Recensione del romanzo “La testa” di Elchin, uno dei più noti letterati dell’Azerbaigian.

Autore: Elchin
Titolo: La testa
Traduzione di Olga Mazzina

Pagine: 204
Prezzo: 16,00 €

http://www.sandrotetieditore.it/project/elchinla-testa/

“La testa”, edito dalla casa editrice Sandro Teti Editore, è un romanzo scritto da uno dei più grandi letterati dell’Azerbaigian: Elchin.

Il libro è ambientato tra il XVIII e il XIX secolo e racconta le vicissitudini dei regni della Georgia e dei khanati dell’Azerbaigian, contesi tra lo zar, il sultano e lo shah, prima di essere assoggettati dall’impero russo.

Nello specifico la storia si concentra sul piccolo khanato di Baku, governato da Husseinkuli Khan e ad un passo dal diventare territorio russo.

L’autore come premessa dell’opera scrive che la vicenda non è corrispondente al vero, anche se “nella narrazione ci sono non pochi eventi perfettamente corrispondenti alla storia e storicamente importanti”.

Il libro incomincia nel piccolo territorio di Baku; è in corso il “divano” ovvero una riunione tra le più alte cariche del khanato per decidere le sue sorti: assoggettarsi ai russi oppure tentare la resistenza.

Husseinkuli Khan sembra rendersi conto che, ormai, il destino di Baku è deciso: diverrà territorio russo. Accanto ad egli troviamo personaggi che diverranno fondamentali nella narrazione, tra cui Mahmud Beq, nipote di Khan e Mullah Muzaffar.

“La scelta non c’è. Su un piatto della bilancia si trova l’ultimatum di Tsitsianov che umilia il nostro onore, sull’altro la perdita e la devastazione, la morte del nostro popolo. Non vedo altra via se non quella di subire l’offesa e consegnare le chiavi di Baku al luogotenente… Un’altra possibilità di difendere la città di Baku e i suoi abitanti non c’è…”

Mahmud Beq contrasta l’idea dello zio, non vuole arrendersi ai russi, e nello specifico al governatore Tsitsianov, il quale, infatti, verrà decapitato poco dopo, al momento della consegna di Baku nelle sue mani.

La sua testa diverrà simulacro delle vicende dell’Azerbaigian e del khanato di Baku.

La testa, infatti, diverrà oggetto di favori e di politiche interne, di desideri inconsci e fautrice, forse, di un aiuto e di un cambiamento nella storia. Verrà deciso che essa andrà consegnata a Babà Khan/Fatali Shan per ottenere il suo favore e quindi un aiuto (proposta fatta da Mullah Muzaffar).

“Proprietario della testa, tu bruci nella geenna di fuoco, non può esserci alcun dubbio: è il risultato dei tuoi misfatti, perché, lasciando la tua casa, il focolare, arrivi e spargi il sangue sulla terra altrui, copri di fuoco villaggi e città, privi la povera gente perfino di un pezzo di pane – e non risponderai di quel che hai fatto? Non è possibile: in cielo c’è QUALCUNO, che tutto vede e tutto valuta. Il mondo non si basa sul dispotismo.”

“La testa” non è solamente un romanzo che riporta una vicenda storica o meno bensì consente di conoscere i pensieri più reconditi dei protagonisti, i quali appaiono scissi tra la dimensione reale e quella atemporale. Tuttavia, la narrazione non è di semplice lettura: i troppi salti temporali, tra passato e presente, distraggono il lettore e creano confusione. Personaggi scomparsi e assassinati ricompaiono sulle pagine del romanzo vivi e con pensieri propri, mentre poche righe dopo sono nuovamente morti e non più esistenti.

Il destino e l’inconscio appaiono elementi imprescindibili della vita di uomini che delle lotte e delle morti hanno fatto esistenza e che, all’apparire di momenti importanti, ascoltano la loro anima parlare alle menti, smettendo di essere così lontani dal comune.

“Nella SUA sostanza intangibile e imponderabile nasceva la sensazione che l’uomo, in quella dimensione visibile, uscendo dal grembo materno, senza saperlo, inconsapevolmente, aspirava solo alla morte, perché solo la morte libera l’uomo dall’inutilità della dimensione visibile, dei ricordi e dalla sequenze che si alternano, dalle lotte insensate, da desideri e sogni, dall’insensata felicità, dall’insensata disgrazia, dall’insensata gioia e dall’insensato dolore”.

 

BIOGRAFIA

Elchin (Elchin Ilyas oglu Efendiyev) è uno dei più noti letterati dell’Azerbaigian. Figlio dello scrittore Ilyas Efendiyev, diventato un classico della letteratura nazionale. Elchin nasce a Baku nel 1943. Professore universitario, autore di numerosi saggi, monografie e opere teatrali, tradotti in ben ventitré lingue. Eletto più volte deputato del Parlamento azerbaigiano, ha rivestito per lungo tempo l’alta carica di vice Primo ministro della Repubblica.

 

Romanzo fornito da Sandro Teti Editore

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