Sarri e il nuovo corso bianconero

Il 4 marzo del 1933, Franklin Roosvelt tenne il discorso inaugurale del suo insediamento alla Casa Bianca. “Sono convinto che, se c’è qualcosa da temere, è la paura stessa, il terrore sconosciuto, immotivato e ingiustificato che paralizza. Dobbiamo sforzarci di trasformare una ritirata in un’avanzata” dichiarò quel giorno nel tentativo di scuotere il paese dalla crisi economica e sociale in cui era precipitato.

Per fare ciò, il presidente Roosvelt mise in atto una serie di riforme, denominata “New Deal” (cioè “nuovo corso”), che cambiò profondamente il sistema socio-economico americano. Trasformando gli USA, da stato super liberale quale era stato fino ad allora, in un welfare state. Ossia uno stato in cui il governo può intervenire sul mercato per riequilibrare le differenze ingiuste e garantire i diritti indispensabili ai cittadini. E così gli Stati Uniti sono usciti finalmente dalla crisi e si sono rilanciati come prima potenza mondiale.

Ora, la Juventus non è assolutamente in una situazione critica in questo momento. Anzi. Reduci da otto scudetti vinti consecutivamente, i bianconeri sembrano non poter avere rivali in Serie A ancora per molto tempo. Però, in Europa il discorso è molto diverso. Infatti, in Champions League quest’anno la Vecchia Signora non è minimamente riuscita a rispettare le attese di inizio stagione, venendo eliminata nettamente ai quarti di finale dal giovane e talentuoso Ajax di Ten Hag.

È stato allora che probabilmente Agnelli e i suoi dirigenti hanno pensato ad un cambio di rotta. Un “nuovo corso” a tinte bianconere appunto. Che potesse invertire la brutta china intrapesa in campo europeo dalla Juve. E che permettesse di prevenire un possibile appagamento generale da parte della squadra dopo una serie così prolungata di facili successi.

Un nuovo corso che non poteva non partire da un presupposto essenziale: il bel gioco, quello che in fondo è sempre mancato alla Juve di Allegri in questi 5 anni. Non a caso, Agnelli dopo l’eliminazione in Champions ha dichiarato ai microfoni di Sky Sport: “L’Ajax ha giocato per tutta questa stagione un calcio straordinario“. Come a voler già indicare tra le righe la direzione da intraprendere per il futuro.

I perché della scelta di Sarri

A quel punto, la Juventus non poteva fare altro che separarsi da Allegri. E puntare su un allenatore che avesse una filosofia di gioco più propositiva ed esteticamente appagante. I nomi in ballo allora erano soprattutto tre: Guardiola, Pochettino e Sarri, con quest’ultimo che alla fine ha prevalso. Venendo annunciato ufficialmente domenica scorsa dalla società bianconera.

La scelta di Maurizio Sarri è stata quasi obbligatoria in fin dei conti. Innanzitutto perché è un grande tecnico, come ha dimostrato nelle sue recenti esperienze al Napoli e al Chelsea. Così come è sicuramente un allenatore molto incentrato sul dominio dell’avversario, attraverso il possesso prolungato ed il recupero veloce del pallone. Tutti aspetti considerati fondamentali per un sviluppare un calcio offensivo e divertente.

Inoltre, Sarri era anche il più facile da prendere dei tre potenziali candidati alla panchina juventina. Non amato dai tifosi blues e in continua lite con la società del Chelsea, Sarri ha ottenuto abbastanza agevolmente di separarsi dal club londinese. Al contrario di Guardiola e Pochettino, che avevano contratti più forti e lunghi da rispettare. Oltre a una voglia minore di andarsene dalla propria squadra di appartenenza rispetto al tecnico italiano, a quanto pare desideroso di tornare nel Bel Paese il prima possibile.

Insomma, Sarri è stata l’opzione più semplice da prendere tra quelle che garantivano di impostare una squadra vincente come la Juve di Allegri, ma in grado anche di dare spettacolo in campo. Il profilo perfetto su cui basare il nuovo corso bianconero. Con tutte le conseguenze che esso inevitabilmente comporterà nel mondo juventino.

Le conseguenze tattiche

Per prima cosa, con Sarri la Juve giocherà con principi calcistici molto diversi da quelli di Allegri. Il tecnico livornese preferiva fornire solo alcune istruzioni di base ai propri giocatori, lasciando poi a loro il compito di interpretare le varie situazioni specifiche nel corso della partita. In particolare, la sua idea era sempre orientata a organizzare una fase difensiva molto forte, senza un pressing eccessivo (tranne in alcuni casi) e con la compattezza come primo obiettivo. E un attacco per lo più incetrato sulla circolazione veloce del pallone verso i giocatori con più qualità, che dovevano determinare l’esito dell’azione con le proprie giocate.

Con Sarri, invece, la Juventus andrà molto più alla ricerca di un possesso ragionato e ridondante, nel tentativo di controllare il più possibile il pallino del gioco. E cercherà di recuperare subito il pallone in avanti, con un pressing a zona molto alto. Tutto questo sarà curato nei minimi dettagli dall’allenatore toscano, che ama organizzare in allenamento anche i singoli particolari delle proprie squadre. Con schemi preimpostati e movimenti studiati sempre a tavolino. Finalmente, quindi, la Juventus avrà un’impronta di gioco ampiamente riconoscibile.

Le conseguenze tecniche

Pure a livello tecnico, i bianconeri cambieranno molto. Questo perché il gioco di Sarri ha bisogno di elementi diversi rispetto a quello di Allegri. Per l’ex allenatore del Chelsea, è necessario avere giocatori adatti perfettamente al proprio calcio. In grado quindi di ricoprire le posizioni del modulo che sceglierà, di eseguire le sue istruzioni in campo e di giocare con facilità il pallone.

Perciò, serviranno dei calciatori disposti ad ascoltare le idee del tecnico e con grande qualità di palleggio (si parla già di Chiesa e Savic in tal senso). Con queste basi, Sarri ha già dimostrato di saper migliorare enormemente qualsiasi soggetto, anche ben oltre le sue supposte potenzialità.

Tutto starà alla disponibilità e all’abilità della società bianconera di trovare i profili giusti per il gioco del nuovo allenatore. Avendo perciò molto meno margine di errore rispetto a prima, quando Allegri riusciva sempre ad adattarsi in qualche modo e a valorizzare chiunque, pure i giocatori meno vicini ai suoi gusti tecnico-tattici. Risolvendo spesso da solo alcuni problemi creati inavvertitamente dalla dirigenza sul mercato.

Le conseguenze d’immagine

Infine, cambierà tantissimo l’immagine che il mondo avrà della Juventus. Infatti, se Sarri riuscirà ad innestare il proprio modo di vedere il calcio a Vinovo, i bianconeri saranno finalmente visti come una squadra che dà spettacolo e che cerca il bel gioco oltre che i risultati. Invertendo decenni di storia di filosofia juventina contraria ed incentrata solo sulla vittoria ad ogni costo.

La scelta di Agnelli di intraprendere questo nuovo corso è probabilmente mirata soprattutto a questo aspetto. Perché ora la sua missione principale è proprio quella di creare un marchio esportabile in tutto il mondo, che più gente possibile possa apprezzare anche esteticamente. Solo in questo modo, si può far crescere il fatturato, arrivare ai migliori giocatori e quindi diventare realmente il club più forte del pianeta. Proprio come ha fatto Roosvelt con gli Stati Uniti negli anni ’30 attraverso il suo New Deal.

 

Leonardo Gilenardi

Iscriviti alla newsletter settimanale per rimanere aggiornato su tutti i nostri articoli!