Quella volta che a Togliatti dovettero regalare un cappotto nuovo

Leggenda narra che a Palmiro Togliatti, indimenticato leader del Pci, gli uomini del suo partito avessero dovuto regalare un cappotto nuovo, dato che il loro capo girava sempre con lo stesso, stinto e ormai consunto.

Sono lontani anni luce quei tempi rispetto alle notizie quotidiane, a cui siamo assuefatti, del politico di turno, destra sinistra centro, nord sud ovest, regione, governo o provincia, che rubacchia come può di qua e di là.

Ancora più lontani i tempi in cui Pericle scriveva nel suo discorso sulla democrazia ateniese: “Qui il nostro governo favorisce i molti invece dei pochi: e per questo viene chiamato democrazia. Qui ad Atene noi facciamo così. Le leggi qui assicurano una giustizia eguale per tutti nelle loro dispute private, ma noi non ignoriamo mai i meriti dell’eccellenza. Quando un cittadino si distingue, allora esso sarà, a preferenza di altri, chiamato a servire lo Stato, ma non come un atto di privilegio, come una ricompensa al merito.” I migliori, dunque, venivano premiati con la gestione della cosa pubblica, ma non di certo per soldi o come privilegio, bensì come ricompensa perché appunto di dovere e onore si trattava.

Oggi non sono di certo i migliori ad essere saliti alla gestione della res pubblica. Oggi i migliori, spesso, si disinteressano delle vicende politiche, rintanandosi in un’élite intellettuale eremitica, quasi offesa da questa debacle culturale e valoriale. Oggi i migliori scappano via, all’estero lontani, ricercando un’oasi che possa ancora garantire loro un piccolo spazio.

Tra i migliori che ci sono rimasti, però, a dispetto dell’età e dei problemi di vista, c’è lui Andrea Camilleri, il cui sguardo sul mondo resta, invece, lucidissimo e privo di filtri. In una recente lectio magistralis tenuta al Liceo Classico Empedocle di Agrigento, rivolgendosi ai giovani ha esortato a non estraniarsi del tutto dalla politica e, tuonando contro Renzi e Grillo, li ha invitati a non credergli, definendoli senza mezze misure dei “cadaveri”.

In effetti è preoccupante il totale disinteresse dei giovani verso la politica; certo perfettamente comprensibile, visto che ormai riguarda la maggior parte dell’elettorato di qualsiasi orientamento, età, religione e sesso; ma preoccupante. I tradizionali canali di partecipazione vengono, ormai, vissuti come degli autentici “gerontosauri”, mi si concederà il neologismo esemplificativo di dinosauri particolarmente invecchiati.

I sindacati sono qualcosa di fumoso, avvolto nella nebbia del sessantotto, percepiti come campo di nostalgici comunisti con il sigaro in bocca e le mani in pasta. Nei confronti dei partiti politici, i giovani non nutrono, a ragione, nessuna fiducia, preda di opportunismo, clientelarismo e magna magna. Ma come dargli, come darci, mi ci includo, torto.

Togliatti nutriva un rispetto talmente elevato per le istituzioni da cercare di ridurre al minimo l’utilizzo dei soldi pubblici per sé stesso. Oggi ci ritroviamo Formigoni, condannato a sei anni dai giudici per corruzione, potendosi leggere nella sentenza che lo stesso ha agito “in modo particolarmente callido e spregiudicato, per fini marcatamente di lucro e con grave danno per la Regione”. Come sentirsi rappresentati da chi spendeva milioni destinati alla sanità, in festini alle Maldive e cene extralusso, quando magari nel proprio quotidiano si lotta e si lavora per spuntare 500/600 euro al mese, quando va bene?

Eppure Camilleri ha ragione. Non ci si può totalmente estraniare perché di certo così si fa solo il gioco della classe oligarchica che ha totalmente assunto il controllo della situazione politica attuale, il cui schema di depotenziamento e depauperamento della classe media è in atto ormai da anni e anni.

La lotta di classe esisteva e attualmente l’hanno vinta i ricchi, come lucidamente analizza Marco Ravelli in un suo saggio. La stanno vincendo finanzieri senza patria, oligarchi, investment bankers, oscuri padroni di società di gestione del risparmio. La stanno vincendo i Rupert Murdoch, i Warren Buffet, i Soros, i Rockfeller, in Italia i vari Berlusconi, Montezemolo and co. E lo stanno facendo eliminando qualsiasi forma di protezione e tutela verso il lavoro, immobilizzando totalmente l’ascensore sociale, creando un divario sempre più ampio tra ricchi e poveri. “Effetto Pinketty” viene definito, dall’economista che più compiutamente l’ha analizzato.

A farne le spese più di tutti in questa situazione sono i giovani. Ma non bisogna cedere alla tentazione di credere che tutto sia perduto o che il nichilismo sia, ormai, vittorioso. In Inghilterra, i millennians stanno tornando ad interessarsi e a partecipare alla vita politica della nazione aggregandosi intorno ad un vecchio uomo di sinistra, più moderno di molti altri presunti giovani politici, come Jeremy Corbyn. È il segnale che quello che realmente serve a dare una scossa sia qualcuno che ridia fiducia e voce a chi è stata totalmente tolta. Qualcuno che come diceva Pericle serva con onore la democrazia.

Come, però, giustamente sottolinea Camilleri non possono essere i vari Renzi e Grillo a rappresentare questa inversione di rotta. Non possono esserlo, aggiungo, i vari Di Maio, Salvini o Di Battista. È vero che all’orizzonte sembra ci sia il deserto, ma credo fortemente che la società civile sia molto migliore della rappresentanza che si ritrova, che i giovani di oggi, tra duro lavoro, distacchi da casa e sradicamenti forzati, investimento continuo sulla propria preparazione e tanta, forse troppa pazienza, siano migliori della voce che è stata tolta loro. Ma quella voce bisogna convincersi a tirarla fuori per evitare quello che sta avvenendo, un mondo sempre più iniquo e povero, non tanto di denaro, ma di idee, di aspirazioni e di mezzi per esprimere sé stessi.

Annarita Lardaro

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