“Di che cosa parla veramente una canzone?” di Raffaele Calvanese – [Recensione]

Il 14 dicembre è uscito “Di che cosa parla veramente una canzone”, libro scritto da Raffaele Calvanese ed edito da Scatole Parlanti. Un libro che parla di musica, di vita e di esperienze; è un viaggio su diversi binari nella storia della musica alternativa italiana, da Mao a I Cani passando per i 24 Grana e Colapesce, fino a Lucio Battisti che mette insieme padri e figli.

Non so se vi siete mai fermati a leggere attentamente i testi delle canzoni, io a volte mi ci perdo dentro. Sono storie profonde, che raccontano un po’ della nostra società, la precarietà e la fragilità di persone cresciute in questi anni di crisi. Parlano dei legami familiari e amicali, della scuola e anche d’amore in tutte le sue forme. Parlano del mondo del lavoro e della necessità di lasciare la propria casa, ma più di tutto parlano di musica, che si inserisce in ogni anfratto della vita di ognuno di noi. E’ di tutto questo che narra “Di che cosa parla veramente una canzone”, contenuto che viene racchiuso in una playlist di uno speaker radiofonico che, riportando le diverse esperienze, tesse anche una dichiarazione d’amore verso la radio, strumento che nonostante l’età risulta ancora freschissimo e vitale. A coronare il discorso ci sono le parole di Francesco Di Bella, voce e penna dei 24 Grana, che hanno segnato per molti, compreso l’autore del libro, gli anni della crescita.

Quando ho preso in mano il libro “Di che cosa parla veramente una canzone” avevo voglia di “staccare la spina” e immedesimarmi in una storia che non era la mia. E invece, nelle quasi cento pagine, ho ritrovato una parte di me che mi sfuggiva, che non vedevo. C’è il “mio” Abruzzo e ci sono artisti che amo infinitamente portati in scena in un modo fresco e brillante. Raffaele Calvanese – l’autore del libro – mi ha introdotta nel viaggio di uno speaker radiofonico, uno speaker che potrebbe essere chiunque: io, il mio vicino di casa, la signora simpatica che incontro sempre alla posta oppure il cassiere del discount sotto casa. Non mi ritrovo (quasi) mai in un libro, sempre nelle canzoni. Eppure, già nel primo capitolo, ho avuto un balzo: “chi ascolta tanta musica col tempo crea una sua routine, dei modi per provare a rendere i suoi ascolti sempre più soddisfacenti”. Ma quanto è vera questa frase? Mi sono subito chiesta, e allora via di fantasia. Sono andata indietro nel tempo e mi sono immersa nei miei ricordi più profondi, da quando ascoltavo gli 883 a quando si è rotto qualcosa dentro di me dopo aver saputo della morte di David Bowie.

Il secondo balzo è arrivato poco dopo, a quel 2 giugno tanto caro all’Italia dal 1946 e tanto triste dal 1981 per chi ama la musica e Rino Gaetano. Le pagine scorrono veloci, tra amori nati e spezzati, tra la storia del Q-Bus che non mi ha lasciata indifferente e ai ricordi strazianti e dignitosi dell’attentato al Bataclan, una pagina triste, ancora viva, soprattutto per chi vive di pane e concerti, e della morte di Giulio Reggeni. “Giulio e Valeria siamo noi ogni giorno quando cerchiamo di restare aggrappati a quella voglia di essere normalmente aperti al mondo, normalmente tendenti alla conoscenza, alla ricerca, alla verità”. Le parole scritte da Roberto sono uno specchio fedele di noi stessi, un punto di riflessione, di non ritorno.

Alla fine del quarto capitolo ho dovuto chiudere il mio tablet con cui stavo leggendo il libro e accendere Spotify. Ero tornata di colpo al 4 gennaio 2015 e avevo bisogno di riascoltare la voce eterna di Pino Daniele prima di continuare a leggere gli altri dieci capitoli, perché un lutto così inaspettato come la scomparsa di Pino non si metabolizza mai, la si può solo amaramente accettare.

Ormai fuori è buio quando ho finito di leggere il libro. Ho uno strano sorriso sulle labbra ed il magone nello stomaco. Adoro quando un film o un libro mi lasciano il magone, vuol dire che restano intatti nella mia anima, che un giorno quando li rispolvererò saprò cosa e dove andare a cercare. “Di che cosa parla veramente una canzone” è reale, tanto quanto la frase nel libro: “le canzoni di Battisti sono fatte di un materiale che non esiste più, di suoni e parole primordiali, archetipi con cui prima o poi tutti tornano a fare i conti”. Un libro da leggere quando si è tristi o felici, quando si è in ferie o impegnati, quando si ha voglia di ricordare o raccontare.

Isabella Insolia

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