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Una vecchia teoria del Maestro Mario Sconcerti, illustrata anche nel suo libro “Storia del gol” (edito da Mondadori nel 2015), sosteneva che si poteva tracciare una precisa linea evolutiva nella storia dei numeri dieci italiani. Infatti secondo lui, ad ogni nuova generazione di fantasisti italici, le qualità tecniche restano più o meno le stesse, ma a variare sono le qualità fisiche. E così, da Rivera a Totti, passando per Sandro Mazzola, Zola, Mancini, Baggio e Del Piero, si è formato progressivamente un modello di trequartista sempre più completo e robusto, in grado di adattarsi perfettamente alle esigenze del calcio moderno. Ebbene, è impossibile soffermarsi su questa teoria senza pensare immediatamente a Nicolò Zaniolo, il giocatore italiano del momento. Ormai tutti ne parlano, cercando di esprimere la propria opinione sull’argomento o di prendersi un po’ di meriti nell’averlo scoperto per primi, o valorizzato, o semplicemente notato di sfuggita durante una partita degli allievi regionali di qualche anno fa.

Mancini, Galliani, Nicolato, Vecchi, Buffon ne tessono le lodi, provando ad azzardare paragoni più o meno riusciti con calciatori del passato e del presente. Di Francesco, suo attuale allenatore alla Roma, ricorda ogni volta che può di averlo voluto trattenere lui a Trigoria, salvo poi aggiustare prontamente il tiro invitando a non esaltare troppo il ragazzo per proteggerlo. Inter e Fiorentina, sue ex squadre, si mangiano le mani (e anche i gomiti) per averlo scaricato troppo presto, senza probabilmente rendersi nemmeno conto del fenomeno che avevano sotto il naso. I tifosi romanisti, invece, se lo godono e se lo coccolano, estasiati dalle sue magie ma allo stesso tempo spaventati dalle sirene dei grandi club europei, che sembrano già disposti a fare follie pur di portarlo via dalla Capitale in estate. C’è addirittura chi, proprio per convincerlo a rimanere a vita nella Roma, vorrebbe dargli il sacro numero dieci di Capitan Totti, gesto che sarebbe stato considerato eretico fino a poche settimane fa nell’ambiente giallorosso, ma che adesso inizia ad assumere quasi i connotati della razionalità.

Di certo Zaniolo merita tutto questo clamore. A soli 19 anni, ha esordito in Champions League al Bernabeu con la maglia della Roma a settembre, poi si è ritagliato progressivamente un posto da titolare, che ha legittimato a suon di prestazioni roboanti e giocate eccezionali, condite con ben 5 gol e 2 assist. Così, è diventato il giocatore più precoce a segnare tre gol con la maglia giallorossa dai tempi di Totti, grazie alla rete siglata contro il Milan un paio di settimane fa, ed è diventato il calciatore italiano più giovane di sempre a segnare una doppietta in Coppa Campioni, durante l’ottavo di finale di andata contro il Porto di un paio di giorni fa. Numeri e record di un predestinato. Ma quello che stupisce di Zaniolo, ancora più di ciò che ha già fatto, è quello che sembra ancora poter fare, grazie alle sue incredibili caratteristiche, che lo rendono il perfetto erede dei numeri dieci italiani del passato, in base alla linea evolutiva tracciata da Sconcerti. Infatti, ad un enorme bagaglio tecnico, che gli permette di condurre brillantemente il pallone, di calciare agevolmente con il destro ed il sinistro (lui è mancino ma solo di piede) e di fare lanci, pallonetti, cucchiai, controlli di suola e colpi di esterno, egli aggiunge una fisicità ed un atletismo impressionanti, soprattutto per un ragazzo della sua età. Alto 1,89 m per 79 kg, Nicolò ha due cosce possenti, che gli rendono possibile resistere facilmente all’urto degli avversari, correre velocemente nonostante la massa che si porta appresso e ri coordinarsi prontamente ogni volta che perde l’equilibrio. Tutti questi aspetti rendono praticamente impossibile rubargli il pallone, fattore che lui sfrutta sempre per trarre vantaggio sul proprio marcatore e poter così fare liberamente la giocata immaginata, che risulta spesso geniale e risolutiva. Proprio per questo, pur avendo già dimostrato una grande duttilità tattica, il ruolo che più gli si addice è proprio quello del trequartista dietro le punte, dove può dare pieno sfogo alla sua capacità di assistman e di realizzatore, restando sempre al centro del gioco e mettendosi spesso in condizione di servire i compagni o di concludere a rete.

Insomma, Zaniolo sembra avere veramente tutto per poter affermarsi come uno dei più forti giocatori al mondo. Anche perché, nonostante gli smodati entusiasmi di una piazza calorosa e complicata come quella di Roma, il ragazzo continua ad apparire sereno e umile, tanto da allenarsi ancora con lo stesso impegno di prima e da essere frequentemente elogiato da compagni e staff tecnico proprio per il suo altruismo e la sua abnegazione in campo. Ed è questo l’aspetto più importante e difficile da gestire per un giovane calciatore con tutto quelle potenzialità e quell’attenzione mediatica. Soprattutto per questo non possiamo sapere se Zaniolo riuscirà ad esplodere definitivamente e a mantenersi sui livelli di eccellenza mostrati fino ad ora. Di sicuro, però, egli è il più fulgido talento calcistico che l’Italia abbia avuto dai tempi di Antonio Cassano. Starà a lui, attraverso i suoi comportamenti e la sua intelligenza, non sprecare gli incredibili mezzi che madre natura gli ha donato, come ha fatto invece Fantantonio, e riuscire ad entrare effettivamente a far parte del firmamento dei numeri dieci della storia del calcio italiano, aggiungendo così un nuovo tassello all’evoluzione del fantasista moderno.

Leonardo Gilenardi

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