Recensione del cortometraggio “Hungry Bird” di Raffaele Romano con Dominic Chianese e Giovanni Arezzo. “Sono affamato, non sono cattivo”

“Hungry Bird”, scritto e diretto da Raffaele Romano e già vincitore del premio Best Indie Short al Los Angeles Film Award, con gli interpreti Dominic Chianese e Giovanni Arezzo, è un’opera che mette in scena l’insalubrità di una società dominata dalla mancanza di empatia per il prossimo e la disperazione a cui può giungere un uomo nel momento in cui la sua stessa dignità di “esistente” gli viene negata.

Uccelli insanguinati su piume chiare: cosa mai è di più potente come impatto visivo di questa inquadratura per descrivere la “corrosione” di una comunità non in grado di essere tale, in cui il più forte o la massa di più deboli insieme possono “uccidere” nell’animo e nella dignità l’altro?

Giovanni Arezzo, interpreta un clochard, un senzatetto, un uomo che dorme in strada, sui cartoni. Una birra e una sigaretta a fargli compagnia, l’espletamento dei suoi bisogni fisiologici in strada e la ricerca costante di cibo nei cassoni della spazzatura accompagnano il suo vivere. È un uomo affamato, disperato, perso. Un uomo il cui sguardo sembra cercare di spingersi oltre, di non osservare l’indifferenza della gente, insensibile alle sue richieste di aiuto e alla sua disperazione. L’inquadratura segue i suoi movimenti, il mondo circostante diviene solo cornice dell’introspezione umana.

Giovanni Arezzo

“Sono affamato, non sono cattivo: queste le sue parole per tentare di trovare uno spiraglio in una società composta da individui in cui l’angoscia dell’altro è nulla. Come se essere povero, mal vestito e sporco potesse far assurgere il pensiero che quell’uomo sia anche cattivo.

Accanto al clochard, sopraggiunge nell’opera la presenza di un uomo anziano, Dominic Chianese (Zio Junior de “I Sopranos” e Johnny Ola de “Il Padrino” pt.2); egli seduto su una panchina dona quel pane tanto agognato a dei piccioni, animali che divorano il suo cibo e non solo, senza discernere tra il male ed il bene.

La crudeltà dei piccioni è metafora della medesima crudeltà dell’uomo che li sfama. Crudeltà che, in modo inaspettato, avrà delle ripercussioni letali; il richiedente ed il richiesto ribalteranno i loro ruoli, a comunicarci che chi non dà non può neanche ricevere, anche se si tratta del suo bene più caro: la vita.

La musica e i rumori in sottofondo di una città caotica ma silenziosa per chi in quella società ha perso ogni cosa enfatizzano la narrazione, dandole ancora più pathos.

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Scritto e diretto: Raffaele Romano

Interpreti: Dominic Chianese, Giovanni Arezzo

Dop: Richard Osborne

Sound mixer: James Tocher

1AD and Editor: Daniele Nania

Make-up: Brooke Lee Davis

Costumi: Sarah Pollicita

Vfx Artist: Salvatore Lo Cascio

Musica: Giovanni D’Allò

Sound Design: Vera Sorrentino

Production Assistant: Kira Dhaliwal

Producer: Raffaele e Giorgio Romano

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