Roma, emergenza abitativa. Stallo per l’assegnazione degli alloggi agli sfollati di via Curtatone. Tensioni al Tiburtino III

Roma, emergenza abitativa. Via Curatone 3, la Questura di Roma ha posto sotto sequestro l’edificio sgomberato dalla polizia lo scorso 24 agosto tra le violente proteste degli occupanti. Lo sgombero è stato autorizzato dal Questore di Roma, dopo l’esito delle indagini condotte dalla Polizia di Stato su un presunto giro di locazioni illecite dei locali dell’immobile. A pagarne il prezzo più alto le donne e gli uomini di nazionalità etiope ed eritrea – tutti rifugiati politici e legalmente residenti sul territorio italiano – che, dal 2013 occupavano stabilmente l’edificio di via Curtatone.

L’area circostante l’immobile è ora transennata e costantemente sotto controllo, mentre la società proprietaria dell’edificio ha già messo in moto squadre di tecnici per la bonifica dei locali, permettendo però agli ex – occupanti di entrare e recuperare oggetti personali lasciati all’interno. La stessa società ha riferito delle precarie condizioni igienico – sanitarie dei locali dell’intero edificio di via Curtatone e degli innumerevoli oggetti o mobili abbandonati al suo interno.

Dal giorno dell’avvenuto sgombero, l’amministrazione capitolina non ha ancora provveduto ad assegnare gli alloggi agli sfollati. Accampatisi prima per protesta in Piazza Indipendenza, da settimane hanno allestito un presidio nei pressi dei Fori. Nei giorni scorsi la sindaca Virginia Raggi ha incontrato anche il Ministro degli Interni Marco Minniti, quest’ultimo sotto l’occhio del ciclone dopo le sue dichiarazioni, secondo le quali ci sarebbe stato un “rischio per la tenuta democratica del Paese” a causa dell’incontrollato flusso di migranti sbarcati sulle coste italiane. L’esito dell’incontro, piuttosto scontato, ha permesso di individuare degli alloggi temporanei nei centri comunali di prima accoglienza di Torre Maura e Boccea, nonostante il clima molto teso tra i residenti delle periferie romane e i migranti. Dei 57 rifugiati che, dallo scorso 26 agosto hanno allestito un presidio non più autorizzato nei pressi dei Fori Imperiali, all’inizio della mediazione con la Sala Operativa Sociale del Comune, solo 4 hanno accettato di trasferirsi nei centri di prima accoglienza di Torre Maura e Boccea.

Non dimenticando gli sfollati dell’immobile di Cinecittà, accampati in una tendopoli nella Basilica dei Santi XII Apostoli.

Mentre si sposta l’attenzione mediatica sulle ultime indiscrezioni di una “chat segreta della sindaca Raggi”, continua l’emergenza sociale ed abitativa nella Capitale. Non solo. Soltanto ieri si è verificato l’ultimo episodio di intolleranza contro i migranti del presidio umanitario della Croce Rossa Italiana in via del Frantoio (Tiburtino III), da parte dei militanti di Forza Nuova.

Nel solo Comune di Roma ci sono più di 1.100 immobili confiscati, da tempo sotto la gestione del Tribunale di Roma. L’amministrazione capitolina avrebbe dunque modo di assegnare gli alloggi, secondo determinati criteri e priorità. Possibilità alla quale si aggiungono i 40 milioni circa stanziati per affrontare l’emergenza abitativa che, richiede l’intervento anche da parte della Regione. Negli ultimi 15 anni circa sono state poche e mal gestite le domande di assegnazione degli alloggi nell’intero comune di Roma. Le risorse e i mezzi sembrano non mancare all’amministrazione Raggi che, però continua ad alimentare una situazione di stallo. Il clima di tensioni attorno agli scandali reali o presunti che la vedono protagonista e gli obiettivi pre-elettorali del Movimento Cinque Stelle costituiscono il freno a mano per sciogliere problemi e nodi di un’emergenza, che non coinvolge solo i migranti ma, più in generale, persone che vivono sotto la soglia di povertà senza fissa dimora.

Chiara Colangelo

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