“Simon Boccanegra” di Giuseppe Verdi al Teatro dell’Opera: la recensione

Simon Boccanegra - Foto di Fabrizio Sansoni

Simon Boccanegra - Foto di Fabrizio Sansoni

Inaugura la Stagione 2024/25 del Teatro dell’Opera “Simon Boccanegra” di Giuseppe Verdi. La nuova produzione segna il ritorno al Costanzi del regista inglese Richard Jones e vede sul podio il direttore musicale della Fondazione Capitolina Michele Mariotti.

Intrighi politici e scontri di classe, passioni irrisolte e bramosie di potere. La storia del primo doge di Genova, Simon Boccanegra, è per Verdi un dramma sulla crisi di un sistema politico e sul tormento di un uomo diviso tra l’amore per la figlia e il compimento dei propri doveri istituzionali.

Una tragedia in cui il mare, cornice onnipresente nell’opera, è sia sfondo di una Genova in tumulto sia riflesso dell’animo inquieto dei protagonisti.

“Plebe! Patrizi! Popolo
Dalla feroce storia!
Erede sol dell’odio
Dei Spinola, dei D’Oria,
Mentre v’invita estatico
Il regno ampio dei mari,
Voi nei fraterni lari
Vi lacerate il cor.
Piango su voi, sul placido
Raggio del vostro clivo,
Là dove invan germoglia
il ramo dell’ulivo.
Piango sulla mendace
Festa dei vostri fior,
E vo gridando: pace!
E vo gridando: amor!”

Il soggetto dell’opera è tratto da un dramma di Gutiérrez, nel quale si narra la storia di Boccanegra, il corsaro genovese che nel Trecento riuscì a salire al trono dogale grazie all’appoggio di un amico e che al termine di una vita funestata da tragici eventi – la morte della donna segretamente amata, appartenente a una famiglia patrizia, e la scomparsa della figlia – morì avvelenato da quello stesso amico.

“Figlia!… a tal nome palpiti

Qual se m’aprisse i cieli…

Un mondo d’ineffabili

Letizie a me riveli;

Qui un paradiso il tenero

Padre ti schiuderà…

Di mia corona il raggio

La gloria tua sarà.”

«Nel Simon Boccanegra di Verdi, amore e potere si trovano crudelmente schierati l’uno contro l’altro.– afferma Mariotti – Da una parte la musica esprime un’atmosfera liquida, scura e inafferrabile proprio come gli intrighi del potere, dall’altra, per mezzo del canto isolato di un fagotto o delle oscillazioni cromatiche degli archi, ci commuove. Nel finale del primo atto, ad esempio, Verdi delinea un quadro di inaudita violenza: uno scontro tra patrizi e plebei che sarà interrotto solamente dal pianto del doge che va gridando ‘pace’ e ‘amore’. Ma in un mondo così bieco non c’è posto né per l’amore né per la pace, se non quella che Simon Boccanegra troverà nell’ultimo abbraccio con il mare, che diventerà così la sua tomba».

Foto di Fabrizio Sansoni
Foto di Fabrizio Sansoni

“Simon Boccanegra” è un punto di svolta nello stile di Verdi. L’opera, la cui prima ebbe luogo il 12 marzo 1857 al Teatro La Fenice di Venezia, per poi essere rimaneggiata 20 anni dopo dallo stesso autore, si caratterizza per un senso melodico più sinuoso che impetuoso, con il mare che è elemento inafferrabile, una salvezza dagli orrori della vita politica e personale del protagonista.

Gli intrighi di potere si intrecciano alla vita privata, al rapporto con la donna amata e perduta e a quello padre – figlia. Sul palcoscenico la scenografia di Antony McDonald, squadrata e razionale che richiama l’architettura fascista.

Come spiega il regista Richard Jones “considero Simon Boccanegra una sorta d’intensa rappresentazione della malinconia e tale sentimento mi fa pensare alle privazioni dell’Italia negli anni successivi alla guerra, subito dopo la caduta del Fascismo”.

Foto di Fabrizio Sansoni
Simon Boccanegra – Foto di Fabrizio Sansoni

Protagonista sul palco, nella replica del 29 novembre, nel ruolo di Simon Boccanegra il baritono Claudio Sgura, apprezzatissimo Scarpia nella recente produzione di Tosca al Caracalla Festival e di cui tornerà a rivestire i panni, a maggio all’Opera di Roma, nella ripresa di Alessandro Talevi; nel ruolo di Maria Boccanegra la soprano Maria Motolygina, al suo debutto con la Fondazione Capitolina; Jacopo Fiesco è interpretato da Riccardo Zanellato; Gabriele Adorno da Anthony Ciaramitaro, che torna all’Opera di Roma dopo aver interpretato Faust nel Mefistofele che ha inaugurato la Stagione 2023/24. Sempre il 29 novembre nel ruolo dell’ancella di Amelia Caterina D’Angelo e in quello del Capitano dei balestrieri Enrico Porcarelli. In tutte le repliche, inoltre, Paolo Albiani è interpretato da Gevorg Hakobyan e Pietro da Luciano Leoni.

Simon Boccanegra Foto di Fabrizio Sansoni
Simon Boccanegra – Foto di Fabrizio Sansoni

Direttore Michele Mariotti

Regia Richard Jones

Maestro del Coro Ciro Visco
Scene e costumi Antony McDonald
Luci Adam Silverman
Coreografia per i movimenti mimici Sarah Kate Fahie
Maestro d’armi Renzo Musumeci Greco

Iscriviti alla newsletter settimanale per rimanere aggiornato su tutti i nostri articoli!