Recensione dello spettacolo teatrale “Astor, l’Assassino del Tango “, al Teatro Trastevere
Astor, l’Assassino del Tango
Scritto e diretto da
Emanuele Bilotta
esclusivamente
20-21-22 DICEMBRE ORE 21
con
Alberto Brichetto
Maria Claudia Pesapane
Astor Piazzolla, l’uomo del Tango.
Musicista argentino dalla forte passionalità, incarna il rivoluzionario perfetto, quello senza armi.
Quello che alla fine vince, imbracciando il suo Bandoneon.
“Astor, l’assassino del Tango” pone al centro della sua poetica, il viaggio di Piazzolla da giovane tirapugni nelle vie di Little Italy a New York, a musicista di fama mondiale e del Tango, da colonna sonora di duelli in punta di gaucho e amori clandestini nei postriboli di Buenos Aires, a musica acclamata in tutti i teatri.
“Tutto accade in una notte, l’ultima di Piazzolla. Avviene in un luogo a lui familiare, ma che appartiene ad un tempo lontano. L’ultima notte e l’ultima bottiglia di Whisky. In questo tempo Astor rivive la sua vita, le sue battaglie: il suo rapporto con la Musica. Amante, sorella, madre consolatrice, nemica. Musica è lì, presente a volte come ombra silenziosa, altre come eco dal passato, altre ancora così vera da farsi carne, ad accompagnare Astor nel suo ultimo viaggio.”
È il racconto di una Argentina povera, di migranti allo sbando, di mamme italiane che allattano sogni di gloria. Il racconto di un abbraccio che cura i mali dell’anima, in una terra senza terra, dove si suona per non piangere.
È il racconto della New York di Jack La Motta, John Pomponio e Joseph Campanella. Della Parigi di Andrè Lothe, Nadia Boulanger, Jean Morou.
È il racconto del piccolo Astor, giacca blu e pantalone bianco di flanella, con in mano un bandoneon regalatogli da suo padre, Vicente, mentre sogna di suonare l’armonica del negozio Macy’s.
Il racconto di chi gli ha dato del fallito, dell’assassino, del traditore, perché le visioni di un rivoluzionario vengono colte male da chi è ancorato ad un passato in bianco e nero. È il racconto di Musica, sempre presente, croce e delizia di un uomo che le ha dato carne, vibrando a ogni nota, sui palchi di ogni angolo del mondo.
“Astor, l’Assassino del Tango”, scritto e diretto da Emanuele Bilotta, vede in scena Alberto Brichetto, già in scena con Bilotta, lo scorso giugno al teatro Trastevere con lo spettacolo “Spettinata”, nei panni di Astor Piazzolla e Maria Claudia Pesapane, in scena lo scorso settembre, come Yerma, al Teatro Marconi, nei panni di Musica.
Un unico Tango a due, fino all’ultimo respiro, perché:
“Oggi che Dio smette di sognarmi, verso il mio oblio andrò per Santa Fè, so che al nostro angolo già ci sei tu, vestita di tristezza fino ai piedi …”
Recensione
Lo spettacolo è carino da vedere, soprattutto per questo periodo di feste. Purtroppo, però, per chi non conosce la storia di Astor Piazzolla, è difficile comprendere la sua totalità.
Sulla scena un monologo contrapposto alla danza e alle poche parole di Maria Claudia Pesapane, che interpreta la Musica, e prova a rendere l’intensità della melodia con i suoi movimenti. La melodia e l’intensità del tango, tuttavia, non trovano, del tutto, la giusta manifestazione, anche, nel ballo.
Alberto Brichetto impersona Astor e sul palco ci presenta la sua storia, piuttosto frammentata: solo a metà spettacolo si comprende appieno che il protagonista è un musicista di tango.
La rappresentazione è intimista, le luci soffuse, gli intenti buoni e la musica avvolgente; tuttavia non sono stata in grado di comprendere quale fosse il vero messaggio celato nella messa in scena: cosa si voleva comunicare?
Interessanti sono i ballerini, facenti parte della scuola Labor Tango che introducono e terminano lo spettacolo con la loro danza.