Sulle Ali della Mente: Vittorino Andreoli – Parte II (L’educazione impossibile)

Continua il nostro viaggio sulle ali della psicologia planando sulle tematiche concernenti l’interiorità, il campo delle emozioni e dell’incontro fra il mondo esterno ed il nostro vissuto spirituale e profondo.

Torniamo a parlare di Vittorino Andreoli e della sua raccolta riedita dal Corriere della Sera incentrata sull’analisi degli specchi riflessi della sociologia, dell’antropologia e delle avventure della psiche e della mente.

Questa settimana ci occupiamo della società e dei mille cambiamenti che la stessa sta attraversando a causa dei motori della velocità, del prevalere della quantità sulla qualità e di un’etica inevitabilmente incentrata sulla logica del risultato. Il lavoro è intitolato ‘L’educazione impossibile’ un percorso mirato ad un viaggio dentro noi stessi che punta a individuare i brocardi, i prodromi ed i principi che guidano il sentiero della crescita, dell’evoluzione, del miglioramento dell’individuo alla ricerca della sua dimensione. Oggi si parla di gap educativo a causa del mancato rispetto e riconoscimento delle figure del padre e della madre: se nel primo caso si rifiuta l’autorità, l’autorevolezza, la centralità e quel ruolo importante di educatore che mostra la via che il figlio dovrà intraprendere, nel secondo caso interviene una conflittualità meramente freudiana che tende a far ricadere tutte le colpe dei fallimenti e dell’immaturità sulla personalità materna, annichilendo, cancellando e deresponsabilizzando la figura dell’uomo papà.
Questa mancanza di equilibrio e tale devastazione del concetto di bilanciamento del quadro familiare hanno inevitabilmente spazzato via la tradizione della cellula primordiale della società: oggi, sottolinea il nostro autore, si parla con superficialità dello scibile umano, senza approfondire, senza leggere, senza capire, talvolta senza valutare il peso reale di una scelta, il vissuto di fondo di una persona, l’animata idea che lo vivifica e dalla quale, appunto trae benzina e linfa vitale. Gli ideali che sorgono dalle attività del pensiero e dello spirito e le doti morali ed intellettuali che elevano i valori sono stati oramai definitivamente cancellati dal vocabolario della realtà.
Il Padre supremo, il padre di quaggiù e la patria sono stati ingabbiati e seppelliti; questi fondamenti rappresentavano dei deterrenti contro la società dell’immagine e del denaro che ora si presenta al centro dell’attenzione della pubblicità, dei media, e della patinata sottonarrazione del mondo dello spettacolo, che contiene oggi tutti i germi della sotto-politica, e di quella terra di mezzo dove si confondono vite reali e vite virtuali.
Andreoli effettua delle constatazioni negative ma non vuol fare di tutta un’erba un fascio: certo in questo testo sembra molto più preoccupato rispetto ad altri tomi perché avverte una deresponsabilizzazione generalizzata che sta producendo un rimpallo di oneri fra scuola, famiglia società ed istituzioni.
La parolina magica potrebbe rispondere all’ enunciazione di equilibrio: un sano compromesso fra gli insegnamenti della spiritualità in senso lato e l’esperienza della razionalità orientata al buon senso. Ed allo stesso tempo la facoltà e la contestuale opportunità di recuperare una dimensione d’uomo.
Innanzitutto insegnare alle nostre ragazze e ai nostri ragazzi una cultura che comprenda in sé la filosofia della storia, l’altalena mentale che produce la palestra del ragionamento ed un reale concetto di educazione che sia composto di Etica, Estetica, ricerca del vero e sensibilità.
Aprendo l’anima al bello si scoprono potenzialità inespresse, risorse incredibili; dicevamo l’estetica, ma non con la “e” minuscola quella appartenente alla foto ritoccata che vorremmo trasmettere agli altri. Andreoli parla invece di un’avvenenza che è il risultato di un’interazione fra anima e corpo. Un fascino mentale, intellettuale e spirituale può trasmettere emozioni e intenzioni di un rinnovamento veritiero.

Un materialismo becero e bestiale ha incentrato ogni gusto, preferenza, attitudine e capacità nell’ansia di creare denaro, che da strumento di interscambio è divenuto fine unico ed imprescindibile dell’umanità.
Il dio denaro domina i discorsi e le argomentazioni delle persone in movimento per le strade, sugli autobus e sui treni: la protesi dello smartphone ha bypassato la comunicazione umana, l’egoismo pubblicitario fa sentire la collettività una comunità di personaggi celebri.

In realtà internet, il denaro e la pubblicità di per sé sarebbero strumenti neutri: sono uomini e donne, talvolta, a farne un pessimo uso ed abuso e questo avviene perché farsi fare il lavaggio del cervello dal Potere pare più comodo rispetto all’impegno all’informazione, allo sforzo di acquisire nozioni culturali, alla volontà di approfondire.

La storia è stata ribaltata nel momento in cui la Germania delle banconote e delle banche, reduce dalle aberrazioni del nazismo, nonostante vantasse un bagaglio di cultura e tradizione affascinante, ha sottomesso ed umiliato la Grecia, un mondo del passato che ha impostato con Roma ed il cristianesimo, i principi migliori della civiltà occidentale, fondamenti che sembrano dimenticati e perduti a causa di una civilizzazione tecno-finanziaria.
Una metafora storico filosofica per sintetizzare un periodo: che, si badi bene non è del tutto negativo, perché nella lettura di insieme il saggista della psiche ci suggerisce che nei momenti di tensione e di ansia, di difficoltà e sofferenza, l’uomo dimostra appieno la sua propensione a dar il meglio.

Anche oggi grazie ad Andreoli abbiamo volato sulle ali della mente e della psiche.

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