Welfare aziendale: i vantaggi dell’avere un lavoratore felice.

Come tante altre persone in Italia e nel mondo, io faccio un lavoro d’ufficio, che quindi implica lavoro al computer e a stretto contatto con i miei colleghi di lavoro, ma meno con persone esterne al nostro ambiente.

È un lavoro che faccio da circa 5 mesi, essendo appena stata assunta e, a livello di welfare aziendale, mi aspettavo molto peggio. Però facciamo prima un passo indietro e introduciamo il concetto di welfare aziendale: per welfare aziendale si intendono una serie di servizi che l’azienda offre al dipendente per metterlo nelle migliori condizioni possibili per svolgere al meglio il suo lavoro.

Welfare aziendale può significare una tessera prepagata per caffè, thè, biscotti, bibite, snacks vari che quindi l’azienda compra per i dipendenti fino all’evoluzione più avanzata del termine, ossia docce in ufficio per i colleghi che arrivano in bici o a piedi, convenzioni con palestre e asili nidi interni. Insomma, il welfare aziendale è l’evoluzione del rapporto azienda-dipendente, da sempre inteso come luogo che offre lavoro ma non un piacevole modo di lavorare.

Guardando l’esperienza dei miei genitori, il welfare aziendale era completamente inesistente. Nessun tipo di bonus pranzo, attività ricreativa sulla pausa, servizi utili al lavoratore come area ristoro interna o sistemi antistress (avete presente le famose palline da strizzare?). Cosa ancora più grave era l’assenza di un vero team. Nessuno all’interno delle loro aziende si era minimamente posto il problema di creare un clima rilassato e di coesione all’interno dell’ambiente di lavoro, primo pilastro indispensabile del welfare aziendale. Le aziende dei miei genitori rispecchiavano il tipico stampo del datore di lavoro – padrone che offre ai suoi dipendenti un ambiente malsano in cui lavorare con la scusante dello stipendio a fine mese e di un contratto a tempo indeterminato. Avendo la fortuna di lavorare in una start-up, altri meccanismi aziendali sono stati messi in moto: più attenzione alla sfera psicologica del lavoratore, più interesse a mantenere i lavoratori più rilassati possibili e più apertura mentale verso qualsiasi attività che possa aiutarli a raggiungere i loro obiettivi quotidiani sul lavoro, ad esempio tramite uso di gym balls per alleviare i dolori alla schiena, standing desks per alternare sedia e lavoro in piedi e Alexa per la musica in ufficio.

Non so quanto queste realtà siano presenti in territorio italiano, ma ho letto diversi articoli al riguardo in azienda tedesche, dove il welfare aziendale è avviato ormai da una decina d’anni. Se comunque ho trovato questa azienda in territorio italiano (e sono molto contenta) ho fiducia che questo sistema piano piano possa entrare anche nelle nostre aziende, o perlomeno in quelle giovani. Perché quanto più un’azienda concede in servizi per migliorare la produttività dei propri dipendenti, tanto più saranno i dipendenti stessi a fare volentieri e fino in fondo il loro lavoro, non per una questione puramente di stipendio, ma per una questione di riconoscenza.

Martina Seppi

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