“Coco”: recensione del nuovo capolavoro Pixar

C’è un filo conduttore che lega alcune delle ultime e più significative pellicole Pixar, ed è l’importanza della memoria.

In Toy Story 3, il timore di essere dimenticati dall’ormai cresciuto amico di giochi Andy atterriva i giocattoli già protagonisti del primo lungometraggio Pixar. In Inside Out il ricordo prende forma nel simpatico elefantino rosa di nome Bing Bong, chiamato a simboleggiare un’infanzia ormai perduta e dimenticata. In Coco i ricordi sono l’elemento che tiene, letteralmente, in vita le anime dei nostri cari scomparsi.

Diretto da Lee Unkrich, alla sua quinta fatica con la Pixar, e preceduto dal corto (si fa per dire, data l’insolita lunghezza di 20 minuti, che ha provocato alcune rimostranze fra il pubblico, con conseguente eliminazione dalle proiezioni statunitensi e messicane) Frozen – Le avventure di Olaf, Coco narra la storia di Miguel Rivera, giovane lustrascarpe che, nolente, porta avanti la tradizione di famiglia, da generazioni impegnata in una bottega di calzature. Al tempo stesso nutre il sogno di diventare musicista, ma in ciò viene osteggiato dai suoi famigliari, che proprio a causa della musica hanno visto lacerarsi il nucleo domestico della bisnonna di Miguel, Mamá Coco, all’epoca ancora in fasce. Determinato a realizzare le proprie ambizioni, nonostante il bando alla musica, Miguel, affiancato da un inedito, quanto bizzarro, compagno di viaggio, intraprenderà un iter, spirituale e non solo, che lo porterà, tra un colpo di scena ed un altro, a capire che i sogni, nonostante la giustezza della scelta di inseguirli, non sono tutto nella vita, se non sono accompagnati da un incondizionato appoggio familiare. Al tempo stesso, i suoi cari apprenderanno che gli errori di chi ci ha preceduto non possono segnarci per sempre e non possono tarpare le ali alle future e speranzose generazioni.

Accompagnato da una memorabile colonna sonora di Michael Giacchino, ormai veterano nelle collaborazioni con la Disney, Coco è un film dai colori vivaci, pensato, come quasi tutti i lavori Pixar (fatta eccezione per il più “infantile”, ma comunque meraviglioso Il viaggio di Arlo), per qualsiasi tipo di pubblico, con una doppia morale per niente banale e che prosegue il cammino emotivo già intrapreso con Toy Story 3 e portato all’apice nel 2015 con la già citata pellicola di Pete Docter. Grazie anche ad un finale strappalacrime, che non potrà fare a meno di far commuovere anche i più duri di cuore e che viene scandito dai bellissimi e struggenti brani “Ricordami” e “In ogni parte del mio corazon”, Coco è un capolavoro che si presenta come una delle migliori pellicole targate Pixar (sebbene risulti arduo stilarne una classifica) e che si candida a portare l’ennesimo Oscar al miglior film d’animazione nella casa di Topolino.

Riccardo Ciriaco

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