Usa, Bradley_Chelsea Manning rilasciata dal carcere militare di Fort Leavenworth. Fonte di WikiLeaks2010.

Fatti dell’oggi.

Chelsea Manning ora è libera, ma la sua prigionia è stata più che un traghettamento all’inferno, con fine pena “quasi mai”.

Chelsea Elizabeth Manning (nata Bradley Edward Manning), nata nella cittadina di Crescent, in Oklahoma, il 17 dicembre 1987, è una militare e attivista statunitense, transgender.

Venne accusata di aver sottratto migliaia di documenti strettamente confidenziali durante il suo incarico di analista di intelligence nel periodo delle operazioni militari in Iraq, consegnandoli all’organizzazione WikiLeaks.

E venne arrestata, con svariate imputazioni di reati contro la sicurezza nazionale e detenuta in condizioni lesive dei diritti umani (lo afferma, nero su bianco, lo Special Rapporteur Onu per la tortura, Juan Mendez, nel 2012).

Obama (e mi dispiace dirlo!) è stato il presidente americano che ha causato la detenzione e la liberazione, ripensata in fine corsa del suo mandato presidenziale, a distanza di sette anni durissimi, di Bradley_Chelsea Manning.

Who is he/she, Bradley_Chelsea Manning? 

La sua giovane vita è fatta di pochi tratti. Aveva 22 anni appena quando si è ritrovato nel mezzo di un tifone.

A 3 anni mostrava capacità di lettura e a 4 anni sapeva già fare di calcolo aritmetico di base. Il padre assente per una ragione o per un’altra, la madre assai fragile e molto amata da Bradley.

Sì, perché si trattava di un bambino, biondo, magro, che amava molto sua madre, e assai forte, e questa forza gli è tornata utile per le esperienze a cui non era sicuramente preparato.

Prima fra tutte, il bullismo a scuola e fuori da essa, nel luogo dove viveva, in Wales (Galles), tra il 2001 e il 2005.

Ha doti intellettuali e si arruola per mantenersi al college, diventando analista d’intelligence in Iraq.

Il giorno 6 aprile 2010 accade qualcosa che gli cambierà la vita.

Appare sulla rete un video “Collateral Murder”, ad opera di WikiLeaks, che filma un’azione di pattugliamento di un elicottero americano Apache che, nel suo giro di ricognizione, spara su civili a Baghdad, uccidendo anche due cameramen della Reuters.

Un video che cambia la storia.

Quel video richiesto più volte al governo americano dalla Reuters non era mai stato scucito e improvvisamente eccolo libero di circolare per il web.

Notizia TG italia del video

Il Pentagono, pur continuando in una strenua difesa del suo operato, perse la faccia e due mesi dopo, nel giugno 2010, arrestò Bradley Manning.

WikiLeaks non si fermò e continuò a pubblicare circa 100mila file sulla guerra in Afghanistan.

La continuità di informazioni pubblicate da WikiLeaks forse indispettì ancora di più il Pentagono!? Sta di fatto che Assange si ritrovò accusato di violenza sessuale, in Svezia; accusa che è stata archiviata soltanto a maggio del 2017.

Per inciso, nonostante la recente archiviazione dell’accusa, Assange non potrà lasciare l’ambasciata pena l’arresto immediato. Pende su di lui un mandato per mancata presenza presso la corte di Westminster all’udienza del 2012, quando aveva preferito rifugiarsi presso l’ambasciata ecuadoriana.

Julian Assange dunque riparò nell’ambasciata dell’Ecuador a Londra.

E la sua organizzazione continuò a desecretare altri 391mila file segreti sul conflitto in Iraq, 251mila cablo della diplomazia Usa, 779 schede con tanto di nome e cognome insieme a informazioni dettagliate, sconosciute prima, su tutti i detenuti finiti a Guantanamo.

Documenti che hanno avuto un senso per il dibattito pubblico contemporaneo.

A questo è servita la persona Bradley_Chelsea Manning.

Fatti di ieri.

Bradley_Chelsea imprigionato per cinquantanove giorni dall’arresto di fine maggio 2010, in uno spazio residuale di circa due metri x 2, in Kuwait.

Controllato a vista per ventitré ore al giorno, in “una gabbia per animali”, allora appena ventiduenne, Bradley ha solo sbarre, un bagno e una mensola. Nessuna visita di amici e parenti. Neanche la TV o giornali, a profusione.

Grazie alla sua azione di consegna a WikiLeaks dei documenti sottratti, abbiamo avuto la possibilità di scoprire che “il re è nudo” nella democrazia più autorevole del nostro occidente.

Furono pubblicati infatti migliaia di cablo riservati della diplomazia americana sulle prime pagine di tutto il mondo.

