Recensione del romanzo “Come una fenice” di L. Cassie

Cari lettori oggi voglio parlarvi del libro “Come una fenice” della giovane autrice L. Cassie.

Trama

Dafne Ranieri si è laureata in lingue, ma a causa della crisi economica, che regna sovrana sul territorio italiano, non riesce a trovare alcun tipo di lavoro, nemmeno una piccola occupazione che possa tenerla lontana dalle mura domestiche nelle quali da sempre regna il caos. Così, senza pensarci troppo, decide di dare inizio a un nuovo capitolo della sua esistenza andando a fare la ragazza alla pari nella storica Berlino, lasciandosi alle spalle ogni sorta di problema e preoccupazione. Andreas Hoffman è il ragazzo senza speranza, il ragazzo arrabbiato con il mondo intero, chiuso nel suo tunnel buio dal quale non riesce a uscire. Ma poi intravede una luce, una figura dai capelli lunghi, la pelle candida e… l’accento italiano. E tutto sembra tingersi di un altro colore. Resta solo un problema da risolvere: Andreas non può più innamorarsi, una promessa lo lega ancora a una certa Sophia.

Inizio con il dire che è un libro scorrevole, di facile lettura e semplice da leggere. La storia racconta l’incontro/scontro di due giovani con vite diverse ma vicini nei sentimenti: senso di colpa, paura, desiderio, amore sono caratteristiche facenti parti di entrambi, anche se vissuti in modi differenti.

Il libro si legge attraverso le parole e i pensieri dei due protagonisti: infatti il romanzo è intervallato dalle parole sia di Dafne che di Andreas.

Il genere è romance ma tuttavia ammetto di vederlo più adatto ad un pubblico di adolescenti: questo in quanto ciò che effettivamente avviene nelle 304 pagine del romanzo è poco ed è superficiale il modo in cui i due protagonisti arrivano alla conclusione di amarsi: molto più vicino ad un modo di fare adolescenziale.

La storia, nel complesso, avrebbe potuto essere molto più interessante, in quanto gli elementi al suo interno sono molteplici ma sarebbe stato necessario un maggiore approfondimento di essi: la malattia del fratello di Dafne e il rapporto con e tra i genitori, i sensi di colpa di Andreas per la morte del padre e della fidanzata e il suo rifiuto alla vita.

L’autrice inizia il libro citando un pezzo di canzone di Rocco Hunt ‘Na vota ancora, che è esplicativo di ciò che l’autrice voleva raccontare ed è riuscita a fare ma non del tutto:

“Ti chiedo scusa se non sono come mi volevi,

hai fatto il massimo per me,

la colpa è del destino.

Mamma, io devo scappare,

non posso restare fermo,

questi fantasmi danno addosso

e quest’esistenza diventa un inferno.

Non sono il figlio che forse tu ti aspettavi…

Mamma, io ti saluto, è l’ora di partire,

scusa se sono scappato.

La gioia mia è distante,

un biglietto tra le mani mi porta lontano.”

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