Valerio Desirò: dal 20 marzo su Prime Video con “Sconfort Zone”, la nuova comedy series di Maccio Capatonda – INTERVISTA

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Valerio Desirò

Valerio Desirò

Su Prime Video dal 20 marzo “Sconfort Zone”, la nuova comedy series di Maccio Capatonda.
Maccio Capatonda interpreta se stesso in un periodo di forte crisi di ispirazione finché incontra lo psicologo Arnaldo Braggadocio che lo sottoporrà a dure prove settimanali per riappropriarsi del disagio. A cosa sarà disposto Maccio per ritrovare la creatività e scrivere la sua prossima serie tv? Accanto a Maccio l’infermiere Valerio, interpretato da Valerio Desirò, che in breve tempo diventerà suo confidente e amico. 

La serie in 6 episodi vede accanto a Maccio Capatonda e Valerio Desirò, anche Francesca Inaudi, Giorgio Montanini, Camilla Filippi, Luca Confortini, Edoardo Ferrario, Gianluca Fru, Valerio Lundini. Sconfort Zone è prodotta da Banijay Italia in collaborazione con Prime Video, scritta da Marcello Macchia, Alessandro Bosi, Mary Stella Brugiati e Valerio Desirò, diretta da Alessio Dogana e Marcello Macchia.

Abbiamo avuto il piacere di intervistare Valerio Desirò.

  • Buon pomeriggio Valerio, ti ringrazio per questa intervista. Dal 20 marzo su Prime Video sarà disponibile Sconfort Zone, la nuova serie diretta da Alessio Dogana e Marcello Macchia, ovvero Maccio Capatonda. Tu, oltre ad aver scritto la serie insieme allo stesso Maccio Capatonda, Alessandro Bosi e Mary Stella Brugiati, interpreti il ruolo di Valerio. So che la serie ha avuto una genesi molto lunga: come si è sviluppata?

Siamo partiti da un concept che avevamo pensato tanti anni fa io e Marcello (Maccio). Volevamo fare una serie che si chiamasse “Mi sono trasferito a Roma”, che parlava di lui (Maccio) che dopo vent’anni a Milano aveva deciso di trasferirsi a Roma. Ma perché? Perché viveva in una bolla di comfort. Era come se questa bolla di comfort limitasse la sua ispirazione creativa quindi voleva un po’ più di disagio. Voleva stare in un posto più vero e quindi si è detto “vengo a Roma”, “voglio un po’ di sconfort”. Poi si è evoluta la serie e ora tratta “l’uscire dalla bolla di comfort” che molti artisti hanno. Abbiamo inventato questa terapia d’urto che fa lo psicologo a Maccio per smuoverlo nel suo intimo, nella sua vita privata, e fargli così ritrovare l’ispirazione creativa. Siamo comunque partiti da una storia vera, il racconto di quel periodo preciso della sua vita (di Maccio).

  • In conferenza stampa avete raccontato quanto è stato complesso portare a termine la serie, anche a causa del blocco dello scrittore che ha vissuto Maccio. Tu da amico e da collega come lo hai aiutato?

Ma lui ce l’ha sempre il blocco dello scrittore… comunque era proprio bloccato sulla serie perché, ovviamente, parlando anche della sua vita personale e privata toccava tematiche delicate. Non la voleva, quindi, più fare, stava facendo tante altre cose, non aveva tempo, aveva questo blocco: la serie doveva saltare tante volte. Io e Luca, il suo manager, l’abbiamo spronato, si è fatto coraggio e abbiamo finito di scriverla. Noi la vera sconfort l’abbiamo vissuta in scrittura. È stato un delirio, perché io sono stato operato, entrambi abbiamo avuto problemi sentimentali, eccetera. Come ho detto in conferenza stampa, inizialmente la serie sembrava un’opera di Lars von Trier, drammaticissima. Anche ora mantiene questo dramma ma edulcorato a commedia. È stata tosta ma ce l’abbiamo fatta.

  • Nella serie interpreti Valerio e hai affermato che è stato semplice impersonificare questo ruolo perché “sei tu”. Ci sono aspetti di Valerio in cui non ti rivedi?

Sono io un po’ più coatto, un po’ più di periferia. Sono nato e cresciuto in periferia romana ma nella serie lo ostento un po’ di più. Inoltre in “Sconfort Zone” sono di Centocelle ma nella realtà provengo da Don Bosco, nonostante abbia frequentato Centocelle da sempre. A parte questo, ho interpretato me stesso. Quando recito interpreto me stesso, mi piace essere veramente io con piccole sfumature. Non sono un attore che ‘te posso fa’ il dialetto’ o Shakespeare, io posso fare me stesso. Nella serie sono io un po’ più accentuato, amplificato.

  • In “Sconfort Zone” si parla anche di haters. Personalmente hai vissuto situazioni in cui hai percepito “odio” nei tuoi confronti?

