Festa del Cinema di Roma – “I morti rimangono con la bocca aperta” di Fabrizio Ferraro: la recensione
“I morti rimangono con la bocca aperta” di Fabrizio Ferraro: un’opera surreale eppure ugualmente concreta in selezione al “Concorso Progressive Cinema” della Festa del Cinema di Roma 2022.
Il lungometraggio è il quarto e penultimo capitolo della serie “Unwanted” che il regista ha costruito intorno alla figura del reietto. Ognuna delle opere è un viaggio nell’animo dell’uomo e nella storia.
“I morti rimangono con la bocca aperta” è un’opera ostica, poco fruibile, molto più sperimentale che cinematografica. Si può amare e apprezzare solo se si conosce appieno il lavoro del regista e si è consapevoli della sua idea artistica.
Quattro partigiani fuggono in mezzo alla neve sull’Appennino dell’Italia centrale nel 1944: sono uomini in cerca di un rifugio.
“Dobbiamo stare attenti a non combattere per le parole”: e le parole, infatti, non vengono quasi mai pronunciate e se fatto diventano un sussurro.
Antonio, Pietra, Rocco e il Comandante sono fisicità, eppure il loro camminare è quasi onirico, frutto anche dell’utilizzo del bianco e nero e della fotografia sfocata. I loro volti non si rivelano mai del tutto, se non in alcuni rari momenti.
Lo spettatore è smarrito, in quella landa desolata ci finisce, si lascia “inghiottire”.
La fotografia sfocata è l’elemento che forse più di tutti rende difficile la visione. L’immagine non chiara, non visibile, diventa stridente, quasi accecante.
I partigiani camminano finché incontrano una giovane donna: è una spia? Il sospetto si insinua e mentre il Comandante è certo della sua identità, Pietra si lascia accarezzare dalla tenerezza e dal ricordo.
Difficile comprendere i diversi momenti temporali, anche essi come la fotografia e la storia si fanno sfumati.
E se tutto ciò fosse il solo scopo dell’esistere?
Cast: Emiliano Marrocchi, Domenico D’Addabbo, Fabio Fusco, Olimpia Bonato, Antonio Sinisi.