Recensione del romanzo “La piccola casa dei ricordi perduti” in uscita oggi 29 giugno

Cari lettori e lettrici oggi il blog partecipa al “Review party” in occasione dell’uscita del romanzo “La piccola casa dei ricordi perduti” di Helen Pollard, edito in Italia da Newton Compton Editori.

Ho avuto modo di leggere il libro in anteprima per fornirvi una recensione circa il suo contenuto.

La trama è molto semplice: Emmy, giovane donna in carriera, in vacanza con il fidanzato commercialista Nathan per ritrovare la sintonia di un tempo, viene tradita da lui con Gloria, moglie del proprietario della pensione in cui alloggiano. Il proprietario, Rupert, uomo di mezz’età ma molto energico, nel frattempo si fa male e nonostante il tradimento e il successivo abbandono di Nathan che va via con Gloria, Emmy decide di rimanere nella pensione per aiutarlo nella sua gestione  per tutta la restante parte della vacanza.

Le prime 100 pagine del libro sono scritte in modo didascalico e come una mera lista di eventi che susseguendosi conducono il lettore attento a comprendere l’evolversi della storia e della sua scontata fine.

Successivamente, nonostante, la trama e il suo finale si siano già svelati e non riservino sorprese, il romanzo si fa più interessante. Nello specifico ad attrarre non è più la figura di Emmy bensì tutto ciò che dovrebbe fare da cornice.

La bella pensione nella campagna francese dal nome singolare e poetico La Cour des Roses trascina il lettore in un’atmosfera quasi fiabesca, popolata da Rubert,  figura interessante e suscitante interrogativi circa la sua vita e il suo passato.

Anche Emmy rimane affascinata dalla bella pensione, quasi a spingerla a soffrire al pensiero dell’imminente distacco:

<<No, non è stupido. Alcuni posti… diventano parte di noi, n’est -ce pas? Qui>>. Si appoggiò una mano sul cuore. <<Forse per te dovrebbe chiamarsi Le Coeur des Roses: il cuore delle rose!>>.

Oltre alla bellezza del paesaggio esterno ciò che suscita un sentimento di meraviglia è l’allegra e variegata combriccola di persone che attorniano Rubert e la cittadina; persone che fanno dell’amicizia e dell’aiuto reciproco un impegno serio da adempiere, regalando la loro disponibilità anche alla sconosciuta Emmy, che viene accolta come un’amica da proteggere e amare. La contrapposizione tra la città, popolata da uomini diffidenti e ligi agli impegni, e il paese, dove chi vive dà priorità alle emozioni è evidente.

Molti sono gli aspetti negativi del romanzo: non solo la trama banale ma anche la descrizione superficiale di alcuni personaggi che purtroppo rimangono sullo sfondo, mentre avrebbero dovuto avere maggiore rilevanza. La scrittrice afferma che ci sarà un sequel; mi auguro che ci saranno dei miglioramenti negli aspetti che considero più deboli.

“Pensai alla Cour des Roses e alla sua confusione. All’accozzaglia di ninnoli moderni, di costosi pezzi di antiquariato e di vecchio ciarpame di buon gusto. A Rubert che preparava gli impasti sul tavolo di pino scheggiato. Alla meravigliosa macchina del caffè scintillante. Alle passeggiate fino al recinto delle galline, stringendo l’espresso e respirando il profumo dei fiori, all’erba umida tra le dita dei piedi. Allo studiolo con la scrivania antica e i cuscini soffici e l’eclettico assortimento di libri. La Cour des Roses era una casa”.

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