Sulle Ali della Psicologia: “Il dono di farsi capire” di Jacques Salomè
L’essere umano è alla continua ricerca della felicità, e lo stesso percorso nell’esplorazione del sommo bene rappresenta un viatico affascinante ed un sentiero pieno di sorprese; in negativo e nel positivo, la vita viene attraversata da gioie e dolori, passioni ed angoscia, momenti di grandi passioni ed istanti più o meno lunghi di apatie e problemi irrisolti.
Dobbiamo preparare il fisico e la testa al meglio in un coordinamento fra corpo e mente per affrontare tutte le situazioni alla stessa maniera, con l’equilibrio che ci deve consentire di intraprendere le giornate con la giusta forza e con la serenità interiore. Innanzitutto come ci spiega Jacques Salomè in “Il dono di farsi capire”, è necessario concedere il tempo, preziosità assoluta, a noi stessi e agli altri. E soprattutto bisogna ricominciare a sentire e ad ascoltare. Oggi tutti vogliono parlare, blaterare, discettare, in un grande “minestrone” dove la generalità crede di possedere la sapienza senza analizzare ed approfondire. Scavare nel profondo di un’emozione e leggere un sorriso od una smorfia di una sensazione potrebbero raccontare all’individuo frammenti del passato e piani per il futuro. Ma in mezzo c’è il presente ed il presente spinge le persone a prefigurare delle vie per il confronto, per la comunità, per le basi di una vita comune.
E si può iniziare a conoscere soltanto prestando attenzione ai contenuti che il prossimo, l’altro da noi vuole non solo comunicare, ma anche trasmettere.
Salomè da anni porta avanti delle vere e proprie battaglie affinché la comunicazione venga insegnata a scuola al pari delle altre materie; essa costituisce una dimensione fondamentale, creativa di interessi, curiosità, saperi ed esperienza. L’autore intende riferirsi ad un impianto comunicativo all’interno del quale forma e sostanza vadano di pari passo e si compenetrino l’uno con l’altro: la sostanza deve avere una pellicola esterna e la forma un contenuto. Per farla finita con i luoghi comuni che spesso scambiano la sana educazione ed attenzione formale legate entrambe all’etichetta e a tatto, con i formalismi, che ne sono spesso squallide deformazioni. L’errore maggiore nei fraintendimenti e nel logoramento dei rapporti è determinato in maniera decisiva dall’eliminazione del piano di ascolto.
Riteniamo talmente importante la portata dei nostri discorsi che non si vuole rendersi compartecipi delle riflessioni altrui: riflettendo comprendiamo quanto i monologhi per quanto ci appartengano, si risolvano in vuote coazioni a ripetere, ingabbiati in una velocità che scandisce le vite e le esistenze frenetiche, tanto che poi si dimentica il motivo per il quale si correva tanto. Talvolta pare di partecipare come opinionisti alle cosiddette trasmissioni di approfondimento, all’interno delle quali i ritmi sono così repentini, intermittenti e senza fiato, che si vorrebbe sviscerare argomentazioni di una certa importanza in pochi secondi (quasi), perché tutti sentono l’urgenza di dire la loro ma… nessuno deve, vuole e può ascoltare.
Nella vita contemporanea lo sforzo per comunicare incarna una modalità di collaborazione, di umanità e di confronto fra pianeti ed universi differenti. Si tratta di un interscambio che garantisce il raffronto fra diversi bagagli esperienziali, vari comportamenti di vita vissuta, azioni pensate e pensieri in azione.
L’autore chiarisce il fatto che la comunicazione intima si sparge giorno dopo giorno come una linfa vitale che caratterizza e dona dinamismo ai rapporti interpersonali; molto spesso questi circuiti risultano ostruiti dai blocchi della società postmoderna e postcontemporanea e da quelli derivati dall’essenza umana. L’attualità in tal senso ci narra un contesto spazio – temporale all’interno del quale la video – dipendenza la sta facendo da padrona: guardarsi negli occhi, trasmettere, comunicare con la fase verbale e non verbale si conferma il fulcro esistenziale per confrontarsi, ritrovarsi, arricchirsi moralmente ed interiormente.
Comunicare vuol dire mettere in comune segni verbali e non verbali per edificare dei messaggi che costruiscano rapporti che nascono dalle affinità ma anche dalle complementarità e dalle differenze.
Salomè individua delle metodologie, impreziosite dalle immagini, in grado di dare un nome ed un significato all’interazione, per renderla ogni minuto, ogni ora, ogni giorno un evento unico ed irripetibile, come la persona in quanto tale.
L’autore svolge la sua professione di psicosociologo, formatore e scrittore: lo studio della società e l’analisi interiore ed antropologica dell’individuo ci danno nuovi spunti anche oggi per volare sulle Ali della Psicologia. Il testo fa parte della raccolta ‘I dodici gradini della felicità’ diretta da Claudio Risè ed edita da Famiglia Cristiana.