Recensione del film horror “Post mortem” del regista Péter Bergendy, in concorso al Trieste Science+Fiction Festival.

Post mortem

Post mortem

In concorso al Trieste Science+Fiction Festival l’opera cinematografica “Post mortem” del regista Péter Bergendy.

Il film, di genere horror, è ambiento sul finire della Prima Guerra Mondiale, nel 1918.

La miseria, i combattimenti e la febbre spagnola hanno causato molteplici morti su tutto il territorio ungherese. I cadaveri, a causa del gelo invernale, non possono essere seppelliti, rimanendo per lunghi periodi allo scoperto, in stalle e fienili.

Il protagonista della storia è Tomás (Viktor Klem), un ex soldato, giunto in Ungheria dopo aver combattuto in guerra ed essere “ritornato dal regno dei morti”. Dopo 6 mesi dalla “salvezza miracolosa” l’uomo dedica le sue giornate alla fotografia: ritrae i defunti per regalare ai vivi un’ultima immagine, un ricordo da custodire.

Anna (Fruzsina Hais), una ragazzina di 10 anni, si avvicina a Tomás, incuriosita e non intimorita dell’attività svolta dall’uomo: gli propone di recarsi nel suo villaggio dove i morti, non ancora seppelliti, sono tanti.

Tomás non vorrebbe accettare il lavoro in un luogo lontano e sperduto ma il volto di Anna è identico a quello della sua salvatrice, della presenza che, nel momento in cui stava per esalare l’ultimo respiro, lo ha riportato alla vita miracolosamente, apparendogli nel campo di battaglia.

L’arrivo nel tetro e silenzioso villaggio condurrà l’uomo non solo nel mondo dei morti, ma, soprattutto, in quello degli spiriti: presenze che stanno condannando gli abitanti a una morte agghiacciante.

Tomás, insieme ad Anna, indagherà per comprendere il motivo della presenza dei fantasmi che nelle sue fotografie diventano visivamente reali.

Il regista rappresenta in Post Mortem un mondo povero in cui le superstizioni rendono la vita delle persone un lungo e tortuoso cammino per una fine ineluttabile; lo stesso Tomás, dopo un iniziale accoglienza benevola, diviene fautore, per gli abitanti, dell’ira degli spiriti.

La fotografia desaturata (András Nagy), le atmosfere gelide di una terra coperta dal freddo e dal gelo, consentono al film di divenire un’opera visivamente gradevole, pur se non innovativa per storia ed effetti scenici. In Post Mortem, infatti, vengono utilizzati tutti gli elementi tipici del genere horror, oramai troppo sfruttati: questo non consente mai la percezione, nello spettatore, della sorpresa e della paura.

L’interpretazione attoriale non facilita lo svolgimento della storia: nessuno degli attori, infatti, riesce a sostenere il ritmo narrativo che silente e agghiacciante avrebbe dovuto condurre all’attesa, all’interrogativo e al terrore.

 

Sceneggiatura/Screenplay Piros Zánkay
Fotografia/Cinematography András Nagy
Montaggio/Editing István Király
Suono/Sound Gábor Balázs
Musica/Music Attila Pacsay
Interpreti/Cast Viktor Klem, Fruzsina Hais, Judit Schell
Produttori/Producers Ábel Köves, Tamás Lajos
Produzione/Production Szupermodern Studio
Distribuzione internazionale /International
Distribution National Film Institute Hungary

Iscriviti alla newsletter settimanale per rimanere aggiornato su tutti i nostri articoli!