Venezia 76: Recensione dell’opera “Citizen K” di Alex Gibney. “Col tempo le storie complicate si semplificano.”

Citizen K

Regia: Alex Gibney
Produzione: Passion Pictures (John Battsek, George Chignell), Jigsaw Productions (Alex Gibney, Erin Edeiken), Storyteller Productions (P.J. Van Sandwijk)
Durata: 128’
Lingua: inglese, russo
Paesi: Regno Unito, Usa
Interpreti: Mikhail Khodorkovsky, Vladimir Putin, Leonid Nevzlin, Boris Berezovsky, Igor Malashenko, Anton Drel, Boris Yeltsin
Sceneggiatura: Alex Gibney
Fotografia: Mark Garrett, Denis Sinyakov
Montaggio: Michael J. Palmer
Musica: Robert Logan, Ivor Guest

Nel 2003, Mikhail Khodorkovsky, uno degli uomini più ricchi della Russia, cominciò a scontare una pena di dieci anni per evasione fiscale. Molti pensavano che la sua caduta avrebbe messo in pericolo il presidente appena eletto, Vladimir Putin. Mentre si trovava in una prigione in Siberia, Khodorkovsky è diventato un dissidente famosissimo. Oggi, in esilio a Londra, continua a lottare contro Putin, al potere da diciannove anni. Girato nel Regno Unito, in Russia e Germania, Citizen K esamina le dinamiche del potere in Russia.

Credits: Lorenzo Mattotti per La Biennale di Venezia

Recensione

“Col tempo le storie complicate si semplificano.”

Neve, silenzio, fruscio degli alberi e un’industria petrolifera: si apre con questa scena l’opera del regista Alex Gibney.

Il film racconta le vicissitudini di Mikhail Khodorkovsky, dai suoi inizi fino a ciò che lo portò a diventare uno degli uomini più ricchi di Russia e successivamente “persona non gradita” per Putin.

Il 25 ottobre 2003 Mikhail Khodorkovsky viene accusato di frode ed evasione fiscale e condannato a 10 anni di galera in una struttura siberiana.

“Per me un ladro deve stare in carcere”: questo dichiara Putin in merito alla condanna.

Ma come si è giunti a questo verdetto? E’ frutto di un complotto? Ciò che tenta di ricostruire Alex Gibney è l’iter che ha condotto l’oligarca a diventare così pericoloso per Putin da essere mandato in prigione e accusato successivamente anche di aver rubato il petrolio della sua compagnia petrolifera, fino alla condanna per essere mandante dell’assassinio di un sindaco che lo ostacolava. Cosa c’è di vero? Ciò che noi ascoltiamo è la sola versione di Mikhail Khodorkovsky, che, tuttavia, non si risparmia e racconta anche il lato più meschino della sua vita, quello che lo ha condotto a diventare così ricco e potente, da essere in grado con le sue azioni di favorire un candidato in politica.

Mikhail Khodorkovsky nasce da una famiglia di due ingegneri (in Russia non era considerata una famiglia ricca) e fin da piccolo dimostra di essere una mente brillante. La sua ricchezza è nata, soprattutto, grazie al periodo storico che la Russia stava trascorrendo. Agli inizi degli anni ’90 si ebbe il passaggio dall’URSS alla Russia capitalista con risultati disastrosi: povertà, mancanza di stipendi, lo Stato non riusciva a pagare le pensioni e la gente riversava in condizioni di estrema indigenza. Anche gli omicidi aumentarono, era “un Far West”.

Mikhail Khodorkovsky sfruttando l’ignoranza della gente che vendeva i voucher, che il governo aveva messo a disposizione di ogni cittadino, riuscì a ingrandirsi e in poco tempo il 50% delle ricchezze del Paese erano in mano a solo 7 persone, tra cui Mikhail Khodorkovsky. Gli oligarchi non solo si divisero il mercato ma decisero di intervenire nella vita politica russa, sostenendo la candidatura del presidente in carica Eltsin. Egli riuscì a vincere grazie al loro appoggio; appoggio che condusse allo stringimento di un patto tra gli oligarchi ed Eltsin con la messa all’asta delle aziende statali e il successivo acquisto di esse da parte degli oligarchi. Fu così che Mikhail Khodorkovsky acquisterà la compagnia petrolifera, la YUKOS.

Nel frattempo, incomincia la silenziosa ascesa al potere di Vladimir Putin.

Inizialmente Mikhail Khodorkovsky non aveva considerato Putin così potente e “meschino” (è lui stesso a dichiararlo) ma con il trascorrere del tempo si rese sempre più conto della sua forza e della capacità di conquistare gli elettori, i quali avevano bisogno di una persona che potesse far riemergere l’orgoglio russo.

Gli oligarchi e Putin coesistono per alcuni anni e la compagna petrolifera diventa una delle migliori al mondo. Ma quando la Russia vive un vero e proprio boom, grazie al petrolio, i rapporti iniziano ad incrinarsi. Putin non può consentire che il merito vada a Mikhail Khodorkovsky e decide di riappropriarsi dell’azienda. Mikhail Khodorkovsky viene accusato di frode ed evasione fiscale – Putin lo vedeva come un pericolo perché il magnate aveva iniziato ad interessarsi anche alla politica – e condannato a 10 anni di galera. Successivamente fu accusato anche di altri capi d’imputazione e solo grazie all’intervento degli Stati esterni alla Russia riuscì ad essere liberato.

Mikhail Khodorkovsky vive attualmente a Londra, anche se dichiara di sentirsi un ospite. Ha deciso di sostenere la causa politica contro Putin e dichiara che solo “la polifonia politica” potrà portare un cambiamento in Russia e l’ascesa in politica della vera democrazia.

“Citizen K” è uno spaccato della storia internazionale da conoscere ed analizzare, soprattutto in un’era in cui il mondo va verso gli estremismi più pericolosi.

“Più buia è la notte, più luminose le stelle.”

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