Recensione del libro “Kafka sulla spiaggia” di Haruki Murakami.

Premetto che riassumere un libro come Kafka sulla spiaggia di Murakami sia oltre modo impossibile: la storia è talmente avviluppata in simbolismi e metafore da renderla quasi un’opera filosofica. Tuttavia cercherò di fare del mio meglio: la trama abbraccia le esistenze di due personaggi distinti, nella fattispecie di un ragazzo di quindici anni scappato di casa per sfuggire ad una ancestrale maledizione del padre e un anziano signore di Tokyo che, a causa di un misterioso incidente da bambino, ha perso la capacità di scrivere, leggere e concentrarsi su argomenti impegnativi, ma ha acquistato in cambio la capacità di parlare con i gatti e far piovere pesci e sanguisughe dal cielo. Credo che questi elementi bastino per incuriosire il lettore e dunque non mi dilungherò oltre nella descrizione della trama.

Il punto forte di questo libro è l’assenza di spiegazione delle metafore e simbologie utilizzate. Forse un pubblico giapponese è più avvezzo a questo stile letterario che si basa su enigmi metaforici e sulla dicotomia detto/non detto, mentre potrebbe lasciare un lettore occidentale con un amaro in bocca. Tuttavia, Murakami gestisce con sapienza il fatto di non rivelare nulla al lettore che potrebbe spezzare l’incantesimo della simbologia del romanzo e non lascia trapelare il minimo indizio che possa orientare il lettore verso la chiave per decifrare la trama dell’opera.

Kafka sulla spiaggia parla di tutto e di niente allo stesso tempo, creando un perfetto equilibrio tra realtà e immaginazione (direi a tratti angosciante). La perfetta traduzione dal giapponese all’italiano non disturba minimamente il ritmo di lettura che si fa ad ogni capitolo sempre più incalzante e ricco di strati su strati di dettagli all’apparenza di poco conto che però poi si mescolano nell’impasto della trama. Mi ha inoltre colpito come ogni singolo personaggio del libro abbia spessore nella trama, non sempre allo stesso modo. Ogni personaggio è un pezzo del puzzle della trama e ha un suo spazio assegnato che arricchisce lo spessore della storia. Inoltre, Murakami intreccia diversi generi e topoi letterari nella stessa opera: Bildungsroman, tragedia greca, genere horror, sentimentale e thriller nello stesso volume dialogano tra di loro senza mai emergere in modo prepotente.

Un’ottima lettura che consiglio a chi vuole esplorare lo stile narrativo del Giappone.

Martina Seppi

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