Riccardo (Lunga Vita al Re) GENESI, ASCESA E DECLINO DI UN UOMO DEFORME al Teatro Cometa Off fino al 4 febbraio

Teatro COMETA OFF

31 gennaio – 4 febbraio 2018

Riccardo (Lunga Vita al Re)

GENESI,  ASCESA E DECLINO DI UN UOMO DEFORME

Il nuovo progetto della ‘COMPAGNIA GIOVANI’ ATR Sofia Amendolea, con la regia di Paolo Alessandri, continua la sua tournée nazionale nella accogliente cornice Romana del Cometa OFF.

Regia: Paolo Alessandri

Cast: Sophia Angelozzi, Ilaria Arcangeli, Alessandra Barbonetti, Selena Bellussi, Stefano Bramini, Lucrezia Coletti, Daniele Flamini, Eleonora La Pegna, Gabriele Namio, Sara Roscetti.

La ‘Compagnia Giovani’ ATR Sofia Amendolea, sotto la guida del Regista Paolo Alessandri e interamente composta da attori under 30, porta in scena con ‘Riccardo (Lunga Vita al Re)’ un CAST PLURIPREMIATO che ha ricevuto, tra il Maggio 2016 ed il Giugno 2017, ben quattordici PREMI INTERNAZIONALI, ottenuti per l’ultima produzione ‘The Farm’ (diretta dallo stesso Alessandri) andata in scena in nove Festival Internazionali di 8 differenti nazioni: Polonia, Francia, Macedonia, Serbia, Repubblica Ceca, Marocco ed Egitto.

‘Riccardo’ è un uomo solo. Un combattente di nobili origini, un Principe d’Inghilterra, che però ha avuto in sorte un Fato crudele: quello di essere un MOSTRO nel vero senso del termine.

Nella oscura e superstiziosa Inghilterra medievale, Riccardo di Gloucester, nobile rampollo della casata degli York, viene al mondo prematuro. Nel panorama culturale del medioevo cristiano la deformità viene vista come un marchio del Demonio ed il giovane Riccardo cresce infatti nell’emarginazione, sentendo su di sé gli effetti di questa demonizzazione. Fino a quando non sceglierà di ‘sposarla’: divenendo finalmente, a tutti gli effetti, quel MOSTRO che tutti credono egli sia.

Il Focus registico dell’adattamento prende piede da una semplice intuizione: William Shakespeare, durante la sua prolifica vita, non sì è mai autodefinito come ‘Autore Classico’; al contrario egli ha sempre vocato le sue Opere (anche quando le ambientava in epoche pre-Elisabettiane) nel descrivere vizi e virtù dell’umanità a lui contemporanea.

Racconta il Regista Paolo Alessandri: “Una volta rimossa la polvere del cosiddetto ‘Stile Classico’ (uno stile che Shakespeare, grande innovatore, probabilmente oggi non avrebbe condiviso), “Riccardo III” si rivela essere un’opera al contempo Epica ed Umana, Avventurosa e Psicologica, addirittura Psicoanalitica, se consideriamo i due magistrali monologhi di Riccardo che aprono e chiudono la tragedia. La regia dell’adattamento non modernizza il testo shakespeariano, bensì la recitazione degli Interpreti che lo portano in scena. La Parola è la vera regina dello spettacolo. Una parola a volte poetica, a volte violenta e sprezzante, ma sempre Asciutta e Vera. Ogni tentazione di adottare orpelli e vezzi recitativi viene eliminata dal palcoscenico.”

Un palcoscenico sul quale, grazie anche alle attente azioni coreografiche, alle canzoni cantate dal vivo dai giovani e bravissimi interpreti, alla scenografia essenziale e minimale, alla purezza monocroma dei costumi, alle luci nette e contrastate, viene a costruirsi nel corso dello spettacolo una nuda e poetica ‘macchina infernale’, che vedrà Riccardo – carnefice per eccellenza – divenire vittima della propria stessa crudeltà.

Recensione

Uno spettacolo con un inizio suggestivo grazie alla musica e all’interpretazione degli attori che pur rimanendo seduti riescono a far leggere allo spettatore le emozioni raffigurate.

Riccardo, interpretato da tre attori contemporaneamente, è un uomo deforme e crudele, disposto per il potere ad uccidere non solo i nemici ma anche i componenti della sua stessa famiglia. Gli attori, personificanti Riccardo, riescono a creare nello spettatore ribrezzo, attraverso la figura storpiata e claudicante.

In atto sulla scena il gioco del potere; per esso si è disposti a tradire, uccidere ed ingannare.

Lo spettacolo alterna momenti di pathos ad attimi di umorismo derivante dall’irrisione con cui Riccardo vive la sua esistenza.

Gli attori sono dotati di talento e riescono a rappresentare le molteplici sfaccettature dei personaggi, tuttavia un limite dello spettacolo risiede nella sua confusione, dipendente dalla similitudine nel vestiario e dall’interpretazione di personaggi maschili da parte delle attrici.

Lo spettacolo fa della corporeità il suo elemento chiave e le melodie, cantate dalle leggiadre voci delle interpreti, lo rendono, a tratti, misterioso; tuttavia non riesce a coinvolgere del tutto lo spettatore, mancando di una vera potenza nell’adattamento del testo di Shakespeare.

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