Vennero fuori abusi documentati dell’esercito USA in Afghanistan e in Iraq: “cose incredibili, orrende”, sconosciute fino ad allora all’opinione pubblica.

La sua azione si inquadra completamente nel Whistleblowing. Un’azione a favore della trasparenza verso l’opinione pubblica e sicuramente di nocumento dell’immagine dell’ente denunciato.

Venne spostato a Quantico in una cella ancora più piccola. In regime di massima sicurezza per i primi nove mesi.

Il principio di fiaccarne lo spirito e il fisico, isolandolo in spazi sempre più ristretti, è presente nella “genialità crudele” della tipologia di carcerazione subita da Bradley_Chelsea Manning.

“Chelsea Manning a rischio suicidio”, si scrive.

Viene così considerata questa ipotesi che ancora di più le restrizioni sono severe. La danza nella cella, non essendo visto come esercizio fisico, viene permesso.

Nessun oggetto personale però, un libro o una rivista alla volta.

Il decadimento fisico e mentale appariva evidente a David House che ne testimoniò al Guardian nel 2011.

Più richieste di fine isolamento presentate dal suo avvocato, David Coombs, vengono rifiutate. E si tenga presente che Manning non è stato né processato né condannato fino al 2011: la sua condizione ‘legale’ è stata per un lungo anno quella di detenzione preventiva, “pre-trial confinement”.

Manning ha un problema di ‘disforia di genere’, “gender dysphoria”, ossia non si riconosce nel suo genere sessuale biologico, e ciononostante viene privato dei suoi abiti dai militari di guardia e alla sua richiesta di riaverli indietro gli viene risposto che glieli avrebbero tolti fino a data da destinarsi.

Pare che questo atteggiamento sia stato provocato da una battuta sarcastica di Manning, della serie… forse riesco a suicidarmi con l’elastico delle mutande!

Amministrazione Obama che fa?

Sempre nel 2011, P. J. Crowley, portavoce del Dipartimento di Stato, dell’amministrazione Obama, si dimise, sottolineando che la situazione era insostenibile. Aveva definito gli eventi che riguardavano  Manning, a un seminario del MIT: “Ciò che si continua a fare a Bradley Manning è assurdo, controproducente e stupido”.

La reazione di Barack Obama alla presa di posizione di un componente del suo staff?

In una conferenza stampa del 10 marzo 2011, egli affermò di aver chiesto al Pentagono se le procedure dell’isolamento di Manning fossero appropriate e confacenti agli standard di base. E di averne avuto rassicurazione. Si fermò a quel “Mi assicurano che lo fanno”.

Le rassicurazioni confermavano la necessità della procedura dell’estrema sicurezza personale del detenuto, giacché considerato a rischio suicidio.

Insomma Bradley Manning senza processo alcuno, dal 2010 al 2011, avrebbe violato la legge, secondo Obama, ripreso in un video, a San Francisco a margine di un evento a favore di Manning, il ‘Free Bradley Manning Protest’.

Corte marziale, per Chelsea Manning 35 anni!

Nel 2011, nella prima fase del suo deferimento alla corte marziale, Manning viene tacciato di tradimento. “Non è un whistleblower, ma un traditore”.

La sentenza definitiva, nel 2013, condannò Bradley Manning, a 35 anni, colpevole di 20 su 21 capi d’accusa, ma non venne accusato di tradimento, altrimenti la sua corsa si sarebbe fermata alla pena capitale.

Nel 2012, Andrew Blake, sul  Vice, scrisse di Manning e del suo poter vedere la luce del sole per soli venti minuti al giorno, incatenato, dovessimo fare che possa scappare!

Costretto al silenzio, per 23 ore e più, neanche con gli altri prigionieri poteva parlare, l’unica cosa da fare era dormire, dall’una pomeridiana alle 23 della sera, spesso nudo, giacché si continuava a sottrargli i vestiti.

Beninteso, poteva farlo solo se rivolto verso la sua lampada!

Lo Special Rapporteur Onu per la tortura, Juan Mendez, nel 2012, compilò un addendum alla sua relazione (pag. 74) alla fine di una indagine su 14 mesi di detenzione e trattamento subiti da Manning, senza mai poter vedere il detenuto da solo.

La sua conclusione fu che 11 mesi in condizione di isolamento “costituiscono un trattamento crudele, inumano e degradante in violazione dell’articolo 16 della convenzione contro la tortura”.

Senso dell’identità per Bradley_Chelsea Manning, in condizioni estreme.

Nel 2014, Bradley ha risolto tra sé e sé la sua disforia di genere. È diventata ormai Chelsea Manning, e la sua battaglia è ora per la libertà della sua identità sessuale. Fortunatamente David E. Coombs, il suo legale, lo ha seguito in tutta questa brutta storia.