No, io no, ma perché ancora non ho un successo, una fama tale da attirare gli haters. Ora tra interviste e podcast a volte dico cose che penso ‘l’ho detta’, quindi magari qualche haters ce l’avrò, spero di no.

Ad esempio Maccio ha pochissimi haters. Secondo me è uno che piace a tanta gente o al massimo non piace, ma non è odiato.

Mi ricordo un episodio: alcuni anni fa, appena conosciuti, abbiamo scritto “Il Cigno Negro”, la parodia del film. Il personaggio aveva tendenze effemminate senza però essere gay. Quindi che succede? Tutti nel mondo della danza gli dicono ‘levati, non sei gay, sei etero, vai via’.  Lui fa un provino per il Lago dei Cigni però Mimmo, il personaggio, nasconde una seconda qualità: è nero. Tutti dicono ‘lo prendiamo, il Cigno Negro’. Io l’ho scritto e ho detto a Macello: ‘tremendo, non lo faremo mai’. Lui però ha questa capacità di non essere mai volgare. È talmente tutto esagerato con Maccio che, essendo totalmente assurdo, non è mai volgare.

In “Sconfort Zone” in cui la comicità è più realistica bisogna stare un po’ più attenti. Lui, però, avendo fatto cose sempre totalmente assurde e grottesche non è mai stato volgare e non è mai stato preso di mira dagli haters, a meno che non esistano haters che lo odino a prescindere a livello artistico.

  • Politically correct: nel 2025, da artista, credi che ci sia qualcosa di cui non si può parlare?

Secondo me tutti devono scherzare su tutto, ovviamente con intelligenza. Se il comico utilizza l’intelligenza deve e può scherzare su tutto. Anzi più  vai sul politically scorrect più lanci un messaggio forte.

Adesso puoi dire tutto? Sì, puoi dire tutto. Poi ovviamente devi stare attento a come lo fai.

  • Quindi quando scrivi non ti poni il problema…

No. Anche nella seconda puntata di “Sconfort Zone” siamo al limite, ci abbiamo pensato tanto se farla o meno, al momento sembra che sia andata abbastanza bene… Ma per il resto nella serie, secondo me, avremmo potuto calcare di più, anche in modo più profondo e spietato.

  • Un luogo comune è che quando una persona fa il comico di professione nella vita privata sia una persona estremamente seria, a volte anche un po’ triste. Tu ti ritrovi in questo?

Io no, sono molto caciarone nella vita, per quanto ho il mio lato oscuro, che molti vedono, però sono abbastanza allegro. Marcello, se entra in confidenza, è in senso buono ‘un cazzone’ però è anche molto serio ed è anche questa la forza della sua comicità.

Marcello è serio e prende il lavoro con molta serietà, in questo mi ci rivedo molto perché anche io faccio lo stesso. Poi nella fase di brainstorming ‘cazzeggiamo’ come tutti.

Su “Sconfort Zone” abbiamo spinto anche tanto sulla serietà, non cerchiamo mai la risata. Marcello ha abbandonato un po’ il grottesco, è evidente anche nella promo in cui ammazza i personaggi. Con “Il migliore dei mondi” ha iniziato questo taglio netto rispetto al passato e ora continuerà con altri progetti.

  • La periferia quanto ti ha influenzato?

C’è una nota giornalista, mia amica, che tanti anni fa mi ha detto ‘oh Valè come stai? Posso venire a mettere una telecamera per un servizio televisivo in cui facciamo vedere gente in periferia che guarda la Roma?’ Le ho detto ‘guarda che non è perché io sono di periferia che vedrai mia madre e mio padre fare chissà cosa, io la guardo in silenzio la partita’.

Io ho vissuto nel giusto connubio tra strada, gente molto verace e no, ma sempre di periferia e questa cosa mi ha aiutato tantissimo perché so parlare e mi so approcciare con tutti. L’ho vissuta la strada ma non a livelli estremi.

Il cuore: secondo ma la periferia ti dà tanto, c’è molta gente di cuore, vera, è molto più calorosa. Poi non ho vissuto chissà cosa, anzi mi miei mi hanno dato tutto, mi sono sempre sentito viziatissimo a livello emotivo dai miei e dai miei amici. Anche ora sono mega viziato in amore.

  • Questa è una fortuna….

Una fortuna ma anche sfortuna perché quando ti senti viziato puoi avere dei problemi più avanti nella vita. In generale qualsiasi tipo di vizio è un problema. Ripeto: non da un punto di vista economico ma umano.

  • La periferia ti aiuta nella fase di scrittura?

Si, ma anche allo stesso Marcello che stando a Milano nella sua bolla di comfort ha voluto riscoprire quell’Abruzzo verace. Secondo me, venendo a Roma ricercava un po’ quella veracità che gli mancava a Milano, a detta sua.  

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