il sopravvento sull’ideologia.

Tuttavia, è davvero corretto parlare di Terza Repubblica o è una considerazione esagerata? È vero che siamo nel pieno di una svolta storica e partitica epocale, ma è vero anche che non c’è stato alcun cambiamento istituzionale o costituzionale che ci possa spingere a giustificare questa affermazione.

Se andiamo a ritroso, seguendo lo schema partitico/politico, lasciando fuori le mancate modifiche istituzionali e costituzionali, vediamo come la prima vera e propria crisi della Seconda Repubblica, si ebbe nel 2013 con le elezioni politiche, segnando un momento di discontinuità nella tradizione politica italiana, con l’affermazione di un partito anti-sistema, quale lo stesso Movimento 5 Stelle. Anche allora si parlò di Terza Repubblica, tema ripreso subito dopo il referendum costituzionale del 4 dicembre 2016, quando si bocciò la proposta dell’allora Presidente del Consiglio, Matteo Renzi. Ma il richiamo ad una “terza era” così forte e così costante, non c’era mai stato, prima di lunedì 5 marzo 2018.

La Seconda Repubblica Italiana

Per essere certi di parlare o meno di Terza Repubblica, è bene vedere in sintesi come è avvenuto il passaggio dalla Prima (iniziata, come ben si sa, dopo il referendum del 2 giugno 1946, quando gli italiani, per la prima volta, andarono al seggio con il suffragio universale e scelsero la Repubblica, salutando definitivamente la Monarchia che governò nella penisola dal 1861) alla Seconda Repubblica e quale era lo scenario italiano dell’epoca.

Tra il 1992 e il 1994 abbiamo avuto (forse) la più grande svolta della storia repubblicana italiana. Con lo scandalo di Tangentopoli e con la conseguente indagine di Mani pulite e la scomparsa della Democrazia Cristiana e del Partito Socialista Italiano, si delineò un nuovo scenario politico: l’ascesa in campo di Berlusconi con la fondazione di Forza Italia e l’ingresso nel Parlamento della Lega Nord e del suo fondatore Umberto Bossi, portò molti giornalisti a scrivere dell’avvento della Seconda Repubblica Italiana.

Ma la vera svolta si ebbe nel 1993, quando da un sistema elettorale proporzionale l’Italia passò a un sistema maggioritario. La legge elettorale, chiamata “Mattarellum”, avrebbe dovuto favorire il bipolarismo, assicurando l’alternanza al governo tra destra e sinistra. Alternanza che era totalmente mancata dalla nascita della Repubblica, poiché la DC ebbe sempre una maggioranza relativa e, caparbiamente, strinse ogni volta alleanze strategiche. Alleanze che garantirono al partito cattolico un peso in tutte le legislature, fino al 1992.

Oltre che uno stravolgimento politico, la nascita della Seconda Repubblica è stata caratterizzata da pesanti cambiamenti sociali. Ricordiamo la morte dei magistrati Falcone e Borsellino nel 1992, che ebbero un impatto notevole nell’opinione pubblica. Pensiamo anche all’avvento di internet o allo strapotere della televisione, con i suoi talk show, i cosiddetti “salottini televisivi”, dove i cittadini erano spettatori del dibattito politico, spesso molto acceso, tra leader di partiti divergenti. Per la prima volta la politica sembrava più vicina ai cittadini.

Ma, nonostante questi cambiamenti, anche venticinque anni fa non ci fu alcun cambiamento costituzionale. Eh si, la Carta del 1948, redatta dai nostri padri costituenti, rimase anche allora intatta, senza stravolgimenti. Eppure, si è sempre parlato di Seconda Repubblica, trainata dalla discontinuità politica e dai mutamenti partitici. E allora, se la storia insegna, seguendo l’evoluzione politica del nostro paese, possiamo davvero parlare di Terza Repubblica. Tuttavia, aspettiamo la nascita del nuovo Governo e quella della XVIII legislatura.

Isabella Insolia

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