Sicuramente l’impatto della vita militare, prima e della vita da detenuto dopo, è stato un serio e pericoloso giro di boa per la sanità mentale di una persona con tal genere di problema di identità, presente sin dal 2010.

Nessun supervisore militare, per quanto conoscesse il suo problema, ha mai preso in seria considerazione questo fatto ineludibile. Che per Manning la vita era “un incubo senza fine”. Lo diceva già nella chat pubblicata da Wired.com, in conversazione con Adrian Lamo.

Sarà proprio quella chat a incriminare Bradley, su denuncia dello stesso hacker, Adrian Lamo, all’Fbi. Il crollo emotivo coincide con l’ammissione di essere la fonte di WikiLeaks.

Nonostante sia così chiaro il percorso travagliato di Manning, nessuno dell’amministrazione Obama è venuto incontro al suo diritto di ricevere le cure necessarie, dal Kuwait a Quantico, nonostante una nuova diagnosi di gender dysphoria.

Nel settembre 2014 l’ACLU arrivò a denunciare il governo americano per ottenere una giustizia assente nel fornire adeguata terapia ormonale in carcere.

Nel 2015 Manning cominciò a ricevere la terapia ormonale fino a quando non è ritornato in isolamento, “perché in possesso di un tubetto di dentifricio scaduto, di una copia di Vanity Fair e di una rivista per i diritti LGBT, dell’autobiografia della Nobel per la Pace, Malala Yousafzai e – incredibilmente – del rapporto del Senato statunitense sulla tortura”.

Seguono scioperi della fame per ottenere il trattamento chirurgico, un primo tentativo di suicidio, per resistenze e rifiuti del governo sul trattamento della sua gender dysphoria.

A un passo dalla liberazione.

Nel 2016 è a Fort Leavenworth, in Kansas, e la minaccia è sempre la stessa: indefinite solitary confinement.

Nel 2017, Obama sembra ritornare sui suoi stessi passi e nell’editoriale sul Washington Post scrive: “Why we must rethink solitary confinement: i  prigionieri in isolamento hanno maggiori probabilità di commettere suicidio”.

Al primo tentato suicidio si rispose con l’isolamento per “condotta minacciosa”. Arrivò il secondo tentativo e si era al secondo mandato di Obama. Venne ridotta la pena da 35 a 7 anni e finalmente nel 2017 a maggio la liberazione.

Le ragioni di Bradley_Chelsea Manning.

Ne sono cambiate di cose, il leaking è un metodo di indagine, non più una rivelazione, ma il giornalismo di inchiesta e il whistleblowing sono comunque avversati e passibili di denuncia, per quanto contemplati in Usa nel Whistleblower Protection Act, così come persistono le violazioni in detenzione.

Manning voleva cambiare il mondo e, per quanto la sua fragilità sia stata minata ancora di più dal sistema di detenzione preventiva, ha finito per cambiarlo davvero, grazie alla vicinanza dei suoi amici e parenti e, involontariamente anche per effetto della ridondanza del suo caso sui social che, nel bene e nel male, l’hanno disegnata ora come nerd malvagia ora come prodotto sessuale in transizione.

La differenza tra Manning-WikiLeaks e gli attuali fenomeni come MacronLeaks e WannaCry stanno nelle intenzioni, come al solito.

Le ultime sono discutibili derive.

Manning non ha diffuso fake news, non ha minacciato di ricatto economico o altro, ha semplicemente adottato il senso della trasparenza e della giustizia, non girandosi dall’altra parte, entrando direttamente nell’occhio del ciclone… che ha rischiato di risucchiarlo via per sempre.

Nel 2013, Manning affermò, durante la fine del suo processo davanti alla corte marziale, controbattendo l’accusa, di non aver causato un solo morto o ferito in tutto il mondo. Cosa ammessa da Robert Carr, il capo della Task Force creata dal governo Usa per valutare l’impatto delle rivelazioni.

Le sue ragioni erano in nome dell’etica e in denuncia degli abusi della “guerra al terrore” invalsa in Usa, dopo l’11 settembre 2001.

Conclusioni.

Mi auguro che la campagna di raccolta fondi superata già la soglia di $150,000, possa restituire a Chelsea Manning la possibilità di una vita interrotta dalla protervia del potere.

E se avete un pensiero gentile, questo è il segno su Twitter del suo passaggio

 ✔@xychelsea

Fonti

Chelsea Manning libera

Chelsea Manning

Chelsea Manning fuori dal carcere

Chelsea Manning out of

Wikileaks Chelsea Manning free

Bradley Manning, la storia

✔@xychelsea

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