San Lorenzo e il caso Desirée, quando il Male può non essere banale

Scende la notte e si accendono le fioche luci dei primi lampioni. Bar, ristoranti, pub, pizzerie di San Lorenzo – un quartiere romano noto per la movida – sono pronti ad accogliere i clienti, mentre il traffico su via Tiburtina diventa sempre più intenso. E’ il venerdì sera, uno come tanti altri. In una serata come tante altre, a San Lorenzo si consuma la tragedia di Desirée, la sedicenne originaria di Cisterna di Latina, lasciata morire su un materasso di fortuna in un palazzo abbandonato di via dei Lucani, da anni ritrovo di pusher e tossicodipendenti sia stranieri che italiani.

La ragazza soffriva di dipendenza dall’eroina e quel venerdì era andata alla ricerca di una dose in un luogo che sembrava conoscere bene, perché Desirée sapeva a chi chiedere la droga di cui aveva bisogno. I particolari agghiaccianti della sua morte, sopraggiunta dopo 12 ore da quel venerdì in cui incontrò i suoi pusher e stupratori, raccontano la storia di un’adolescente diventata da tempo adulta, ma inconsapevole di avere bisogno di aiuto. E descrivono una realtà dove a farla da padrone sono l’emarginazione, il disagio, il degrado, l’abbandono. Dove vittime e carnefici sembrano diventare solo due termini necessari a definire i protagonisti di un orrendo gioco di ruolo.

Una ‘zona franca’, quella del palazzo di via dei Lucani dove è morta Desirée, di cui da tempo si chiede la riqualificazione. Si parla di costruire dei nuovi appartamenti per gli studenti della città universitaria la “Sapienza”, ma il progetto non decolla. Così quel palazzo abbandonato diventa un rifugio per gli invisibili – per quelli che vivono ai margini della società – e un luogo ‘buio’, dove lo Stato non è in grado di penetrare, dove non è più possibile tracciare un confine tra disagio e criminalità.
San Lorenzo è una delle tante realtà complesse di Roma, dove negli ultimi 15 anni le ‘zone franche’, come quelle di via dei Lucani, sembrano essersi moltiplicate. Dove si convive con l’emarginazione, il disagio, la povertà, la criminalità, l’abbandono, il degrado e la pesante assenza delle istituzioni. Problemi questi che si stanno sempre più aggravando.
A San Lorenzo – conosciuto come il quartiere universitario – più di 20 anni fa la piazza dello spaccio offriva eroina, oggi è invece diventato uno dei grandi mercati dove si vendono altre droghe pesanti, come cocaina, crack, pasticche, anfetamine fino agli psicofarmaci a basso costo. Come a San Lorenzo, lo spaccio di stupefacenti è fiorente in altri quartieri più periferici, il Pigneto e Tor Bella Monaca.
Col tempo cambiano anche i soggetti coinvolti nelle reti criminali dedite allo spaccio. Molti migranti sono facili prede di chi gestisce il commercio della droga a Roma. Lo sfruttamento dei deboli crea così sacche di criminalità difficili da debellare e una rete solo apparentemente invisibile, nella quale finiscono troppo spesso i più fragili, proprio come Desirée.

Episodi come questo perciò non possono, per la loro complessità, essere strumentalizzati. E’ un errore che la politica italiana commette spesso, ogni volta a tragedia avvenuta.

Certamente Desirée merita giustizia, ma la politica, a cui il popolo ha affidato il mandato di governare e di salvaguardare il bene comune, è ora che agisca per prevenire e non per curare ferite difficili da rimarginare, alimentando odio, tensioni e divisioni.

C’è bisogno che si faccia meglio, ma soprattutto dopo tanti anni, che si faccia “il Bene”, ciò che è davvero giusto per la comunità. Una comunità che può continuare a esistere solo se inclusiva, capace anche di mettersi in discussione, consapevole che ci sono azioni, parole e pretesti dettati solo dall’Interesse. Perché il male spesso non è affatto banale.

Chiara Colangelo

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