Versi di David Taglieri: “Metro”

Il treno viaggiava seguendo la proiezione di un sogno: già, perchè in quel momento il regista alla ricerca di ispirazioni stava compiendo una gita onirica, nel dormiveglia di un tranquillo sabato sera, fra il telecomando in sottofondo che dipingeva immagini su uno schermo anonimo ed una birra ancora da terminare e oramai in evaporazione.

Una metropolitana gigantesca rappresentava un melting pot di corpi ed anime che sprofondava dall’alto in basso: la città sotterrenea era intrisa di mistero e mentre il bizzarro fotografo immortalava emozioni ad un palmo di mano separate soltanto dal vetro scheggiato, il poeta corteggiava la ballerina con versi testimoni di un tempo antico. Lei lo fissava con ammirazione anche se si percepiva l’attesa di un pragmatismo più celere.

Tre prostitute controllavano sullo smartphone l’incasso della giornata, sedute sui seggiolini in fondo vicino all’uscita  posteriore, ignare del giornalista che fra un appunto sulla condizione della viabilità nella città fantasma ed uno sguardo all’orologio  le mirava neanche tanto distrattamente. Le fermate avevano dei nomi cinematografici: Star wars, back to the future, Asimov, piazzale della Fantascienza.

Il conducente virava nello spazio sotterraneo fra curve, dimensioni orizzontali, progressioni verticali, massime di Kipling affisse nelle bacheche delle stazioni. Ed era tutto un misto di fantascienza, realtà onirica, ricerca di possibilità nell’immenso mondo di quel luogo incredibilmente  incantato, segreto, a tratti fatiscente, mai pesante. Battisti e Panella in diretta su Radio sotterranea intonavano la Metro.

Due barboni si litigavano lo spazio largo al centro per distendersi e dormire: improvvisamente salì il controllore della notte ed in quel momento lo sceneggiatore attaccato alla portiera contemporanea uscì prudentemente a Cinecittà night…

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